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L'UDC guarda a sinistra.

Calabria Ora
Foto © Acri In Rete
L’alt imposto ieri da Pierferdinando Casini dalle colonne del “Riformista”: «Nessuna alleanza con il Pd, da Veltroni aspetto novità» non sembra spaventare i colonnelli calabresi del suo partito. Che, anzi, rilanciano sulla possibilità di arrivare ad un accordo con i Democratici sulla scia di quanto sperimentato per la Provincia di Trento dove Pd e Udc sostengono il candidato LorenzoDellai. A confermarlo è il capogruppo dei centristi in consiglio regionale, Michele TrematerraNel centro-destra è evidente il tentativo di soffocare la nostra identità e costringerci a confluire nel Pdl: un partito finto nato con atto notarile». Il riferimento a cui guarda Trematerra è l’Abruzzo dove per le elezioni regionali «Berlusconi ha concesso l’apparentamento alle liste civiche più strane e non all’Udc». In ogni caso, in Calabria, le diplomazie continuano a lavorare sottotraccia in attesa di arrivare ad un accordo ufficiale.
Accordo che potrebbe realizzarsi proprio a Cosenza dove si vota per il rinnovo del consiglio provinciale. La battuta di Trematerra sul punto appare illuminante: «Se rispettano la nostra identità, un accordo diventa possibile. Sia chiaro che un’intesa per le provinciali è propedeutica a quella per le regionali del 2010». Equi si ripropone l’idea di una coalizione «autonomista e riformista» invocata dal segretario calabrese del Pd, Marco Minniti, all’inizio della scorsa estate.
Il progetto ha ricevuto nei giorni scorsi anche il placet di Franco Marini: «Facciamo opposizione assieme sui temi politici importanti – ha spiegato l’ex presidente del Senato a Cosenzanon troverei nulla di male nell’ipotesi di un’alleanza in Calabria, ma pure in qualche altra regione». Del resto faceva notare, ieri sera, uno dei big del partito calabrese: «Non possiamo riproporre meccanicamente l’Unione. E poi va detto chiaramente: se l’Udc non si muove perderà molti suoi rappresentanti. In molti potrebbero cedere alle lusinghe del Cavaliere».
Questo potrebbe essere il caso di Pino Galati ma anche di Dionisio Gallo e Salvatore Pacenza. A Largo del Nazareno (sede nazionale del Pd) stanno facendo due calcoli in vista della prossima primavera:su 60 province l’Udc è l’ago della bilancia almeno in 15. Facile capire perché diventa un obiettivo prioritario quello di trovare un accordo con Cesa e i suoi. Non va dimenticato che un’alleanza con Rifondazione comunista (soprattutto dopo l’elezione alla segreteria di Paolo Ferrero) appare sempre più difficile. Come dire che per certi versi si tratta di riprendere un dialogo tra uomini (i popolari del Pd e gli esponenti dell’Udc) che hanno in comune la stessa provenienza.
E il dialogo, almeno in consiglio regionale, sulle riforme istituzionali, partirà subito: «Lo abbiamo detto chiaramente – confessa ancora Trematerrache sulle riforme siamo aperti alle proposte che formulerà la maggioranza. I nostri obiettivi d’altronde sono chiari: il mantenimento del voto di preferenza e la conferma dello sbarramento al 4% per l’ingresso in Consiglio».
E su questo già si preannuncia uno scontro con i partiti della sinistra radicale.

PUBBLICATO 23/10/2008

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