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Faccie di. bronzo, ovvero l'Italia delle false graduatorie.

Leonardo Marra
Foto © Acri In Rete
Esiste una legge dello Stato concepita per quelle famiglie che si trovano ad affrontare quotidianamente l'avventura di assistere una persona diversamente abile; la Legge 104 del 5 febbraio 1992 che ha per testo : "Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate."
Una legge che, per come è concepita, vorrebbe stabilire le norme attraverso le quali lo Stato Italiano permette alle persone portatrici di handicap di avere un ausilio per affrontare la vita nella maniera più dignitosa possibile.
Su questo tema, doloroso per molte famiglie del nostro territorio, non voglio addentrarmi e, con il rispetto dovuto ai genitori ed ai familiari in genere, che si trovano ad affrontare delle situazioni con connotazioni a volte drammatiche, mi limiterò solamente a fornire indicazioni per capire di cosa io voglia parlare nel prosieguo.
Come al solito ci troviamo di fronte ad una legge buona nelle intenzioni, ma resa pessima dal fatto che nella stesura, il legislatore non ha previsto, non si sa quanto volutamente, che il nostro Bel Paese è terra di furbetti.
Ecco così, che tra le maglie della sofferenza (quella vera), dei sacrifici, dell'assistenza verso quei cittadini che ne hanno bisogno praticamente per tutto l'arco della giornata, dei giorni fatti di speranza e di fiducia verso la medicina e verso Dio, si insinuano i furbi, quelli che studiano la legge per trovarne il punto debole e trarne profitto.
La cosa che non riesco a concepire è come si possa cercare di trarre vantaggi non dovuti da una legge nella quale i più deboli intravedono un barlume di speranza, una legge studiata per coloro che di questa hanno necessità, per quelle famiglie che dalla legge, pur con tutte le sue limitazioni, traggono quella boccata di ossigeno che permette loro di affrontare il giorno successivo con quel minimo di ottimismo che gli consenta di sperare ancora.
Sono i furbi, i miserabili, come li chiamo io, quella gente amorale, che riempie le nostre orecchie di finto buonismo, pronta a condannare lo Stato ogni qual volta se ne presenta l'occasione, le persone che criticano il comportamento altrui mentre gozzovigliano, nel chiuso delle loro stanze, a spese dei meno fortunati; sono queste le persone di cui si sta parlando.
A gente come loro dobbiamo le graduatorie falsate: da quelle per l'inserimento nel mondo del lavoro a quelle per il trasferimento del corpo insegnante, infarcite di "concorrenti" che "vantano", inopinatamente, una (falsa) situazione di disagio dovuto alla presenza in famiglia di una persona invalida o portatore di handicap. Inutile dire che, ai vantaggi ricevuti da coloro i quali di disagiato e malato hanno solo la mente, corrispondono dei servizi non erogati a coloro che, invece, di questa legge potrebbero avvalersi con tutti i sacrosanti diritti.
Così, per esempio, se sei un insegnante e non fai ricorso a questi mezzi (genitore gravemente quanto falsamente invalido e dunque bisognoso di assistenza continua), corri il rischio di trovarti da un giorno all'altro trasferito a Canicattì o magari all'isola del Giglio. Ma la vera tragedia avviene quando questi turpi individui non limitandosi solo a trarre un vantaggio personale, fanno sì che il loro operato colpisca le persone oneste, quelle che, non condividendo la medesima concezione dell'Italia, si sono sempre impegnate affinché il loro operato fosse scevro da quell'inquinamento mafioso ai quali i loro colleghi sono avvezzi.
Bella storia davvero. Al cittadino onesto non resta che scegliere se cadere nella trappola della menzogna, della connivenza con i falsi e gli ipocriti o lasciare che la sua onestà lo guidi verso la disperazione intellettuale.
Intendiamoci, avere un genitore o un familiare invalido per il quale necessitano assistenza e cure continue e che presuppongono quindi la vicinanza, deve dare il diritto a corsie preferenziali, ma come tutte le leggi che prevedono un aiuto ai più deboli, la vigilanza sui possibili abusi dovrebbe essere continua ed inflessibile, in modo da scoraggiare i soliti furbetti ad utilizzarla per fini illecitamente personali.
Ma che volete fare? Anche questa è Italia.
Come ogni storia squallida, si fa fatica a leggere il prosieguo. Una cosa è certa: l'intervento della magistratura (quella vera, non quella del paese delle meraviglie di Alice), atta a verificare la reale esistenza delle condizioni previste dalla legge, sarebbe auspicabile, tanto per non reiterare ancora la convinzione che, nel paese delle banane, paga sempre il più fesso, quello che ancora crede nei valori umani e nella convivenza civile.

Per riferimenti alla legge 104 :
http://www.handylex.org/stato/l050292.shtml
http://www.handylex.org/schede/sedelavoro.shtml?d=4401&cf=4090

PUBBLICATO 18/05/2008

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