OPINIONE Letto 1844

Al caro Presidente La Russa


Foto © Acri In Rete



Ha ragione il Presidente La Russa: ‘La parola antifascismo non è nella Costituzione’! E credo che con questo ennesimo e illuminato chiarimento abbia inteso dire che la ‘Carta’ è di tutti gli italiani, compresi i neofascisti.
Pertanto è una inutile perdita di tempo commemorare il 25 aprile; meglio allora andare a Praga a commemorare la figura di Jan Palac, che si è immolato contro i carri armati del dittatore Stalin. Così facendo il ‘nostro caro’ Presidente è sicuro di agire da autentico democratico, da ‘patriota’ che difende la sovranità di tutti i popoli indipendentemente da ogni distinguo e colpa; in fondo egli non si vergogna di dirsi fascista e di considerare anche il Duce vittima dell’ideologia di Stalin.
Il ‘nostro’ Presidente infatti sa da che parte sta la verità storica, anche se gli storici di professione non vogliono ancora capirlo. Egli, perciò, come seconda carica dello Stato, non può ogni anno sprecarsi a ricordare l’assassinio di Giacomo Matteotti, o di Piero Gobetti, che fu ammazzato di botte in Francia perché, da democratico liberale, scriveva e parlava contro le orde barbariche che il Duce guidava all’assalto delle libertà.
Il ‘nostro amato’ Presidente conosce bene queste cose e ne tiene conto nel rappresentare i valori di ‘tutti’ gli italiani che lo hanno sostenuto: non c’è dubbio, è una persona di parola, non un democratico ‘Che tiri quattro paghe per il lesso’.


A Jan Palac
Jan, oggi ti abbiamo raggiunto,
abbiamo visto e toccato con mano
il luogo del tuo martirio.
Abbiamo sentito sulla nostra carne
I morsi del fuoco che ti ha divorato,
come era successo a Bruno
in Campo dei Fiori a Roma.

Come lui anche tu, con gemiti indomiti,
ci hai fatto sentire freddi brividi,
più freddi della gelida neve che fiocca,
brulicando immacolata intorno a noi.

Jan, quanta vergogna proviamo
per i compagni falsi e bugiardi
che, uccidendoti, hanno tradito
se stessi per un pugno di mosche.
Per loro ti chiediamo perdono,
per loro ci inchiniamo ai piedi
di San Venceslao, che a cavallo
e a spada tratta ti difende
contro i nemici di sempre.

Anche lui, tradito da Caino,
grida e geme senza posa
contro i mali del mondo.

Vai fiero, Jan Palac,
Venceslao non ti abbandonerà mai,
e sulla tua tomba avrai sempre fiori
di giovani generosi compagni di viaggio.
Essi ti abbracceranno uniti nell’amore
per il tuo mondo di pace e di fraternità.
Noi, anche se viandanti distratti,
non ti scorderemo mai.
Sei nei nostri cuori e nella nostra mente,
e lì vivrai per sempre imperituro.

(versi tratti dalla raccolta ‘Fiori di pietra’, Comit Editor Press, Marzi 2010)


PUBBLICATO 24/04/2023  |  © Riproduzione Riservata




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