Intervista Letto 2573  |    Stampa articolo

Due chiacchiere "virtuali" con Giuseppe Forte.

Redazione
Foto © Acri In Rete
Continua la nostra serie di interviste virtuali, di cui ci siamo occupati in questi anni, dedicate ad acresi che si sono distinti per impegno in altre realtà.
Questa volta è stata dedicata a Giuseppe Forte, neo assessore alle attività produttive, partito da Acri 13 anni fà. Dopo aver conseguito la laurea in ingegneria, ora è a capo di un assessorato importante in una altrettanto importante città come Pisa.


1) Iniziamo chiedendoti subito quali sono state le tue impressioni e quali il tuo stato d'animo alla vigilia di questa nomina?
Intanto ringrazio la redazione di Acrinrete per il lavoro e per il servizio che offrite alla comunità acrese, per lo strumento di informazione di discussione e confronto. Il mio stato d'animo non era molto diverso dal solito, sapevo che c'era l'intenzione da parte del Sindaco Eletto di voler spendere la mia esperienza politica per Pisa. Nel momento in cui mi ha chiesto la disponibilità, devo ammetterlo, un brivido di felicità mista a preoccupazione e senso di responsabilità mi è corso lunga la schiena. Ho lavorato molto in questi anni per Pisa e gli ultimi due da capogruppo, di un gruppo consiliare che da solo aveva la maggioranza in consiglio, sono stati impegnativi ma anche molto formativi. Pisa è una delle città italiane che sta vivendo un nuovo sviluppo per grandi progetti messi in cantiere in questi anni.

2) Un grosso traguardo il tuo, dalla Calabria sei arrivato a Pisa prima come capogruppo del partito democratico in consiglio, ora assessore una lunga strada per un grande impegno?
Ho cominciato ad occuparmi di politica fin dai primi anni di università, prima eletto in senato accademico a Pisa, poi al Consiglio Nazionale degli studenti Universitari, poi il più giovane consigliere nel 2003. Generalmente non mi proietto mai al futuro, prenderò questo nuovo impegno con responsabilità cercando di fare del mio meglio in settori complessi e di grande rilevanza per la città di Pisa.

3) Il tuo incarico di assessorato ha molte deleghe, tra le quali quello alle attività produttive, pensi che questa potrebbe essere una carta vincente per il consorzio dei produttori acresi, per la prossima "Fiera di Calabria".
I produttori calabresi, i nostri prodotti tipici, non hanno bisogno di carte vincenti di tipo politco. Le carte vincenti sono la qualità, il miglioramento continuo dei prodotti, la tipicità e la diffusione del marchio e la capacità di lavorare uniti. Solo questo lavoro al di fuori dei confini acresi potrà essere la carta vincente, anche perché Pisa è solo uno degli ottomila comuni italiani! La festa dei calabresi a Pisa ha avuto sempre un notevole richiamo ed è stata una buona vetrina per i produttori acresi, spero che anche quest'anno lo sia.

4) Le tue prospettive politiche sono quelle di continuare questa esperienza in una città importante come Pisa o di entrare a far parte dello scenario politico di Acri?
E' una domanda che mi fanno tantissime persone, nonostante io viva qui a Pisa da 13 anni, e nonostante continui a sostenere che non ho mai programmato il mio impegno politico. In questi anni sono stato sempre stimolato ad andare avanti, non ho mai sgomitato per arrivare nella posizione in cui sono ora, ci sono state sempre persone che mi hanno chiesto di impegnarmi ed ho avuto riconosciuto un ruolo politico anche per questo tipo di approccio. Penso spesso ad Acri, e in particolare il pensiero si fa più intenso, la sera in cui mi rimetto in viaggio per lasciarla, quei momenti sono i più malinconici, i più difficili. Un noto professore Universitario che insegna qui a Pisa, ma di origine Calabrese, parla sempre di un doppio stato dell'animo per ogni calabrese lontano dalla sua terra. Ma la vita non si programma e non penso oggi quello che farò da qui a qualche anno, è una condizione congenita alla mia generazione, senza molte certezze ma con molta voglia di fare e di dimostrare.

5 ) Qual'e' il tuo personale pensiero sulla politica acrese dopo tre anni di legislatura del centrosinistra, dove litigi e dissapori hanno la meglio sulle reali esigenze del paese? Cosa potrebbe migliorare tale situazione?
Uno dei periodi più lunghi che ho trascorso ad Acri è stato proprio quello delle ultime elezioni comunali, a cavallo tra primo turno, Pasqua e il ballottaggio. Mi ricordo che scrissi, pochi giorni prima del Ballottaggio, un articolo su acrinrete ("Io torno per votare Coschignano Sindaco") che ebbe oltre mille contatti, critiche e apprezzamenti; furono tanti i giovani che mi scrissero e mi dissero che anche loro sarebbero tornati a votare al ballottaggio. C'era molto entusiasmo in quel periodo, cosa che non mi sembra di aver visto nel proseguio ma anche oggi. Forse troppi personalismi e pochi luoghi di discussione, troppi interessi puntuali e poco lavoro prospettico. Acri non può pensare di risolvere i problemi del quotidiano se non decide di puntare sul proprio futuro e di lavorare di lunga lena. Servirebbe un Piano Strutturale e un progetto di Piano Strategico, anche con i comuni confinanti, che utilizzi a pieno le possibilità di finanziamento Nazionali ed Europei. Costruire un modello d' Area e lavorare in sinergia con tutti i soggetti pubblici e privati puntando sulla natura e il paesaggio, sui prodotti tipici, sullo sviluppo e il recupero urbano, consumando meno territorio ma riqualificando, sull'accoglienza e che uno dei nostri tratti distintivi di Acresi. Qualcosa avevo accennato nell'articolo, sempre su acrinrete "Per un Sistema di Visita ed Accoglienza".

6) Quale personaggio vedi candidato a sindaco nelle future elezioni amministrative? Cosa non dovrà fare.
Non conosco le dinamiche politiche cittadine e non so chi e se si candiderà a Sindaco. Potrebbe essere chiunque con coraggio dica ai cittadini acresi come immagini Acri tra 10 anni!chiunque voglia utilizzare al meglio le intelligenze e le competenze di tanti, chiunque voglia far prevalere realmente l'interesse generale a quello di tante piccole parti non dialoganti tra di loro, chiunque lavori per il riscatto sociale e uno sviluppo economico sostenibile e per un futuro in cui le partenze e gli arrivi ad Acri si equilibrino.
Le forze politiche dovranno essere responsabili e coerenti davanti ai cittadini, troppi cambi di schieramento o di casacca nello stesso schieramento e cose simili, non sono un bel vedere per i cittadini e gli osservatori della politica o per tutti quelli che ci osservano. Per governare e realizzare progetti servono stabilità e classi dirigenti responsabili.

7) All'indomani di questa nuova legislatura, puoi dirci cosa ne pensi del nuovo partito democratico, di Veltroni e se, secondo te si può parlare realmente di una sconfitta della sinistra
Dall'idea di Partito nuovo, di un nuovo soggetto, rimasto in gestazione 10 anni, in grado di essere un partito di massa e che punti al governo del Paese non si torna indietro. Non si deve fare l'errore di prospettare Leader e schemi che abbiamo gia visto e che ci lasciano 14 anni di immobilismo politico, Berlusconi era premier nel 1994 ed è premier nel 2008, una cosa del genere non esiste in nessun paese al Mondo. Che questa sia anche una fase di transizione è abbastanza evidente dopo il risultato elettorale che non ci ha portato al governo del Paese. Ma deve essere una transizione che porti a qualcosa di nuovo, di rinnovato, anche nei leader e nella classe dirigente diffusa. Veltroni ha fatto più di quanto era immaginabile soltanto 4 mesi prima delle elezioni ( il PD era dato al 26% nei sondaggi) e Veltroni in questa fase deve avere il coraggio e la forza di costruire realmente il Partito.

8) Per chiudere questa piacevolissima chiacchierata, come ultima domanda vorremo sapere, cosa ne pensi del Berlusconi-Fini-Bossi e della loro vittoria?
Sono diretti, più ideologici di quanto fosse in passato la sinistra, hanno grandi mezzi di comunicazioni, sono percepiti come politici che faranno quello che dicono (cosa non vera se pensiamo ai cinque anni 2001-2006) ma tant'è.
La sinistra ancora una volta ha balbettato, non si capiva qual'era il progetto per l'Italia e il PD ha retto non intercettando ne Paese la volontà di cambiamento che si è tramutata in volontà di cambiamento di governo non di cultura politica e di modo di farla. Credo poi sinceramente che il problema Italiano sia anche una questione culturale e di valorizzazione delle intelligenze e delle competenze.

PUBBLICATO 27/05/2008

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