COMUNICATO STAMPA Letto 4227  |    Stampa articolo

Scusate, abbiamo scherzato!

Foto © Acri In Rete
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Molto rumore per nulla, almeno secondo le dichiarazioni del primo cittadino nella conferenza stampa dello scorso 20 agosto, nella quale dichiara che non è mai stata avanzata una candidatura “ufficiale” ad ospitare l’Ecodistretto.
Ma allora, come c’è finito il sito di località Chianette ad Acri, nell’elenco dei siti presi in considerazione dalla Martino Associati?
Il Sindaco Capalbo non lo chiarisce, anche se membri della maggioranza comunale hanno partecipato a tutte le riunioni dell’ATO di Cosenza portando, crediamo, le proprie istanze all’assemblea.
Egli afferma quindi che il comune di Acri non presenterà formale richiesta di ospitare un ecodistretto dell’ATO1 della provincia di Cosenza, anche se pare sia stato tentato un “colpo di mano” volendo far svolgere un consiglio comunale straordinario prima di ferragosto.
Il Sindaco Capalbo in quasi un’ora in cui parla, tira in causa Altri, colpevoli di aver fatto disinformazione e opera di “terrorismo” su cittadini e consiglieri comunali, ma non specifica le cause reali della mancata candidatura di Acri.
Eppure i motivi tecnici e logistici affinché l’ecodistretto non venisse realizzato ad Acri erano fin troppo evidenti, come ribadito anche dal deputato del M5S, Paolo Parentela, membro della commissione agricoltura della Camera dei Deputati.
Parentela evidenzia che “il sito individuato per la costruzione dell'ecodistretto ricadrebbe all'interno di una Deformazione Profonda Gravitativa di Versante, cioè nel mezzo di un imponente movimento franoso molto conosciuto e studiato dai geologi, che tra l'altro negli anni passati ha portato anche alla chiusura della Statale 660, con conseguente isolamento della stessa Acri”.
Ed inoltre, “gli ecodistretti, previsti dal Piano regionale di gestione dei rifiuti approvato dalla giunta Oliverio e sempre inattuato, sono impianti che potrebbero servire al sistema di gestione ma sono concepiti male in quanto a supporto di ATO con estensione troppo grande per avere piena efficienza.
Meglio sarebbe stato prevedere ATO di piccole dimensioni con impianti di trattamento di prossimità e meno impattanti
”.
Posizione da noi condivisa, alla quale si aggiunge la questione logistica: il sito identificato avrebbe certamente provocato un aumento dell’inquinamento acustico, atmosferico, per le decine di camion che trasportano i rifiuti, che avrebbero inevitabilmente intasato la tortuosa SS660.
Per non parlare dei miasmi che avrebbe prodotto un biodigestore, impossibile da realizzare poiché a meno di due Km dall’abitato.
Questo avrebbe dovuto dire il Sindaco, ma ancora una volta ha perso un’occasione per porsi dalla parte dei cittadini, i quali sono stati additati di aver fatto disinformazione e “terrorismo” solo perché hanno difeso il proprio territorio.
Purtroppo siamo alla vigilia di una possibile emergenza rifiuti (l’ennesima), per colpa dell’incapacità degli uffici regionali a gestire un piano rifiuti degno di questo nome, tra ritardi, finanziamenti persi, mancanza di una visione complessiva, ai quali si aggiunge il maldestro tentativo di scaricare sui comuni ed i cittadini il costo spropositato del servizio di raccolta dei rifiuti ed il riciclo dei materiali.

PUBBLICATO 02/09/2019 | © Riproduzione Riservata





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