OPINIONE Letto 1844

Salvatore Scervini primo acrese ad attraversare lo stretto di Messina a nuoto


Foto © Acri In Rete



Giovedì, alle 10:40 del mattino, il sole già brucia e lo Stretto di Messina scintilla sotto la luce estiva. È giorno di traversata a nuoto. Uno dei tanti, ormai. Se un tempo rappresentava un’impresa riservata a pochi temerari, oggi è diventata quasi una consuetudine. In passato, solo nuotatori esperti – aspiranti Lamberti o veterani delle acque libere – osavano cimentarsi. Oggi, invece, chiunque abbia determinazione e allenamento può provarci.
Salvatore Scervini, acrese doc trapiantato a Belo Horizonte in Brasile, ha voluto utilizzare un mezzo di trasporto alternativo per raggiungere l’amata Calabria appunto il nuoto e così il protagonista di questa avventura, si imbarca poco oltre il pilone che svetta come una piccola Tour Eiffel sullo sfondo dello Stretto. Quel pilone, memoria tangibile di un’epoca passata, un tempo sosteneva i cavi dell’elettricità che univano la Sicilia al continente, da Cariddi a Scilla.
A bordo del gozzo che li accompagna, comandato da Antonio, ci sono anche Peppe, Vincenzo, Roberto e il giovane Silvio: amici, motivatori, compagni di viaggio e di avventura. La sua non è una gara, ma una sfida intima, personale. Contro la fatica, contro le correnti sempre insidiose, contro i propri limiti.
La barca li conduce fino a “la Punta”, là dove lo Ionio si fonde con il Tirreno. Il mare, in quel punto, è un mosaico di colori: dal verde smeraldo al blu profondo.
A mezzogiorno e mezzo si parte. I nuotatori si tuffano dalla costa siciliana con rotta verso la Calabria.
La punta di Messina si allontana lentamente, mentre la costa calabrese si fa sempre più vicina. Salvatore nuota con ritmo regolare, preciso.
Ogni due bracciate prende fiato, l’acqua la taglia con eleganza, come se la accarezzasse. Non si ferma mai, non chiede pause né ristoro. Alza la testa solo per controllare la rotta.
Alle sue spalle, il villaggio del Faro si rimpicciolisce all’orizzonte. Davanti a lui, la spiaggia di Cannitello si fa sempre più nitida. Salvatore accelera il passo.
Dopo appena 46 minuti, tocca la riva calabrese: la traversata è compiuta. I giudici registrano il tempo – che, per un nuotatore amatoriale, è già un piccolo record.
La sfida con se stessi è vinta. E in quel tratto di mare sospeso tra due terre, l’impresa si trasforma in emozione.
Gioia pura, incastonata nella bellezza intramontabile dello Stretto di Messina.


PUBBLICATO 09/08/2025  |  © Riproduzione Riservata

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