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Comunità montana: salta l’incontro sulla sede.

Piero Cirino
Foto © Acri In Rete
La prospettiva, tutt'altro che lontana, di una chiusura della sede acrese della comunità montana ha prodotto un diffuso senso di inquietudine nel centro presilano. Oggi l'assessore regionale alle Riforme Istituzionali, Liliana Frascà, illustrerà all'Uncem, alla Lega delle Autonomie Locali e all'Anci la proposta della Regione di riordino delle comunità montane. Solo dopo, quelle che fino a oggi sono delle semplici indiscrezioni, potranno essere o meno confermate.
Le voci che determinano apprensione riguardano la possibile scelta di Spezzano Sila come sede della nuova comunità montana “Silana”, di cui Acri, in virtù dei criteri stabiliti dallaRegione, farebbe parte. Nella giornata di ieri in molti hanno attivato contatti informali con i funzionari regionali per capire cosa ci sia di vero in questa ipotesi. Rispetto al giorno precedente uno spiraglio di ottimismo ha fatto capolino, anche se la chiusura della sede di piazza “Principessa di Piemonte” è tutt'altro che scongiurata.
L'incontro tra il sindaco Elio Coschignano e una delegazione dei dipendenti della comunità montana “Destra Crati” non c'è stato, poiché non si avevano elementi ufficiali sui quali basare un ragionamento ed eventuali iniziative da intraprendere. Il primo cittadino ha comunque garantito che seguirà l'evolversi della situazione, impegnandosi a intervenire laddove dovesse rendersi necessario.
Quel che è certo è che non c'è molto tempo, e forse a questo punto è un bene, per dar vita ad ampie discussioni che coinvolgano tutti gli interlocutori. Entro il 30 giugno la Regione dovrà presentare la propria proposta, altrimenti rimarranno valide le disposizioni contenuta nella legge Finanziaria del governo Prodi.
Secondo i criteri in essa contenuti, Acri non avrebbe i requisiti per far parte della comunità montana, perché ha una popolazione superiore ai 20 mila abitanti, e la “Destra Crati” non esisterebbe più, poiché vi sarebbero meno di cinque Comuni in grado di soddisfare quei requisiti.
Al di là di chi farà parte delle nuove sedici comunità montane calabresi, occorrerà inoltre capire quali funzioni avranno. Senza una chiara individuazione dei loro compiti, infatti, tutto rimarrebbe come prima, confermando i timori di chi ritiene che questo in realtà sia solo il primo passo per le definitiva chiusura di questi enti.
Una drastica riduzione di costi è già prevista e imposta dalla legge Finanziaria, così come il numero dei rappresentanti dei Comuni nei consigli e degli assessori. Il punto della questione è capire se si ritiene che le comunità montane possano ancora svolgere un ruolo o se la loro presenza sia inutile.


Fonte: "Il Quotidiano della Calabria" del 06-06-2008.

PUBBLICATO 06/06/2008

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