Una città allo sbando, chiamata a pagare colpe non sue


Luigi Caiaro-Giuseppe Intrieri

Più volte negli ultimi tempi siamo stati costretti a impugnare la penna per denunciare lo stato di progressivo degrado in cui è stata ridotta Acri.
Mai avremmo pensato, anche nel peggiore dei nostri incubi, di ritrovarci a descrivere una realtà così drammatica in tutti campi. Sembra di vivere uno scenario apocalittico: non c’è un solo settore della nostra realtà che non sia in affanno. Solo per fare qualche esempio. Sanità: il presidio ospedaliero Beato Angelo ridotto ai minimi termini, con la privazione di servizi essenziali e un progressivo depauperamento, nonostante il tanto decantato potere contrattuale ed i proclami del sindaco e del suo delfino. Viabilità: strade ridotte ad una groviera (altro che finanziamento legge 24 della Regione Calabria!!!). Sistema idrico in affanno e non in grado di garantire il servizio in maniera adeguata. Settore rifiuti sempre più depotenziato e non rispondente alle esigenze, nonostante il pagamento esoso del servizio (i cittadini fanno aumentare la percentuale della parte differenziata, ma la bolletta risulta sempre più cara)!!!! Aspetto culturale totalmente disatteso e ignorato da questa amministrazione. I pochi eventi sono affidati alla buona volontà dei singoli. La vicenda pirandelliana del teatro, per il quale esiste il capitolo di spesa e il finanziamento ad hoc. Non si capisce il motivo per cui quest’opera-che potrebbe essere utilizzata in vari modi, dalle conferenze, agli eventi culturali, alle rappresentazioni-non viene ultimata ne vorremmo dare credito alle tesi maligne, non minoritarie, secondo le quali peserebbero valutazioni prettamente ed impropriamente personali nel boicottaggio dell’opera. Una galleria ultimata, che non viene aperta per qualche lampadina. Chiusura progressiva di una serie infinita di servizi pubblici, come ad esempio l’ufficio del lavoro. Scarsissima attenzione verso le Attività produttive presenti sul nostro territorio. Situazione economico-finanziaria drammatica, con continue anticipazioni di cassa che stanno nuovamente indebitando il Comune, nonostante l’ingresso in giunta di “genio” della finanza locale. Passi indietro in tutti i settori, anche nella gestione delle cose più spicciole ed ovvie come ad esempio la nomina da parte della sola maggioranza degli scrutatori alle ultime elezioni regionali e la pubblicazione di una Long List riservata ad esperti esterni per il conferimento di incarichi professionali dove figurano, riprovevolmente, nominativi che eticamente mai si sarebbero dovuti trovare in lista. Per non parlare, cosa ben più grave, degli affidi diretti a ditte e professionisti, becera pratica da sempre contestata dal signor sindaco quando sedeva, da consigliere comunale nei banchi, dell’opposizione e che invece oggi viene frequentemente utilizzata. Nebulizzazione e dispersione dei consensi che l’intera colazione per lo più di centro sinistra era riuscita a capitalizzare nel 2017, grazie all’impegno di molti, "ripagati” poi nel modo indegno a tutti noto. Ciò che maggiormente colpisce gli osservatori esterni è la progressiva mercificazione della politica, divenuta uno strumento di arruolamento politico-clientelare per adepti e familiari degli adepti. I continui rimpasti di giunta sono l’espressione più fedele di un sindaco e di una maggioranza schizofrenica alla ricerca convulsa di una direzione che non trova e che scarica le sue frustrazioni sulla testa di questo o quell’assessore di turno. La criminalizzazione di qualsivoglia voce dissonante è l’espressione più fedele del livello di tensione nervosa del sindaco e dei suoi signorsi. Chiunque alzi la voce per descrivere nient’altro che la realtà viene additato come il peggiore degli uomini. La cacciata dei dissidenti Intrieri e Caiaro dalla maggioranza non ha riportato serenità nella macchina comunale, anzi le tensioni e i contrasti si sono acuiti. Il rimpiazzo, palesemente amorale e innaturale, non è servito, né poteva servire, a ridare fiato a un malato terminale. Di fronte a uno scenario così drammatico, si impone una presa d’atto e un gesto di responsabilità da parte del primo cittadino: le dimissioni di una maggioranza palesemente incapace e inetta, ridando voce al più presto ai cittadini. Si dice questo al netto di qualsivoglia forma di sciacallaggio e di speculazione su vicende personali, nelle quali non vogliamo entrare. Signor sindaco, noi abbiamo il nostro stile e la nostra storia che ci contraddistinguono fortemente da lei. In nome di questo stile e di questa storia non ci serviremo mai di strumenti impropri per invitarla a smettere di fare danni. Prenda atto del suo fallimento politico e dia una possibilità a questa città. |
PUBBLICATO 22/02/2020 | © Riproduzione Riservata

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