Tra i tanti spunti di interesse squisitamente politico emersi durante la discussione che in consiglio comunale ha accompagnato il minirimpasto di giunta e l'approvazione del bilancio consuntivo ha fatto inaspettatamente capolino la “questione socialista”. E che se ne sia parlato in questa circostanza è quantomeno sospetto. A voler essere generosi, chi l'ha evocata l'ha fatto con una buona dose di opportunismo politico; dalla maggioranza quanto dalle opposizioni. La questione sta pressappoco in questi termini. Alle ultime elezioni comunali del 2005 lo Sdi riuscì a eleggere un solo consigliere, Walter Manes. In giunta a rappresentare il garofano fu il primo dei non eletti, Franco Falco.
Le aggrovigliate dinamiche politiche degli ultimi anni hanno poi maledettamente complicato il quadro, scompaginando le carte sul tavolo. Lo Sdi si è sciolto ed è nato il Partito Socialista, con l'obiettivo dichiarato di ricomporre quanto più possibile la diaspora post - tangentopoli. Nel frattempo Manes ha aderito al Partito Democratico, privando i socialisti di una presenza in consiglio. Stranamente nessuno in questo passaggio ha agitato la “questione socialista”. E' stato fatto, e spesso a sproposito, paradossalmente quando il Partito Socialista è rientrato in consiglio, cioè mercoledì scorso.
Perché nel frattempo Walter Manes diventa assessore, in quota indipendenti. A questo punto astutamente i socialisti chiedono a Falco di dimettersi da assessore e diventare, essendo il primo dei non eletti dello Sdi, consigliere comunale. Al momento non è stato rimpiazzato nell'esecutivo, ma c'è da giurare che quanto prima i socialisti rivendicheranno la loro rappresentanza in giunta. L'operazione ha permesso al Partito Socialista di riacquistare le vecchie energie e di “indebolire” il Pd, che esce da questa vicenda con un consigliere in meno.
Questo tuttavia è solo un effetto momentaneo. Infatti Manes, pur non rappresentando il giunta il Partito Democratico, riafferma la sua adesione questo progetto. In sostanza il neo assessore non è i quota Pd, ma è del Pd. E quando tra qualche settimana il partito di Veltroni sarà tale anche ad Acri, nessuno tra i soci di maggioranza potrà dire che il Pd sarà sovrastimato in giunta. E, a maggior ragione, nessuno potrà farlo se anche gli indipendenti Tommaso Bonparola e Angelo Bruno aderiranno anch'essi al Pd. A conti fatti, il nascituro partito sarebbe rappresentato da sei consiglieri e tre assessori.
Questo per rendere conto di una politica impazzita. Il consiglio comunale ha in tre anni registrato numerosi “riposizionamenti”, cioè cambi di casacca. Fatte salve le evoluzioni di Sdi e Ds, ben dieci consiglieri su venti, cioè la metà, hanno finora cambiato partito e quattro di loro lo hanno fatto addirittura due volte.
Dire che rispetto all'inizio della legislatura il quadro è cambiato è un eufemismo.


Fonte: "Il Quotidiano della Calabria" del 20-07-2008.