RELIGIONE Letto 2698  |    Stampa articolo

A servizio dell’umanita',

sac. Sergio Groccia
Foto © Acri In Rete
La questione della fede è sempre aperta e le risposte e posizioni che si assumono rispetto ad essa comportano conseguenze importanti per la vita personale, per le relazioni, per la società e la politica. Se ci si sbaglia su Dio le conseguenze sono ben gravi.
La storia ci insegna infatti, che il nome di Dio può essere invocato e utilizzato in situazioni e con finalità che negano il Dio rivelato nella Bibbia, in Gesù di Nazaret, nelle persone, nei segni dei tempi: basti pensare al dio dei bianchi che hanno reso schiavi 100 milioni di neri; ancora al dio bianco degli europei che hanno umiliato e ucciso gli indios usando la forza per opprimerli, derubarli e renderli cristiani; ai nazisti che hanno preteso che dio fosse con loro e con i loro progetti di morte pianificata per milioni di esseri umani.
Quando parliamo di Dio, siamo sempre noi esseri umani che ne parliamo dentro alla storia, nel contesto sociale e culturale importante, ma pur sempre contingente, con riferimento al senso ultimo della vita con tutte le sue complessità, con i dolori e le situazioni positive, con gli interrogativi che restano sospesi. Infatti, lo stesso Dio é chiamato in nomi diversi non solo nelle diverse fedi religiose, ma nella stessa fede cristiana: pensiamo alla diversità fra noi e le comunità dell'Africa nera e degli indios dell'America Latina.
C'è un dio in cui non si può e non si deve credere, anche perché solo da questa posizione si può camminare verso l'intuizione del Dio autentico, creduto e pregato, ma sempre "absconditus", "nascosto" a noi, invitati sempre e di nuovo a incontrarlo per non renderlo mai oggetto dei nostri pensieri e concetti, delle nostre teologie e liturgie: Dio pure vicino, è sempre altro.
Non si può e non si deve credere in un Dio che in modo più o meno subdolo o evidente viene usato per fondare, giustificare, legittimare situazioni e condizioni di minor umanità o di disumanità: ingiustizie, violenze, guerre, discriminazioni, razzismo, distruzione dell'ambiente, materialismo.
Anche in questo periodo storico è stato ed è evidente l'utilizzo strumentale e vergognoso di Dio e dei simboli cristiani, persino del Crocifisso, per atteggiamenti e legislazioni discriminatorie e razziste.
Con riferimento alla fede cristiana, la meditazione discreta e profonda su Dio ci conduce all'intuizione e alla relazione con un Dio che si svuota dalle prerogative di Dio che noi esseri umani siamo portati a proiettare in Lui: cioè la lontananza, l'onnipotenza, l'impassibilità. Dio è colui che ascolta il grido degli oppressi e dei poveri, prende a cuore la loro situazione, prende parte e si coinvolge attivamente per un cammino di liberazione, di giustizia e di vita.
La fede è in questo Dio della giustizia e della condivisione; che per bocca dei profeti denuncia l'ipocrisia e le falsità di un culto religioso non solo staccato dalla vita ma copertura dell'ingiustizia e della violenza; che sollecita continuamente a prendersi cura dei poveri, degli orfani, delle vedove, degli stranieri, dei crocifissi di oggi: persone, comunità, popoli.
La fede è nel Dio di Gesù, il Figlio incarnato pienamente nella storia; il Dio umanissimo che comunica e chiede umanità; che insegna con parole e gesti a liberarsi dell'inimicizia, a condividere il pane e i beni; a farsi prossimi con disponibilità e concretezza; a vivere la compassione e il perdono; a impegnarsi per la giustizia e la verità; a vivere in modo fedele e coerente.
Questo straordinario Gesù di Nazaret ci rivela il Dio Crocifisso, impotente nel mondo, coinvolto in modo definitivo nell'umanità, vittima fra le vittime. Vivente oltre la morte, ci comunica che l'Amore è la forza permanente e definitiva.
La fede è nello Spirito Santo di Dio: Spirito di verità, di creatività, di disponibilità, di forza interiore, di profezia dell'annuncio, nella fedeltà e nella coerenza della testimonianza per contribuire a rendere più umana, molto più umana questa storia, proprio come Dio Padre, Figlio e Spirito Santo vuole.

PUBBLICATO 12/06/2010

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