I fatti della settimana. Le nuove mete degli acresi, le potenzialità non sfruttate, la mancanza di consapevolezza
Redazione
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Mercoledì scorso, presso il caffè letterario, si è parlato di turismo grazie ad un’iniziativa organizzata da Acri in Rete in cui è stato presentato il nuovo libro di Raffaele Rio, “Ritorno al turismo”.
Sala piena e dibattito animato, non è facile di questi tempi sconfiggere l’apatia ed il poco interesse delle comunità. Rio, già responsabile del dipartimento turismo della regione Calabria e presidente di Demoskopica, non solo ha fornito dati, numeri, aspetti, criticità e possibili soluzioni su un settore che dovrebbe essere il volano di sviluppo della regione, ma ha provocato un’interessante discussione che è durata oltre due ore ed alla quale hanno partecipato il sindaco Capalbo, il dirigente Lupinacci, la docente Esposito, cittadini, imprenditori, associazioni. Si è notata l’assenza, seppure invitata, della Pro Loco, come risaputo essere associazione locale nata per la promozione e la valorizzazione del territorio. Durante l’incontro, tra l’altro, è emerso il fatto che il territorio acrese ha tantissime potenzialità che, però, dovrebbero essere sfruttate meglio al fine di attrarre turisti e centri limitrofi. Le idee ci sono ma occorre attuale, al momento mancano itinerari, una rete di associazioni, di strutture ricettive, di imprenditori e commercianti ma soprattutto manca la consapevolezza che qui si potrebbe fare tanto per il turismo. Insomma, ad oggi si ha l’impressione che ognuno lavori per sé. Mettersi tutti assieme allo stesso tavolo, è il primo passo da fare. A proposito di turismo, di giorni festivi e di domeniche, il nostro scritto di qualche giorno fa “Se anche i commercianti acresi snobbano Acri” ha riscosso un grande successo di letture ed ha suscitato un discreto dibattito (sui social ma ci auguriamo presto anche al di fuori di essi perché l’argomento dovrebbe essere approfondito). Oggi aggiungiamo un altro elemento di discussione. A quanto pare la tendenza di una parte degli acresi, quella della periferia, non accenna a placarsi, quella cioè di abbandonare il centro urbano per rivolgersi altrove. Ci spieghiamo meglio. Sempre più frequentemente gli abitanti di Là Mucone e San Giacomo, quindi oltre duemila anime, preferiscono recarsi altrove per varie esigenze; dallo shopping al divertimento, dallo sport agli investimenti, dall’istruzione alla sanità. Chi frequenta queste zone (Luzzi, Rose, Rende, Taverna di Montalto, Corigliano-Rossano), certamente facilitate dalla posizione geografica e dalla ricchezza di servizi ed infrastrutture, può rendersi conto che lamuconesi e sangiacomesi, giovani e meno giovani, sono sempre più presenti e qui si si recano per una visita medica, per iscriversi ad una palestra o ad una scuola, per fare acquisti, per andare al cinema o al ristorante. C’è ancora tempo per arrestare questo fenomeno? |
PUBBLICATO 10/11/2019 | © Riproduzione Riservata
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