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Il re è nudo.

Giuseppe Via
Foto © Acri In Rete
Racconta un’antica fiaba: “un re molto vanitoso, amava vestirsi con le stoffe più belle e preziose del mondo.
Per questo spendeva immense somme. Un giorno si presentò a corte un mercante che si vantava di aver trovato in giro per il mondo la stoffa più preziosa, fatta con i capelli degli angeli. Essa aveva però, una particolarità: poteva essere vista solo dalle persone intelligenti , gli sciocchi ed i peccatori non avrebbero visto nulla. Il mercante aprì una cassa e fece il gesto di prendere la stoffa per mostrarla al re, decantandone tutta la bellezza, la leggerezza, il valore ecc. ecc..
Il re, per quanto si sforzasse, non vide nulla e, sgomento, per non fare la figura dello sciocco e del peccatore, si finse meravigliato di tanta bellezza. Allora chiamò la corte, e tutti, ministri, nobili e dame non videro nulla, ma per non fare anche loro la figura degli sciocchi dissero al re di non aver mai visto una cosa tanto stupenda e rara. A questo punto il re si convinse delle parole del mercante e gli ordinò un vestito, al costo di un baule di monete d’oro. Venne il giorno della consegna e il re volle mostrare il suo vestito a tutta la città. Si radunò una grande folla nella piazza principale e quando apparve il re si udì un grande grido di stupore: nessuno vedeva la stoffa, ma non si azzardava a dirlo per timore di essere preso per sciocco e peccatore. Il re si pavoneggiava sul palco quando all’ improvviso si udì il grido di un innocente bambino: “il re è nudo!”. All’ improvviso tutti, re compreso, si resero conto della cruda realtà: il re era nudo. I loro occhi non avevano mentito ma erano stati sopraffatti dalla paura dell’ ignoranza
”.
Questa storiella mi serve per introdurre una discussione sulle numerose mostre di “cosiddetta” arte contemporanea che si tengono ad Acri. Per carità, lodevoli iniziative da sostenere ed incentivare ma, che a volte mi lasciano perplesso. Noi acresi, per definizione, siamo amanti dello straniero (inteso come chi non è di Acri). Probabilmente ciò deriva dalle tante dominazioni straniere, subite nei millenni, che ci hanno sempre detto cosa fare. Questa patologia del carattere acrese, ci porta sempre e costantemente a sottovalutare le nostre potenzialità. Un acrese che vive ad Acri non sarà mai “qualcuno”. Ad Acri non è considerato, non è ammirato, non è incoraggiato, non è amato. Per esserlo deve farsi la patente di straniero. Deve andare via per un numero congruo di anni affinchè sia dimenticato e poi ritornare. A questo punto avrà le porte aperte e sarà considerato grande. Un altro modo è quello di morire, essere scoperto da altri ed infine riconosciuto dagli acresi (vedi il Padula). Invece, se uno è forestiero, a prescindere da tutto, è sempre considerato al di sopra della media.
Ma torniamo all’arte moderna. Quando un’ opera è considerata arte? A leggere i libri le definizioni sono tante. A chiedere in giro la risposta più frequente è: “quando suscita un’ emozione”. Ma l’emozione non basta; ci vuole tecnica, studio, cultura, armonia, passione, amore, ecc.. Picasso disse:” la differenza tra un pittore ed un artista è che il pittore dipinge ciò che vende; l’ artista vende ciò che dipinge”. Per questo si capisce perché i pittori sono tanti e gli artisti pochi. Io non sono un esperto d’arte ma un’ infarinatura ce l’ ho. Quando vado ad una mostra, dopo averla visionata, mi fermo sempre ad osservare gli altri: puntualmente le persone che si credono colte ed esperte si soffermano a lungo davanti alle opere e cercano di interpretarla, di carpirne i segreti, di cogliere “l’ attimo fuggente” dell’ artista. Raramente si sente dire: “questo quadro è proprio bello o brutto” ma spesso odo “questo quadro è molto particolare”. Particolare di che? L’ astante, preso alla sprovvista dalla visione di un qualcosa di banale, che non capisce, racchiuso in una cornice, senza né capo né coda, senza una struttura ed una armonia, in definitiva senza significato, per non fare la figura dello sciocco dicendo che il re è nudo, afferma che è un’ opera molto particolare. Se ti azzardi a chiedergli il perché, il panico lo assale.
Il pubblico delle mostre di arte contemporanea è vario. Ci sono quelli della stretta cerchia di intenditori sempre informati sulle novità, poi ci sono quelli che leggono i manifesti ed infine, quelli che, passando dai cappuccini e vedendo molte macchine parcheggiate si fermano per dare un’ occhiata. Essi sono i più genuini, li vedi entrare nelle sale e fare velocemente il giro. Se all’ uscita chiedi loro: ” cc’ à vistu?” ci rispondono:” nu saccu e cornici mpicheati allu muru”. Si, in numerose mostre sono proprio le cornici che fanno il quadro. Una qualsiasi macchia di colore racchiusa in una bella e preziosa cornice diventa un’ opera d’ arte. Ma allora il vero artista è il corniciaio!!! Soprattutto se viene una qualsiasi gallina forestiera che zampetta sulle tele, viene accolto con tutti gli onori. Tutti fanno a gara per avvicinarsi il più possibile all’”artista”, per conoscerlo, per fotografarsi insieme, per poter dire:” io c’ ero”. Molti fanno
ciò piegando la testa ed il busto: gesto che ricorda l’antico inchino!...

PUBBLICATO 25/07/2008

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