Cui prodest?
Sergio Algieri
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Premetto che per me è stato un onore ed un privilegio ricoprire la carica di assessore e vicesindaco del Comune di Acri.
Alle elezioni comunali dello scorso anno, pur essendo alla prima esperienza, sono stato eletto, nella lista del PD, con 382 voti e sono risultato il secondo più votato in assoluto tra i consiglieri eletti. E’ stata una campagna elettorale esaltante che ha visto la vittoria della coalizione al primo turno; il Sindaco ha vinto al ballottaggio. Al momento di formare la giunta comunale, nonostante le mie resistenze e perplessità dovute alle novità in atto, il Sindaco, con insistenza, a dir poco imbarazzante, nei miei confronti - e coinvolgendo anche i miei più vicini sostenitori - ha chiesto di dimettermi da consigliere per assumere la carica di assessore e vicesindaco. Tale insistenza non era dovuta né ad equilibri politici da garantire né, vieppiù, ad aspettative da soddisfare, ma esclusivamente a fiducia totale nei miei confronti per l’apporto che avrei potuto dare nella realizzazione del programma elettorale e, quindi, per il bene della città di Acri. E’ iniziata, così, la mia esperienza di amministratore, nella convinzione e certezza di essere al servizio della città di Acri (in cui sono nato e vivo, dove ho scelto di esercitare la mia professione e che amo come tutti coloro che sono legati alle proprie radici). Ho messo a disposizione tempo, professionalità e passione! Non sta a me valutare l’efficacia della mia azione; posso solo sentirmi profondamente gratificato per i riconoscimenti e gli attestati di stima espressi, nei miei confronti, dai cittadini, dai dipendenti comunali, dai colleghi assessori, dai consiglieri comunali, dallo stesso Sindaco in plurime occasioni e fino a tre giorni prima della “revoca” da vicesindaco. I fatti relativi alla revoca! Il Sindaco, per una sua decisione personale - non preceduta da alcuna discussione e/o confronto politico nelle sedi istituzionali preposte né supportata, ovviamente, da valutazioni negative sull’operato dei suoi assessori in giunta ed, in particolare, nei miei confronti (la indiscutibilità del mio operato mi è stata esternata dal Sindaco fino a tre ore prima della notifica della revoca) - ha deciso, aprioristicamente, in modo del tutto unilaterale e con una visione alquanto particolare delle “proprie prerogative”, di procedere ad un rimpasto di giunta, così di fatto mettendo in discussione, ad appena un anno dall’insediamento, l’operato dei propri collaboratori. Anzi, tutto ciò è accaduto dopo pochi giorni dal dibattito svoltosi il 23 agosto in pubblica piazza in occasione della locale Festa del PD, durante la quale - con la partecipazione di tutti gli assessori e di tutti i consiglieri di maggioranza e nell’ottica della “condivisione e partecipazione delle scelte”- è stata esposta ed esaltata l’azione amministrativa ed il compito svolto da ciascun assessore (si è scelto di rimarcare i risultati raggiunti pure con la distribuzione di una brochure, giustappunto riassuntiva delle attività compiute in 13 mesi); insomma, la necessità di “procedere con la maggioranza consiliare ad una verifica sullo stato di attuazione del programma elettorale” (cfr. decreto di revoca) era stata già ampiamente soddisfatta finanche con la partecipazione dei cittadini. E valga il vero! Il Sindaco si avvale legittimamente delle proprie “prerogative” e, responsabilmente, valuta i percorsi che intende seguire, sempre in coerenza col programma elettorale e nell’interesse della città. Non è invece prerogativa del Sindaco pretendere ‘informali dimissioni’ (Sic!) dagli assessori (tanto più quanto poco prima esso Sindaco ti ha ‘promosso’ in pubblica piazza’); le dimissioni – per quel che mi riguarda - si presentano liberamente (sempre che si scelga di darle!) al protocollo generale del Comune e non nelle mani di qualcuno. Di sicuro, le dimissioni volontarie private di chicchessia nelle mani “private” del Sindaco non possono diventare strumento di pressione: se non mi dai le dimissioni (a me, non al protocollo!), come hanno fatto gli altri, ti revoco il mandato, a prescindere da qualsivoglia altra valutazione! E revoca è stata! Ovviamente, il mio più totale rispetto nei confronti degli altri assessori che hanno ritenuto di regolarsi diversamente (forse una discussione preventiva in Giunta avrebbe consentito di assumere posizioni comuni e condivise?). Ciascuno è libero di scegliere e determinarsi di fronte a situazioni (a dir poco) irrituali e rispetto a supposte prerogative del Sindaco. Parlo di me, sol ed esclusivamente! La mia formazione e la mia storia personale mi portano ad essere, naturaliter, sempre coerente coi miei principi; nutro un rispetto sostanziale per le regole e le norme e sono refrattario ad imposizioni che ritengo lesive della mia dignità: le dimissioni da qualsiasi cosa le decido io e non me le impone nessuno! (rectius: le dimissioni si danno, giammai si chiedono!) E però, chi (Istituzione democratica!) esercita il potere di revoca nei miei confronti dovrebbe avere il senso del rispetto minimo e fornire delle motivazioni esplicite e concrete sul mio operato (consolidata è la giurisprudenza in materia: in casi esattamente identici, la revoca del Sindaco nei confronti di un assessore che non aveva voluto dare le dimissioni è stata dichiarata illegittima dal Giudice amministrativo in quanto priva della necessaria motivazione rispetto all’operato dell’interessato). Ma al di là dell’aspetto giuridico (di cui mi riservo di valutare la portata in altra sede) sarebbe atto dovuto, sul piano etico e politico, fornire una motivazione vera e non “fittizia”, tale risultando quella fondata sul mancato riscontro alla pretesa di dimissioni informali; anche perché ne è seguito un atto politicamente aberrante e deprecabile: la ‘revoca’ (come effetto derivato e riflesso!) di un mandato scaturito dalla legittimazione popolare (382 voti come consigliere comunale!) ed azzerato, sic et simpliciter, dalle supposte “prerogative” del Sindaco (aberrazione che diventa ancor più pregnante e preoccupante e destabilizzante se ai 382 voti da me ottenuti si aggiungono i 360 voti ottenuti dall’altro assessore rimosso, per un totale di 742 voti su 3.382 ottenuti dalla lista del PD; lista di fatto così esautorata!). In mancanza di motivazioni vere il rischio è che la scelta del Sindaco appaia come ‘mero esercizio di potere’ per ciò stesso foriero di illazioni le più varie: potrebbe essere che il Sindaco volesse/voglia alterare l’equilibrio politico scaturito dalle elezioni? Potrebbe essere che l’assessore fosse diventato “non allineato”? Potrebbe essere che le competenze e la professionalità dell’assessore poco servissero nella gestione amministrativa del Comune? E’ ovvio che il rischio di tali illazioni esiste; al Sindaco ed ai consiglieri di maggioranza il compito di neutralizzarlo. Io, invece, rinnovo il ringraziamento più sincero ai cittadini di Acri, ai 382 elettori che con la loro preferenza hanno scelto spassionatamente di darmi fiducia nonché ai dipendenti comunali ed, ovviamente, a quelli, fra questi, che con me hanno più direttamente collaborato; faccio gli auguri alla nuova Giunta (agli assessori nuovi ed a quelli riconfermati) ed al Sindaco, pro-tempore, del Comune di Acri di un proficuo lavoro nell’esclusivo interesse della collettività. |
PUBBLICATO 23/09/2018 | © Riproduzione Riservata

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