La festa elettorale si è conclusa da poco e come accade sempre nelle migliori famiglie, alla fine c'è sempre chi se ne torna a casa sazio e contento e chi a torto o a ragione lamenta fame e mal di pancia.
Tutti hanno fatto conti e osservazioni post-voto, a maggior ragione i rappresentanti di partito, specie quelli sconfitti, di cui io faccio parte in qualità di segretario zonale.
Ognuno legge e interpreta il voto a modo proprio.
Ma i voti sono prima di tutto numeri e con i numeri c'è poco da interpretare: c'è da contare!
Regola aurea e necessaria quando si fanno le analisi e i bilanci a sfondo pubblico, è quella dell'obiettività e della scientificità del resoconto. Non ci si può certo permettere il lusso (proprio perché dobbiamo osservare la regola di cui sopra) di fare affermazioni non fondate e non veritiere.
Sono stato accusato di alto tradimento e confesso che se da un lato la cosa mi sorprende e mi offende profondamente, da un altro mi inorgoglisce, perché a dire dei miei colleghi di partito avrei determinato il risultato del ballottaggio!
Ringrazio gli untori per riconoscermi meriti che neanche io sapevo di possedere!
Un piccolo marinaio, da solo, con una barchetta e due remi obsoleti, vince la corrente e "sposta" 1800 voti!
Peccato che questo potere mi sia stato riconosciuto solo a posteriori e in negativo.
Bisogna saper perdere, recita un vecchio adagio, e la chiave di lettura di tutto questo sta proprio qui:
è sempre difficile accettare le sconfitte con dignitosa serenità.
Allora si va alla ricerca del colpevole a tutti i costi, il famoso capro espiatorio, per intenderci.
E questa volta è toccato al sottoscritto.
Spesso però sappiamo che le vittime sacrificali hanno il solo scopo di coprire errori di vertice e proteggere potenti di turno.
Mi immolo dunque per questa "giusta"causa.
Mi scuso con gli elettori del Centro destra, specie quelli di San Giacomo, per aver determinato (come affermano nel mio partito) la vittoria del Centro sinistra e mi affido al loro buon senso, perché so che sanno vedere ben aldilà delle beghe di partito.