AMBIENTE E TERRITORIO Letto 1966  |    Stampa articolo

Acri (zona Caccia). Non considerata la potenziale instabilità del versante

Foto © Acri In Rete
Francesco Foggia
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Il 29 aprile 1981, io e l’altro redattore della Relazione Geologica al PRG di Acri, geologo Gioacchino Lena, consegnammo al sindaco di questa cittadina (prot. n. 3932) due copie con altrettante copie cartacee di carte tematiche (geolitologica, clivometrica, geomorfologica), redatte a scala 1:10:000, di tutto il territorio di Acri (abbastanza esteso: 200 kmq). Il 14 dicembre 1981 completammo lo studio suddetto con la consegna di 4 copie cartacee della Carta della Stabilità e di integrazioni delle caratteristiche tecniche dei terreni, per i continui sopralluoghi professionali che richiedevano gli eventi franosi innescatisi mesi prima nelle frazioni di Fravitti, Calamia, Mingo, Midano, Croce di Baffi. La fragilità delle formazioni rocciose (quasi tutte alterate), che risultava già evidente nei rilevamenti professionali su tutto il territorio comunale di Acri, veniva confermata puntualmente ogni qual volta si superava la soglia critica di piovosità giornaliera (oltre i 90 mm), come avvenne in quel periodo o negli anni successivi, nelle zone di Chimento, Cuta, Ordichetto, Vallone Cupo, lottizzazione “Cooperativa Città Nuova” (colamento di fango, 1990), Guglielmo (1991), Farnarossa (1991), Serricella (2010) o innescati in seguito a sbancamenti su versanti potenzialmente instabili, con alti fronti di scavo privi delle necessarie opere di sostegno (“Caccia-SS 660”, primavera 1980), (“Via Bellini”, 1993). Per presentare la vulnerabilità del territorio alla popolazione ed alla classe politica di Acri, mi sono adoperato a farla quantificare mediante un Digitizer applicato ad un calcolatore. È stato un lavoro capillare, che ha richiesto del tempo perché si è trattato di convertire in forma digitale le aree in precaria stabilità riportate su circa 4 mq di carta (Carta geomorfologica) su cui venivano disegnati, a scala 1:10.000, i dissesti in atto profondi e superficiali (a quel tempo non si adoperava ancora la base digitale). Da questo calcolo, pubblicato sul mensile “Confronto” di novembre 1984, il territorio di Acri è risultato per il 9,37% (pari a 1.860 ha) soggetto a dissesti profondi; per il 12,36% (pari a 2.455 ha) soggetto a dissesti del suolo e localmente del sottosuolo; per il 6,75% (pari a 1.340 ha) soggetto a dissesti superficiali. Un geologo, che redigesse la “Carta della Fattibilità delle Azioni di Piano” (necessaria per l’approvazione di un PSC), includerebbe le aree con dissesti profondi nelle “Aree ad alto rischio per le pericolosità geologiche ed idrogeologiche in atto” e le Azioni previste dal Piano avrebbero al massimo una “Fattibilità con gravi limitazioni”. Nelle aree soggette a dissesti del suolo-sottosuolo e in quelle i cui terreni presentano una pendenza superiore al 50%, le Azioni previste dal Piano avrebbero una “Fattibilità con consistenti limitazioni”; mentre nelle aree soggette a dissesti superficiali, le Azioni previste dal Piano avrebbero una “Fattibilità con modeste limitazioni”. Se si fossero tenute in considerazioni queste indicazioni nella primavera del 1980, quando si decise di allargare la sede stradale della futura SS 660 in località “Caccia”, lo sbancamento sarebbe stato fatto con più accortezza e non avrebbe provocato uno scoscendimento di versante di consistente dimensione che ha richiesto un primo muro di contenimento e, successivamente, una serie di tiranti di ancoraggio per stabilizzare il ribaltamento del muro risultato non idoneo (per progettazione o per esecuzione) alle sue funzioni di sostegno. Lo studio geologico-tecnico di un determinato territorio, se è stato eseguito con scrupolo come quello fatto per il Comune di Acri nel 1980-81 (che ha necessitato di ripetuti e capillari rilevamenti sul terreno per fornire ai progettisti del PRG oltre la rielaborazione di una Carta Geologica più puntuale di quella fornita dalla Cas.Mez nel 1967-69, anche le carte tematiche applicative inesistenti a quel tempo), rimane valido, anche dopo 42 anni, per una qualsiasi programmazione di massima e per gli interventi emergenziali. Occorrerebbe che tutti (sindaci, consiglieri comunale di maggioranza e di opposizione, tecnici, imprese di costruzioni, cittadini) lo tenessero in considerazione fino a quando non verrà sostituito da quello allegato al futuro PSC. Francesco Foggia

PUBBLICATO 03/05/2023 | © Riproduzione Riservata





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