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Il sapore agro del tramonto, il nuovo romanzo di Manuel Francesco Arena

Foto © Acri In Rete
Redazione
Ancora una volta, come nel precedente romanzo di Manuel Francesco ArenaLa figlia del padrone”, in questo libro protagonista è una fragile Calabria post unitaria di inizi ‘900.
Questa volta, nelle vicende che si intrecciano tra Cosenza, un paesino di fantasia chiamato Pietrarizzo e un inedito altopiano silano narrato con struggente maestria dall’autore, il personaggio principale è Nunzio D’Anfiero.
Un giovane figlio di contadini che a seguito della morte del padre per omicidio, si trasforma col tempo in sanguinario assassino.
Tra avvenimenti tragici, paesaggi dove dominatrice incontrastata è la natura e personaggi chiusi nel loro mondo atavico, il giovane narratore acritano ci trasporta nel mondo ormai perso dell’epopea contadina meridionale fatta di emigrazione e sopraffazione da parte chi “è” su chi “non è”.
Il sapore agro del tramonto è un racconto a tratti crudo e potente che mette a nudo l’aspro conflitto tra il bene ed il male che colpisce e fa pensare.

Qui, la prefazione dell’opera scritta dal professore Angelo Vaccaro:
Pietrarizzo che in dialetto locale significa luogo pieno di pietre e rocce…prende il nome dal fiumiciattolo pietroso che scorreva quieto e lento sotto la collina dove nasceva il paese” Così lo presenta l’autore. Pietrarizzo, villaggio aspro e malinconico, è il luogo dove si svolge questa storia appassionata e sconvolgente, animata da individui dipinti con tinte forti e realistiche, angeli e demoni, eroi e criminali, esseri guidati a volte da passioni ancestrali, a volte da valori di carità e fratellanza fuori dal comune.
Pietrarizzo è un villaggio della Sila Greca, un palcoscenico ove si muovono recitando un copione scontato pastori e contadini poveri, servi a cui hanno tolto anche la dignità e padroni senz’anima che non hanno conosciuto emozioni e fremiti di coscienza. Lo scenario appare quello classico di una letteratura che racconta di gente subalterna nel cuore di un sud dannato, ove le stagioni passano ignare sugli uomini incatenati nel loro eterno stato sociale e dove speranza, riscatto, e deboli sentimenti di dignità e giustizia appartengono a pochi isolati ardimentosi.
Il linguaggio è originale, a volte severo e crudo, modulato sull’asprezza dei luoghi e sulla durezza delle loro vite. Le azioni, scontate o inaspettate, intenzionali o spontanee, sembrano provenire dalle viscere della terra e prorompere come forze incontrollabili della natura. Gli esseri umani sembrano non avere regola e si muovono spinti da forze sovrumane. In questo magma di miseria, passioni e sentimenti si snoda la storia di Nunzio, figlio di gente umile e onesta, appartenente alla casta dei “vinti”. Giovane dotato di forti energie ideali, inseguendo sogni di vendetta senza giustizia e di riscatti senza umanità, spergiuro e dimentico della promessa fatta a una madre martire sul letto di morte, si spinge negli abissi di crimini efferati illudendosi di ottenere giustizia solo con il sangue, combattendo il male con il male .
E così dalle viscere di un mondo contadino silente, sofferente e rassegnato si erge lo Spettro della Sila, un vendicatore potente e senza scrupoli, forte come un dio, generoso e passionale, un angelo per i deboli e gli oppressi, un demone per gli oppressori.
L’opera appare subito come un contributo in chiave narrativa alla teoria storica delle drammatiche e incontestabili cause sociali del brigantaggio, ma va oltre la mera denuncia e le dinamiche della letteratura di settore per addentrarsi magistralmente nell’introspezione psicologica dei personaggi, nella descrizione originale e suggestiva dei quadri caratteriali, dei paesaggi naturali e dei contesti ambientali, rivelando una poetica che va dai canoni dell’epica romantica a quelli estremi del verismo e del realismo.
Uno stile e una strategia narrativa che affermano la ricchezza culturale del giovane autore, nutritasi alle buone letture dei classici della letteratura, sostenuta da un forte quadro valoriale personale e da un’energia narrativa e una potenza espressiva che sgorgano come un fiume in piena.

PUBBLICATO 29/10/2018





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