All’aria aperta
Assunta Viteritti
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Ora bisogna darsi da fare. Uscire di casa, i bambini devono ritrovare lo spazio in cui muoversi, giocare, ragazzi e ragazze devono poter riprendere a passeggiare, a parlarsi, per strada, insieme, e non più solo sui social.
Le scuole stanno finendo e i più non si ritroveranno in classe per quest’anno. I maggiorenni avranno una loro speciale maturità, in presenza ma distanziati comunque vicini. Tutti hanno dato una buona prova, forse alcuni potevano fare di più. I bimbi delle scuole elementari hanno avuto in genere poca didattica on line, spesso sostituita solo dall’impegno a casa delle mamme (si spesso solo loro). Non credo sia stato un problema tecnico. Forse ha frenato l’inesperienza di molti insegnanti che si sono affidati ai compiti trasferiti sui cellulari dei genitori tramite whatsapp. Si poteva fare di più e alcuni insegnanti in modo autonomo e creativo hanno fatto di più. Si perché anche nell’emergenza ci vuole creatività e coraggio. Non leggere solo i limiti ma anche le opportunità. La scuola della burocrazia centralizzata non aiuta a pensare e a fare creativamente ma alcuni docenti, in modo autonomo, hanno provato a farlo, coinvolgendo i più piccoli in modo più continuo dando loro vicinanza più che contenuti. Di sicuro anche i più piccoli in questi mesi hanno imparato per loro conto, tanti cartoni, tanta TV (troppa), un uso più libero dei cellulari dei genitori. Certo gli insegnanti non sapranno veramente cosa hanno appreso, non se ne sono veramente occupati, hanno preferito una delega piena ai genitori (quando presenti, quando capaci e quando disponibili). Quanti genitori hanno potuto (saputo) seguire bambini e ragazzi? Le emergenze non sono condanne e forse insegnanti e dirigenti delle scuole dei più piccoli potevano fare di più. Per le scuole medie è andata leggermente meglio, le piattaforme hanno dato quasi subito una mano anche se non tutti i docenti le hanno usate subito, è difficile improvvisarsi in insegnanti a distanza, spesso si tende a riprodurre quanto fatto in aula mentre la didattica a distanza (quella fatta con i criteri di efficacia educativa) necessita di altre posture, altri metodi e altri contenuti. Si è fatto quanto si è potuto. Si poteva fare di più e meglio. I giovani preadolescenti hanno dormito di più, si sono annoiati, hanno fatto più vita sui social, trascorso più tempo con i genitori, scoperto nuove serie TV e video giochi a distanza, anche le ragazze. Nelle superiori, fondate ancora solo sulle discipline e sui contenuti, i licei se la sono cavata di più, non ho molti elementi per dire come se la sono cavata gli istituti tecnici e professionali ma credo abbiano fatto del loro meglio. Gli adolescenti sono stati maturi, hanno studiato, si sono adattati. Certo molti studenti, in tutte le filiere, sono rimasti indietro, i motivi sono diversi, digital divide, disagio e disabilità. Molte criticità sono rimaste più attive del solito. Ma chi mai avrebbe pensato che un intero semestre senza aule, campanelle, interrogazioni, compiti in classe? Eppure è accaduto. Ora però bisogna dare prova di saper fare altro, di desiderare e progettare altro. C’è per questo bisogno di un impegno diffuso. Parchi, giardini, strade, sono pronte per accogliere bambine e bambini, ragazze e ragazze ma c’è necessità di un impegno creativo delle Istituzioni e delle Associazioni (ludoteche, palestre, teatro, danza, ecc. ) che dovrebbero trasferire le loro iniziativa all’aperto, all’aria aperta. Credo sia questo l’impegno di una amministrazione, invogliare gli operatori dell’associazionismo (tutto dalla Croce Rossa alle ludoteche, dalle scuole di musica alle palestre, dalle parrocchie allo sport) a dedicarsi ad attività ludiche e creative per bimbi/e e ragazzi/e, all’aperto e in sicurezza. L’unica cosa che non dovrà accadere è l’immobilismo, lasciando ancora una volta da soli le più giovani generazioni. Dopo la quarantena dovrebbero sentire (e poter ricordare in futuro), quanto è bello tornare all’aria aperta (anche nel verde attorno ad Acri) partecipando a iniziative belle e sicure progettate per loro da quanti operano sul territorio. Anche le famiglie ringrazierebbero e credo sarebbero anche disposte a sostenere queste iniziative economicamente. I figli, piccoli e più grandi, devono uscire di casa e stare al sicuro insieme divertendosi. C’è solo bisogno di creatività e volontà collettiva. |
PUBBLICATO 02/06/2020 | © Riproduzione Riservata

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