Sanita' ed eccellenze. All'unita' operativa di cardiologia dell'Annunziata, il top delle cure. Ne parla la cardiologa M. Teresa Manes


Redazione

La sanità calabrese è, spesso, conosciuta per sprechi, commissariamenti, disservizi, negligenze. Il settore, però, offre anche aspetti positivi ed eccellenti.
E’ il caso dell’unità operativa di cardiologia dell’ospedale Annunziata di Cosenza. Qui, di recente, e’ stato utilizzato un sistema di monitoraggio invasivo dei parametri vitali attraverso l’incannulazione percutanea ecoguidata dei vasi venosi centrali ed arteriosi. Questo sistema e’ fondamentale in pazienti affetti da forme particolarmente gravi di scompenso cardiaco e shock cardiogeno, per rendere possibile un costante e puntuale rilievo dei parametri emodinamici imprescindibili per una scelta terapeutica mirata. Come Utic, unità terapia intensiva complessa di II° livello, quella di Cosenza e’ la prima in ambito regionale e tra le poche in ambito nazionale ad essersi dotata di questo innovativo sistema. Un risultato frutto di un lungo ed intenso programma di formazione teorico-pratica che ha visto impegnati Maria Teresa Manes, cardiologa acrese, responsabile dell’ Utic, la coordinatrice infermieristica Caterina Fortuna e tutto lo staff di medici e infermieri che a vario titolo concorrono alla cura dei pazienti. L’ Utic di Cosenza si pone, in termini di efficienza ed efficacia delle cure, tra le migliori realta’ sanitarie del territorio nazionale, lo attestano gli indicatori di ricovero dell’ultimo triennio, che concordano con quelli della regione Lombardia, ritenuta capofila in termini di qualità delle cure. Medesime ottimali correlazioni si desumono dal raffronto dei dati recentemente pubblicai dal rapporto Oasi 2016 dell’ Universita’ Bocconi. Inoltre, dai dati del Piano Nazionale Esiti del Ministero della Salute, si desume che nei pazienti ricoverati per infarto miocardico, è stata osservata una mortalita’ a 30 giorni minore rispetto ai parametri di riferimento nazionale. Secondo la Manes “è molto importante che per ogni paziente, in rapporto alla natura della condizione clinica e alla gravità dell’alterazione emodinamica, venga scelto il tipo di monitoraggio più adatto. Il paziente cardiopatico grave, deve essere sottoposto a un attento monitoraggio emodinamico fin dal suo ingresso. La stabilità e l’adeguatezza dei parametri vitali in questi pazienti sono un target irrinunciabile della gestione clinica e rappresentano una condizione fondamentale per erogare la terapia necessaria ,migliorare la sopravvivenza ed evitare ulteriori complicanze.” Soddisfazione è stata espressa dal dg dell’Azienda, Achille Gentile e dal Direttore dell’Unita’ Operativa Complessa di cardiologia, Francesco De Rosa. |
PUBBLICATO 11/06/2018 | © Riproduzione Riservata

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