RECENSIONE Letto 3824

Anna Maria Algieri con l’Antologia essenziale “Luce di sogni” ripercorre la sua brillante carriera poetica


Foto © Acri In Rete



La poetessa Anna Maria Algieri, nata ad Acri in provincia di Cosenza, dove tuttora risiede, è una donna davvero speciale: il suo animo particolarmente sensibile la contrappone, senza incertezze, alla superficialità e alla fredda razionalità della società contemporanea. Sembra un usignolo che canta con eleganza e delicatezza i suoi vari stati d’animo, usando diverse sfumature poetiche, tanto che le sue note riescono a vibrare intensamente fino a coinvolgere il lettore in un gioco di passione, di amore, di umana sofferenza, quest’ultima soprattutto per la perdita dei cari genitori.
L’Antologia “Luce di sogni”, Carta e penna Editore, è una raccolta poetica che potremmo definire ondeggiante tra il dentro e il fuori:
Sola mi ritrovo nella mia stanza, / dove la pace, il silenzio / sembrano dar fine alla mia solitudine. (“La mia stanza” dalla raccolta “L’illusa speranza”).
La stanza, infatti, per Anna Maria è un rifugio, un luogo appartato e intimo dove poter ricordare, sognare, illudersi: e va detto che la sua è la medesima illusione che ritroviamo in Leopardi, allo stesso modo commovente e necessaria per poter andare avanti.
La sua poetica, quindi, non si limita agli spazi interni, quelli della casa, delle abitudini, dell’introspezione e dell’interiorità: come per incanto l’usignolo riesce ad abbandonare le ombre delle pareti domestiche e a condurre il lettore ad assaporare l’amore nel significato più ampio della parola facendogli riscoprire i sani valori del passato. È il caso della poesia “Il Casalicchio: nostalgia del passato”, tratta dalla raccolta “Lettere di Natale ai miei genitori”, e proposta anche in una suggestiva e preziosa versione vernacolare:
A questo rione, un tempo, non mancava niente: / ci trovavi il falegname, il sarto / il fornaio, il ciabattino, il barbiere / e c’era anche il sale e tabacchi.
Sembra di rivivere un bozzetto di vita paesana di fine Ottocento o una delle scene realistiche e popolari del teatro napoletano di Scarpetta: il vicolo, il vicinato, le botteghe, il calzolaio. Si tratta di gente semplice, umile ma piena di amore e di generosità, di disponibilità, di senso di appartenenza e di fede, come si evince dall’atmosfera della Vigilia di Natale che la poetessa descrive con struggente nostalgia:
[…] e la notte di Natale nel bel mezzo della piazza / - che è dedicata a don Franco Giannone - / il fuoco ardeva scoppiettando / e i ragazzi tutt’intorno / con gioia e canti facevano festa.
Bastano pochi versi e improvvisamente ci si trova coinvolti nella scena del rione, e quel fuoco, agli occhi del lettore, diventa vivo e crepitante: si avverte il calore non soltanto della legna che brucia, ma anche dell’amore cristiano che ognuno nutre verso l’altro.
Anna Maria Algieri è anche la poetessa dello spirito e questo le consente di uscire dall’isolamento, dalla personale riflessione esistenziale e di aprire la porta del suo cuore per parlare non soltanto di amore terreno, come accade nelle ispirate liriche tratte dalla raccolta “Rime d’amore”, ma per volgere lo sguardo anche verso il Cielo rivolgendosi alla Vergine Maria affinché protegga tutti i suoi figli bisognosi e il mondo intero:
[…] Diffondi le tue grazie / a chi è rimasto solo in vita. / Sii il sostegno e la pace del mondo, / governa l’universo / come il Tuo Figlio desidera. / Fa’ che regnino la pace, l’amore, la fratellanza / oggi domani e sempre. (“Mamma celeste”dalla raccolta “Voce dell’anima”).
Il suo animo, la sua sensibilità si accostano molto a Kandinsky, in quanto ella guarda al mondo e al proprio animo con l’occhio aperto e l’orecchio vigile trasformando, grazie alla magia dell’arte, le piccole cose in grandi esperienze.

PUBBLICATO 19/01/2017  |  © Riproduzione Riservata

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