A proposito di maschere


Luigi Caiaro-Giuseppe Intrieri

L’ultimo comunicato di Articolo Uno, nella persona dei due unici superstiti, è veramente un capolavoro.
In preda a una sorta di psicosi, dettata verosimilmente dalla consapevolezza di un fallimento politico, culminato in un brutale e universalmente riconosciuto tradimento, i due interpreti si sono lanciati in una serie spassosissima di considerazioni, talmente astruse, che non possono restare senza replica. Troviamo assurdo che chi ha tradito un preciso mandato elettorale, passando dall’altra parte, si arroghi il diritto di attribuire maschere agli altri e segnatamente a chi, a viso aperto, ha da sempre tenuto testa a questa Amministrazione fallimentare, che verrà ricordata per il nulla assoluto, oltre che per una schizofrenia di fondo, che ha portato il primo cittadino alla ricerca di continui capri espiatori del proprio fallimento. Non vogliamo infierire oltre su chi occupa una posizione scomoda e viene universalmente additato come traditore, ma non possiamo accettare lezioni di coerenza e dicoraggio da chi oggi è costretto a portare una maschera per nascondere rossore e vergogna per un atto che non trova precedenti nella storia del nostro Comune. Né è possibile infiorettare il tutto cercando di apparire come i “salvatori della patria”. La realtà è una sola: in nome di una poltrona si è scesi a compromessi con l’avversario dichiarato di un tempo. Sempre in nome di questa poltrona, ci si è assunti l’onere di difendere l’indifendibile e presentare come virtuoso un percorso triennale, costellato di fallimenti, inefficienze e disastri a tutti i livelli. Dopo aver letto il comunicato di Articolo Uno, ci siamo chiesti: questi signori vivono ad Acri o in qualche altra realtà? La descrizione che fanno della loro città non combacia minimamente con lo squallore che ci avvolge e di cui vanno identificate precise responsabilità in chi, anziché governare, dal 2017 ad oggi, si è divertito a giocare alla battaglia navale, scambiando i propri compagni con navi da affondare. Le due new entry trovano il coraggio di attaccare e, senza vergogna, assumere la difesa d’ufficio di un’Amministrazione che avrebbero dovuto, per preciso mandato elettorale, avversare. Avremmo gradito che nel loro comunicato i due “eroi” avessero fatto dei rilievi precisi e, soprattutto, avessero parlato di cose realizzate anziché di una lunga serie di propositi. A questi signori, forse, non è chiaro che il tempo dei proclami è finito, siamo a quello, amaro, dei bilanci. Quanto alle accuse a noi rivolte, le restituiamo al mittente con una postilla: in effetti non sbagliate quando pensate che i sottoscritti non siano da soli a combattere le loro battaglie. Siamo un gruppo sempre più nutrito e unito da un unico obiettivo: l’abbattimento per via elettorale di un perverso e amorale familismo da cui vogliamo che Acri si liberi. I tempi sono maturi e siamo pronti alla prossima sfida elettorale. Quanto alle accuse e alle offese rivolteci da Articolo Uno, ci limitiamo ad eccepirne l’assurdità, come assistessimo a una commedia pirandelliana, nella quale i traditori danno lezioni di etica agli altri. Un detto popolare acrese abbastanza noto recita: “vidi a cchi munnu chi simu arrivàti: u làtru è boia e l’arrobbàtu è ‘mpisu”(vedi in che mondo siamo arrivati: il ladro è diventato giustiziere ed il derubato l’impiccato). |
PUBBLICATO 29/02/2020 | © Riproduzione Riservata

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