Frane e alluvioni. Il nuovo rapporto Ispra. Il 100% dei Comuni calabresi è a rischio


Roberto Saporito

L’edizione 2018 del Rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia, pubblicato dall’Ispra, istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, (nella foto la mappa del rischio frana ed alluvione) fornisce il quadro di riferimento aggiornato sulla pericolosità per frane e alluvioni sull’intero territorio nazionale e sugli indicatori di rischio relativi a popolazione, famiglie, edifici, imprese e beni culturali. L’Italia è uno dei paesi europei maggiormente interessati da fenomeni franosi, con 620.808 frane che interessano un’area di 23.700 km2, pari al 7,9% del territorio nazionale. Circa un terzo del totale delle frane in Italia sono fenomeni a cinematismo rapido (crolli, colate rapide di fango e detrito), caratterizzati da velocità elevate, fino ad alcuni metri al secondo, e da elevata distruttività, spesso con gravi conseguenze in termini di perdita di vite umane. Altre tipologie di movimento (colate lente, frane complesse), caratterizzate da velocità moderate o lente, possono causare ingenti danni a centri abitati e infrastrutture lineari di comunicazione. I fattori più importanti per l’innesco delle frane sono le precipitazioni brevi e intense, quelle persistenti e i terremoti. La superficie complessiva, in Italia, delle aree a pericolosità da frana PAI e delle aree di attenzione è pari a 59.981 km2 (19,9% del territorio nazionale). Se prendiamo in considerazione le classi a maggiore pericolosità (elevata P3 e molto elevata P4), assoggettate ai vincoli di utilizzo del territorio più restrittivi, le aree ammontano a 25.410 km2, pari all’8,4% del territorio nazionale. La Toscana, Emilia-Romagna, Campania, Valle d'Aosta, Abruzzo, Lombardia, Sardegna e la Provincia Autonoma di Trento presentano le maggiori superfici a pericolosità elevata P3 e molto elevata P4. Alluvioni. Nove Regioni (Valle D'Aosta, Liguria, Emilia- Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria) hanno il 100% di comuni interessati da aree a pericolosità da frana P3 e P4 e/o idraulica P2; a queste si aggiungono la Provincia di Trento, l'Abruzzo, il Lazio, il Piemonte, la Campania e la Sicilia con percentuali maggiori del 90%. Popolazione a rischio frane. La popolazione a rischio frane in Italia residente nelle aree a pericolosità PAI elevata e molto elevata ammonta a 1.281.970 abitanti, pari al 2,2% del totale. Campania, Toscana, Emilia-Romagna e Liguria hanno i valori più elevati di popolazione a rischio frane in aree P3 e P4. Famiglie a rischio frane. Le famiglie a rischio in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata (P3+P4) sono 538.034 pari al 2,2% del totale. Le regioni con numero più elevato di famiglie a rischio frane in aree P3 e P4 sono Campania, Toscana, Liguria ed Emilia-Romagna. Edifici a rischio frane. Gli edifici a rischio in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata (P3+P4) sono 550.723 pari al 3,8% del totale. Le regioni con numero più elevato di edifici a rischio frane in aree a pericolosità P3 e P4 sono Campania, Toscana, Emilia-Romagna e Calabria. Industrie e servizi a rischio frane. Le unità locali di imprese a rischio in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata (P3+P4) sono 82.948 pari all'1,7% del totale. Le regioni con numero più elevato di unità locali a rischio frane in aree a pericolosità P3 e P4 sono Campania, Toscana, Emilia-Romagna e Lazio. Beni Culturali a rischio frane. I Beni Culturali a rischio frane in Italia sono complessivamente 37.847 pari al 18,6% del totale. Il numero più elevato di Beni culturali a rischio frane in aree a pericolosità P3 e P4 si registra in Toscana, Marche, Emilia-Romagna, Campania e Liguria. Popolazione a rischio alluvioni. La popolazione residente esposta a rischio alluvioni in Italia è pari a: 2.062.475 abitanti (3,5%) nello scenario di pericolosità idraulica elevata P3, 6.183.364 abitanti (10,4%) nello scenario di pericolosità media P2, e 9.341.533 abitanti (15,7%) nello scenario P1(scarsa probabilità di alluvioni o scenari di eventi estremi). Famiglie a rischio alluvioni. Le famiglie a rischio alluvioni in Italia sono 2.648.499 (10,8%) nello scenario a pericolosità idraulica media P2. Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Lombardia e Liguria presentano il numero più elevato di famiglie a rischio alluvioni nello scenario di pericolosità idraulica media. Edifici a rischio alluvioni. Gli edifici a rischio alluvioni in Italia sono 1.351.578 (9,3%) nello scenario a pericolosità idraulica media P2. Le Regioni Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Lombardia e Piemonte presentano il numero più elevato di edifici a rischio alluvioni nello scenario di pericolosità idraulica media. Industrie e servizi a rischio alluvioni. Le unità locali di imprese esposte a rischio alluvioni in Italia sono 596.254 (12,4%) nello scenario a pericolosità idraulica media P2 con 2.306.229 addetti esposti (14%). Le Regioni Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Lombardia e Liguria presentano il numero più elevato di unità locali di imprese a rischio alluvioni nello scenario di pericolosità idraulica media. Beni Culturali a rischio alluvioni. I Beni culturali a rischio alluvioni in Italia sono 31.137 (15,3%) nello scenario di pericolosità idraulica media P2 e raggiungono i 39.426 beni (19,4%) nello scenario di pericolosità bassa P1. Il numero più elevato di Beni culturali a rischio nello scenario P2 si registra in Emilia-Romagna, Veneto, Liguria e Toscana. Tra i comuni con più elevato numero di Beni culturali a rischio alluvioni nello scenario di pericolosità media P2 figurano le città d'arte di Venezia, Ferrara, Firenze, Genova, Piacenza, Ravenna e Pisa. Per quanto ci riguarda da vicino, colpisce il fatto che tutti i comuni della regione sono esposti al rischio frana ed al rischio alluvione e che migliaia sono gli edifici a esposti al rischio frana. Quella che abbiamo pubblicato è una sintesi del Rapporto Ispra che si è basato sui dati provenienti dalle Autorità di bacino e dalle Regioni. In questo lavoro, un ruolo fondamentale lo hanno svolto i geologi, sentinelle del territorio, gli unici ad avere le competenze per conoscere il sottosuolo, la morfologia e l’evoluzione del territorio e, quindi, a portare avanti azioni di prevenzione.
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PUBBLICATO 19/11/2019 | © Riproduzione Riservata

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