OPINIONE Letto 2203

Anna e le altre. Le donne vittime della violenza mafiosa


Foto © Acri In Rete



Anna Nocera aveva 17 anni quando scomparve nel nulla. Fu il mafioso Leonardo Amoroso a sedurla e poi a disfarsi di lei. Era il 10 marzo 1878 e Anna è vittima del primo femminicidio di mafia.
Il suo è il primo nome femminile del lungo elenco di vittime innocenti di mafia che Libera cura da oltre 27 anni. Dal 1878 ad oggi, sono 132 le donne vittime della violenza mafiosa, di cui 36 minorenni.
La più piccola è Caterina Nencioni, 50 giorni, uccisa dalle bombe di via dei Georgofili, insieme a tutta la sua famiglia e al giovane Dario Capolicchio.
Sono 3 le donne rimaste vittime di quell'attentato, mentre 23 sono in totale le donne vittime di stragi mafiose.
Tra queste, 9 sono le donne uccise dalla strage del Rapido 904, avvenuta a San Benedetto Val di Sambro (BO), il 23 dicembre 1984.
Oltre alla Toscana e all'Emilia Romagna, ci sono altre storie di donne vittime della violenza mafiosa avvenute in regione del nord, come Lombardia, Piemonte e Veneto.
Mentre 7 sono le donne uccise dalle mafie in diversi Paesi del mondo (Libano, Afghanistan, Russia, Malta, Brasile, Slovacchia, Somalia). Tra queste, 6 erano giornaliste. La regione con il maggior numero di donne vittime è la Sicilia (34), a seguire la Calabria (29), e poi la Puglia (24), dove 8 sono le braccianti vittime del caporalato nelle campagne del foggiano e del brindisino.
Alcune sono donne colpite da proiettili vaganti diretti verso altri obiettivi, come Silvia Ruotolo, Maria Colangiuli e Francesca Moccia.
Altre, sono vittime di vendette trasversali, uccise per legami parentali con uomini di mafia, ma del tutto estranee a contesti criminali, come Liliana Caruso e Agata Zucchero.
Altre, invece, sono donne uccise per aver scelto di dedicare la vita alla lotta alla mafia: amministratici pubbliche come Renata Fonte, magistrate come Francesca Morvillo, agenti di polizia come Emanuela Loi.
Donne che con coraggio e determinazione hanno lottato contro il potere economico, politico e sociale delle mafie. Tante sono anche le donne che si sono ribellate alla “cultura mafiosa”, finalizzata a costruire dei legami basati esclusivamente su rapporti di forza, violenza e sopraffazione.
Sono donne provenienti da contesti mafiosi - come Rita Atria, Lia Pipitone, Lea Garofalo, Maria Concetta Cacciola, Angela Costantino, Tita Buccafusca e tante altre - che hanno avuto il coraggio di ribellarsi a contesti familiari caratterizzati da una violenza di genere praticata in diverse forme: violenza fisica, vessazioni psicologiche, ricatti, minacce, persecuzioni, oppressioni economiche, abusi sessuali.
Donne che sono esempi di lotta, di emancipazione e di affrancamento dagli ambienti criminali, capaci di scelte di radicale cambiamento, pur di rivendicare il proprio diritto alla libertà.

PUBBLICATO 21/01/2023  |  © Riproduzione Riservata

ADV




Ultime Notizie

OPINIONE  |  LETTO 1529  
La morte è un racconto impossibile
Sono tutti a dirmi “è meglio così, almeno ha smesso di soffrire” oppure “aveva finito la sua vita”, per altri, anche, “ci metterei la firma alla ...
Leggi tutto

LETTERE ALLA REDAZIONE  |  LETTO 2046  
Riceviamo e pubblichiamo. Un reso consegnato alla sede Gls di Acri non arrivato a destinazione. Nessun rimborso da Amazon
Riceviamo e pubblichiamo. Vorrei raccontarvi l’episodio accorsomi..... ...
Leggi tutto

OPINIONE  |  LETTO 2126  
Ciao, Amico caro
Ciao, Amico caro, voglio accompagnarti anch'io nell'ultimo saluto. Mi riesce difficile pensare che non vedro' piu' apparire, da lontano, la tua i ...
Leggi tutto

COMUNICATO STAMPA  |  LETTO 773  
Colle affiancherà De Marco in panchina
La Dirigenza dell’Asd Acri Academy comunica di aver deciso di affiancare all’attuale tecnico Fabio De Marco l’allenatore del settore giovanile Ma ...
Leggi tutto

OPINIONE  |  LETTO 2183  
Caro Prof...
Non posso dire di aver conosciuto   il prof. Montalto come chi lo ha   frequentato con assiduità. Tuttavia, negli anni sono state molte le occasi ...
Leggi tutto

ADV