OPINIONE Letto 2389  |    Stampa articolo

Silenzio in sala: la caduta della grande opera. Ispirato da “Il mondo salvato dai ragazzini” di Elsa Morante.

Foto © Acri In Rete
Maria Grazia Bisurgi
condividi su Facebook


Eccolo! Il carrozzone! La Grande Opera! con le sue doppie quinte mobili e giranti. Eccolo! Si è fermato nel centro della Piazza dell' Impero Regionalstatale, che “con la sua geometria conveniente alla norma teatrale della visione, fa godere indifferentemente da qualsiasi punto dell'intera sua superficie, la verisimiglianza dovuta”.
Eccola! La Grande Opera! Tanto attesa, tanto sperata... Si presenta finalmente ai nostri occhi nella potenza della sua illusorietà, nella fragilità della sua struttura, nella sua natura snaturata.
Eccolo l' ingranaggio oleato a suon di colpi e spinte perentorie, che fa muovere corpi e vite tra costumi di scena, rappresentazioni sociali in una corsa all' impazzata verso mete er(g)oiche.
E Noi saltimbanchi delle carte, operatori d'ufficio, comici e sdrammatizzatori, giocolieri nella circostanza, educati artisti in camicia di laurea, maniaci passionali del teatro, poveri, oratori e cantanti, musicisti in tv, ricercatori spasmodici dell'antichità, falliti clown dell'organizzazione della cultura, del senso perso di comunità, del teatro e delle scie luminose che si perdono nell'infinito tutto...Eccoci! Non abbiamo più un rifugio.
Non abbiamo rispettato il segnale di Stop! Vuoto. Ed ecco entra il “virus”. Protagonista assoluto con il suo uncino molecolare.
Con la sua entrata cadono le scenografie, e il pubblico rimane visibilmente smarrito.
Il “virus” silenziosamente inizia a raccontare, svelando la misura delle cose. La verità che porta con il suo ingresso racconta la realtà oggettiva del Teatro, oggi, in Calabria, in Italia.
Un mondo in affanno, in sofferenza, in povertà, in umiliazione, in “disperata vitalità”.
E Noi artisti forsennati, redentori del visibile, non abbiamo rispettato il segnale di Stop! Tanti, siamo scesi a troppi compromessi, per lungo tempo, sostenendo un lavoro inesistente, pur di essere lì su quelle tavole di palco, perché “lo spettacolo della Grande Opera deve continuare”, costi quel che costi, nonostante l'affanno, nonostante i pochissimi soldi, nonostante le garanzie lavorative totalmente annullate, nonostante le costanti e perenni umiliazioni. Va tutto bene!
Evviva la Grande Opera! Mentre si fanno largo Critici, Giornalisti, Ministeri e Burocrati, Politici, Padri Moralissimi, Signore illibate, Direttori Ruffiani, Azionisti, Festivalisti, Mafiosi, Dirigenti Culturali ecc. ecc.
E da una qualsivoglia parte del grande palcoscenico si sente: Il Festival!
Anche quest' anno si è svolto al meglio! Abbiamo dato continuità lavorativa e di vanto per il territorio. Sold Out. Sold Out. Sold Out. Sold Out. Sold Out. Sold Out.
Questo è un evento storicizzato. Sold Out. Sold Out. Sold Out. Sold Out. Sold Out. Sold Out. La “stagione”! Eccola! Sui cartelloni 6x3. Sold Out. Sold Out. Sold Out. Sold Out. Sold Out. Sold Out. Abbiamo montato uno spettacolo in 15 giorni.
Non importa non essere pagati. Stiamo investendo. Sold Out. Sold Out. Sold Out. Sold Out. Sold Out. Sold Out. Partecipare fa pubblicità, ci darà lustro.
Si parlerà prima o poi di noi. Sold Out. Sold Out. Sold Out. Sold Out. Sold Out. Sold Out. Ecc. ecc.
Il “virus” intanto rimane fermo, costante, presente, propaga la sua forza scenica in silenzio.
E così... nell' atmosfera surreale della circostanza, nata dal contrasto tra realtà del consenso e sogno, l'affanno scompare e il respiro si naturalizza, il tempo rallenta.
Si sgretolano gli stucchi, si squamano gli affreschi. Cristalli di lampadario iniziano a cadere come grandine.
In sala scheletri di spalti e macerie.
Fili di corrente spezzati scintillano e i tessuti del sipario, di un tempo rossofuoco, anneriscono.
Implode il graticcio sotto il peso del cielo. Dietro le quinte, barlumi di sogni conservati in ampolle di vetro scheggiate, sono pronte ad evaporare verso la luna o....Pausa. Silenzio.
Il Teatro è l'ultima tribuna dove l'idealismo è ancora una questione aperta” Peter Brook. Foto di Carlo Paone, Il Mago di Los Angles (Satriano), 1989.

PUBBLICATO 04/04/2020 | © Riproduzione Riservata





Ultime Notizie

OPINIONE  |  LETTO 878  
Il Comitato per i beni comuni di Acri ha preso partito per l'utopia del buon governo
Generalmente si sentono molte critiche alla macchina amministrativa dello Stato e degli enti locali; la critica alla burocrazia per le politiche neoliberiste è un leitmotiv, criticare le pastoie ammin ...
Leggi tutto

I RACCONTI DI MANUEL  |  LETTO 593  
Le antiche fontane naturali di Acri, potenziale ricchezza per il territorio
Acri, come tutti ben sanno è posto a 720 metri nel cuore verde della Sila. Per la.... ...
Leggi tutto

OPINIONE  |  LETTO 1530  
Lettera educata
Ho atteso qualche giorno per averne certezza e, adesso, finalmente questa c’è e io, allora, posso dirlo, ammetterlo, si, io faccio outing: io sono un maleducato! Il sig. Sindaco ha risposto alla mia l ...
Leggi tutto

POLITICA  |  LETTO 1889  
Fascia contesa... La ''ruba'' Maiorano
Comprendiamo il sindaco Capalbo che, suo malgrado, è stato costretto a “virare” su Luigi Maiorano. Ne avrebbe fatto volentieri a meno sebbene gli ottimi rapporti ma dopo la rinuncia di Bruno e i veti ...
Leggi tutto

COMUNICATO STAMPA  |  LETTO 1041  
La cattiva abitudine di fare di tutta l'erba un fascio
In politica è risaputo, in molti casi fa comodo fare di tutta l’erba un fascio. Ne è un esempio lampante il comunicato del sindaco di qualche ora fa che taccia di incoerenza l’intera minoranza, a suo ...
Leggi tutto