In questa particolare fase preelettorale - ad Acri si tornerà al voto per il rinnovo del consiglio comunale entro giugno di quest’anno - in cui tutti gli schieramenti politici locali sono alle prese con la predisposizione di programmi, liste ed alleanze varie, pensando ad una certa sinistra tutta nostrana e parafrasando una vecchia canzone del grande Giorgio Gaber, viene spontaneo fare alcune riflessioni sugli ultimi cinque anni di amministrazione a guida PD.
La canzone dalla quale si trae spunto s’intitola “Qualcuno era comunista” e descrive in modo ironico ed impietoso l’operato di quanti ancora oggi si professano politici di sinistra.
“Qualcuno era comunista perché era nato in Calabria.
Qualcuno era comunista perché il papà portava sempre con sé un’agenda con la copertina rossa.
Qualcuno era comunista perché vedeva Adamo come una promessa, la Bossio come una poesia, Aieta come un’opportunità, il PD calabrese come il paradiso terrestre.
Qualcuno era comunista perché si sentiva circondato e protetto da una grande famiglia comunista.
Qualcuno era comunista perché gli avevano spiegato che le decisioni importanti andavano prese collegialmente, perciò, due sindaci erano meglio di uno!
Qualcuno era comunista perché se l’ospedale viene sottodimensionato, fino al punto da rischiare la chiusura dei battenti, vuoi mettere un bel reparto covid per il rilancio del nulla ?
Qualcuno era comunista perché pur ritrovandosi in un paese di montagna, nel bel mezzo del Parco Nazionale della Sila e dell’area MaB, t’immagini un grande ecodistretto che raccoglie la spazzatura dell’intera provincia ? Oppure un bel parco eolico con torri alte almeno trenta metri ?
Qualcuno era comunista perché gli avevano detto che diventare primo cittadino andava bene, ma vuoi mettere anche un bel posto nella struttura speciale di qualche consigliere regionale?
Qualcuno era comunista perché gli avevano detto che la volontà popolare va rispettata, ma i dissidenti e non allineati vanno politicamente eliminati perciò è meglio amministrare con metodi fascisti.
Qualcuno era comunista perché aveva capito che la macchina della giustizia andava piano e spesso non portava a nulla (ma se arriva pesa quanto un macigno).
Qualcuno era comunista perché amava il popolo ma di più se stesso.
Qualcuno era comunista perché prendeva il caffè con il popolo solo in periodo di elezioni (e candidature).
Qualcuno era comunista perché aveva capito che il sistema degli affidi diretti ed incarichi fiduciari era molto più utile di quello delle short list, tanto pagano i contribuenti.
Qualcuno era comunista perché aveva capito che il modo migliore per essere rieletto era quello di diminuire il dissenso nell’opposizione, possibilmente rastrellando voti e recuperando candidature anche in quelle aree di elettorato.
Qualcuno era comunista perché aveva capito che cambiare vento cinque anni fa no, oggi nemmeno, ma dopodomani sicuramente ve lo sognate!
Qualcuno era comunista perché gli era stato detto che il dissesto può rappresentare un buon alibi per camuffare l’incapacità amministrativa ma vuoi mettere il risanamento delle casse comunali (pagato dai contribuenti) da poter utilizzare in campagna elettorale?
Qualcuno era comunista perché gli avevano spiegato che il numero degli assessori aumentava nel periodo di formazione delle liste.
Qualcuno era comunista perché prima guardava solo Cosenza news, poi Cetraro news, domani chissà.
Qualcuno era comunista perché aveva capito che quello dell’opposizione era un ruolo importante, ma niente rispetto a chi siede nei banchi della maggioranza.
Qualcuno era comunista perché gli avevano insegnato che di fronte alle critiche politiche non bisogna mai replicare, può essere controproducente, meglio tenere un profilo basso.
Qualcuno era comunista perché pensava che contenere il dissenso sui social, richiamando il critico di turno, fosse fondamentale per la rielezione.
Qualcuno era comunista perché la pubblicità è importante, i proclami vanno fatti ed i tagli di nastro di opere inutilizzabili è necessario: fanno aumentare l’indice di gradimento! Qualcuno credeva di essere comunista, e forse era qualcos'altro”.
E adesso ? Cosa rimane al popolo disilluso da tante aspettative? Niente rimpianti, inutile piangere sugli errori passati …… una nuova opportunità si avvicina e solo con il risveglio delle coscienze civili, rassegnate e svilite da tanti anni di mala politica, si potrà avere la speranza di un avvenire migliore. Bisogna crederci, per il futuro dei nostri figli, per i sacrifici dei nostri genitori, per una prospettiva di cambiamento vero, a lungo respiro, che sappia vedere oltre le spregiudicate logiche di spartizione che per troppi anni hanno regnato nella nostra città nell’indifferenza generale. Si può fare, tutti assieme intorno ad un progetto nuovo, che azzeri il passato. Dipende da noi!