OPINIONE Letto 1864

Ma il Commissario c'è?


Foto © Acri In Rete



Dopo vari ‘esperimenti’ non ‘in vitro sed in corpore vivo’, portati avanti con la nomina di più Commissari mal riusciti, la povera, derelitta sanità calabrese è stata affidata ancora ad altro Commissario di cui, però, fino ad oggi non si avverte alcuna presenza fattiva nell’ambito del tessuto sociale, martoriato non solo dal Covid ma dalle carenze di sempre: poliambulatori chiusi o del tutto mal funzionanti, ospedali chiusi o del tutto carenti di personale e di attrezzature adeguate; per non parlare di apparecchiature, come risonanze, tac, ecografi, spesso comprate e lasciate inutilizzate come avviene, per esempio, nell’ospedale di Acri, dove tac e risonanza stanno accese notte e giorno senza erogare alcuna prestazione per mancanza di personale addetto.
Una situazione davvero kafkiana, che ogni giorno butta nella disperazione più nera migliaia di persone, bisognose di cure e di attenzione che non riescono a trovare da nessuna parte nelle strutture pubbliche, e che solo in parte riescono ad avere nelle strutture private convenzionate e non, previo naturalmente esborso continuo di danaro che non tutti si possono permettere.
E così, quando la tasca del calabrese è vuota, si rinuncia alle visite, alle analisi, alla prevenzione e alle medicine, e si tira a campare alla meno peggio, affidandosi al ‘Padreterno’, che, quando non è possibile il miracolo, risolve il problema aprendo le porte del Paradiso!
Da noi in Calabria, da decenni, da sempre, ci si deve affidare al ‘santo’; non c’è Commissario che tenga, che apra gli occhi sullo sfacelo che ovunque dilaga, fatto di ruberie con le quali oltre il 70% dell’intero bilancio regionale viene dilapidato in una sanità folle, volutamente lasciata nelle mani di ‘grassatori’, che ad ogni passo prelevano il ‘pizzo’ come ‘Ghino di Tacco’, altro toscanaccio di Siena, immortalato da Dante nel VI canto della Commedia.
Siamo stanchi e non ci rimane che chiedere a tutti di lanciare almeno un grido corale di dolore, di ululare come fa il lupo nelle notti insonni, senza aspettare ancora altri santoni, altri salvatori della patria, altri super commissari, di cui spesso, troppo spesso, da noi, non si riesce ad intravvedere neppure le vere sembianze.
E allora?,“ Voglio ululare forte al vento come lupo mannaro alla tormenta...” (versi da Fiori di pietra).

PUBBLICATO 12/02/2021  |  © Riproduzione Riservata

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