LETTERA Letto 2939  |    Stampa articolo

Caro Flavio, il problema è culturale!

Elio Coschignano
Foto © Acri In Rete
Caro Flavio,
ho letto e riletto il tuo accorato "appello" per la tutela del territorio, anche in seguito alle ultime penose vicende in Abruzzo. E' difficile non essere d'accordo sull'impostazione di fondo del Tuo scritto. Vorrei, però, da amico chiamato in causa (prima ancora che da Sindaco), soffermarmi su alcune doverose precisazioni.
  • Bisogna, anzitutto, intendersi sul concetto di prevenzione: se con questo termine ci riferiamo alla possibilità di rendere il nostro territorio immune da eventi catastrofici in caso di scosse sismiche, temo che siamo un po' in ritardo. La prevenzione andava fatta negli anni 60' e 70', quando la cementificazione selvaggia ha deturpato il nostro territorio e l'assenza di regole e vincoli ha fatto sì che tutto fosse affidato all'avidità del singolo.
  • In tutto questo è innegabile che, io come molti della nostra generazione, abbiamo delle responsabilità, non fosse altro che come esponenti e portatori di una cultura diversa che non siamo riusciti ad affermare.
  • Politicamente, Tu ed io, apparteniamo, però, ad una generazione successiva, che ha cominciato ad affacciarsi sullo scenario politico agli inizi degli anni 90', quando - a livello locale e assai più regionale e nazionale- una parte rappresentativa della vecchia classe dirigente veniva fortemente ridimensionata e con essa entrava in crisi un sistema in cui l'acquisizione del consenso era garantita dall'uso spregiudicato ed incontrollato della spesa pubblica e da una gestione dissennata del territorio e delle sue risorse. Questa catarsi ha contribuito a diffondere, in ampi settori della società, una sincera tensione al cambiamento, che ha fatto nascere grandi speranze e ha messo in campo nuove e significative esperienze politiche ed amministrative. Comparivano gli embrioni di una classe dirigente qualitativamente diversa, a cui veniva affidato il mandato di esprimere una cultura e una prassi politica e di gestione della cosa pubblica con forti caratteri di discontinuità con il passato. Queste nuove energie hanno dovuto fare i conti con l'incapacità di mettere in campo una strategia di lungo respiro fondata sull'affermazione del principio di legalità, sulla valorizzazione delle identità e dello straordinario patrimonio culturale e ambientale. In definitiva, la nuova classe dirigente si è dovuta limitare ad una gestione più o meno virtuosa della cosa pubblica non riuscendo a rendere concreto un nuovo modello di governo, che poteva realizzarsi solo con una sostanziale rivoluzione culturale e delle coscienze, che è mancata.
  • Tutto ciò premesso, vengo all'argomento centrale del Tuo scritto. Sono convinto che la tutela del territorio e dei suoi abitanti passi, anzitutto, attraverso la protezione dei più deboli. In quest'ottica si collocano i massicci interventi di messa in sicurezza degli edifici scolastici. Nel nostro piccolo e con una situazione finanziaria disastrosa, abbiamo, in quattro anni, realizzato i seguenti "fiori all'occhiello": 1) trasferimento scuola dell'infanzia di San Giacomo da un luogo fatiscente in un edificio appena ultimato; 2) abbattimento del tugurio di Seggio e costruzione di una nuova scuola primaria e dell'infanzia; 3) messa in sicurezza dell'edificio "Leonardo da Vinci" ex semaforo, che accoglierà la nuova scuola secondaria di primo grado "V. Padula"; 4) messa in sicurezza della scuola dell'infanzia Pastrengo; 5) recente pubblicazione del bando per la messa in sicurezza della scuola dell'infanzia di Jungi e della Direzione Didattica secondo circolo; 6) trasferimento scuola dell'infanzia "Cappuccini", precedentemente allocata in un appartamento privato, all'Istituto "Monachelle", appena rifatto con norme antisismiche; 7) Trasferimento della scuola primaria "Cappuccini" nello stesso Istituto "antisismico" di cui sopra; 8) Costruzione del nuovo Istituto IPSIA con le nuove normative vigenti; 9) Interramento cavi alta tensione adiacenti al Liceo Scientifico e per 1 km e 200 m di centro urbano.
  • Indubbiamente, se si pensa che i plessi su tutto l'immenso e complesso territorio comunale sono decine, molto resta ancora da fare. Mi trovi, pertanto, pienamente d'accordo sulla massiccia distrazione di fondi che proponi: cioè DIROTTARE TUTTI I PRU, PSU, PIT, PIAR, FAS, FES e quant'altro sulla messa in sicurezza di tutti gli edifici pubblici e privati di Acri e quindi d'Italia. Non è, però, al Sindaco che devi scrivere. Si tratta d' abbandonare la comoda postazione davanti a un computer e cercare di creare un movimento culturale in tutte le piazze d'Italia, a costo di qualsiasi sacrificio (personale, economico e/o fisico). Diversamente rischiamo di collocarci in una posizione assai scomoda, quella dei demagoghi e di coloro che dicono: "ve l'avevamo detto". Gli interventi che Tu proponi sono necessari ed opportuni ma non vanno disgiunti da un cambiamento culturale e di coscienza collettiva, che impedisca di costruire castelli di sabbia pronti a frantumarsi alla prima calamità. Né una lettura revisionistica della recente storia patria e del ruolo della politica può far passare per "fiori all'occhiello" interventi di primaria importanza, per troppo tempo disattesi.
Un forte abbraccio
Elio Coschignano

PUBBLICATO 17/04/2009

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