RECENSIONE Letto 2285  |    Stampa articolo

Il tempo passa, il segno resta

Foto © Acri In Rete
Franco Bifano
condividi su Facebook


L’altra mattina, quando a sorpresa me lo sono trovato sulla porta dell’ufficio, con il sorriso sornione di chi č soddisfatto e gli occhi piů brillanti delle stelle nella notte di San Lorenzo, ho intuito che fosse venuto che per mostrarmi qualcosa alla quale tenesse molto. In effetti, Angelo era venuto per parlarmi del suo nuovo libro.
Ne avevamo parlato tempo fa, ma poi con l’arrivo della pandemia pensavo che il progetto avesse subito, come un po' tutte le cose, un inevitabile rallentamento. Evidentemente avevo sottovalutato quanto il mio amico, poeta di grande talento, fosse caparbio e tenace. Neanche il tempo di invitarlo ad entrare che era giŕ partito come un fiume in piena con il racconto del lavoro fatto. Il suo entusiasmo del resto č comprensibile, questo č il nono libro che scrive negli ultimi undici anni.
Il nuovo lavoro arriva dopo ben sette libri di poesie in vernacolo, oltre a una sorta di dizionario acrese-italiano scritto nel lontano 2009. Č una raccolta meticolosa quanto preziosa di proverbi, modi di dire e filastrocche. Tutte espressioni tramandate nel tempo dai nostri nonni. Non un semplice libro quindi, ma uno scrigno dove ritrovare una buona parte del nostro vissuto.
Nel mostrarmi l’impaginazione, Angelo non sfoglia le pagine ma letteralmente le accarezza, quasi temesse di sciuparle. Lo fa con la stessa premura di un papŕ che si occupa del figlio in fasce.
Mi colpisce la bella immagine scelta per realizzare la copertina. “Č una magnifica foto realizzata da mia figlia”, mi dice con orgoglio. In effetti, Marianna č riuscita a catturare in uno scatto l’austera bellezza che mostrano i ruderi di alcune case del centro storico piů nascosto. Alcune mura continuano a restare ostinatamente e orgogliosamente ancora in piedi, nonostante le offese ricevute dall’incuria e dal tempo.
Inevitabilmente finiamo per parlare degli oltre 370 premi ricevuti in ben 17 regioni, oltre naturalmente quelli alla carriera. Tuttavia, nonostante siano aspetti gratificanti gli occhi prima scintillanti si coprono di un velo di tristezza, la stessa che caratterizza alcune sue poesie.
So giŕ cosa lo amareggia, č una questione che lo tormenta da tempo ormai. Mi dice infatti: “Negli anni, cambiano i suonatori, ma la musica per me resta sempre la stessa. Mentre ricevo premi e gratificazioni da quasi tutta l’Italia, le istituzioni della mia cittŕ sembrano ignorarmi. In tutti questi anni, ad esempio, alla presentazione dei mii libri non ho mai avuto la soddisfazione di avere a fianco nemmeno un Sindaco. Del resto, mentre per gli altri i contributi non mancano, a me sembra che ogni volta mi facciano l’elemosina, acquistando poche copie di qualche mio lavoro. Dimenticano forse che la pubblicazione di un libro richiede costi elevati. Ma io non demordo e vado avanti. Per fortuna ho l’aiuto di Aziende che apprezzano il mio lavoro e lo sponsorizzano.”
Come dargli torto!
Credo fermamente che i libri di Angelo nel tempo saranno destinati a diventare preziosi testimoni del nostro dialetto e della nostra storia. In particolare, quest’ultimo rappresenta un sorta di diario nel quale tra cinquanta anni ritrovare magari le testimonianza di come eravamo e cosa pensavamo.
Il poeta Angelo Canino meriterebbe piů attenzione ed č un vero peccato che i “sonaturi”, come lui li definisce, suonino sempre lo stesso spartito, escludendo chi non ha “padrini” politici. Per questo, a mio avviso, il suo talento fa fatica ad essere valorizzato.
Considerato che non esiste peggior sordo di chi non vuol sentire, l’amico poeta ha voluto omaggiare questi “distratti” musicanti che continuano a proporre ancora nel 2020 il solito vecchio e logoro repertorio, dedicando solo ai soliti “amici” una sua poesia, naturalmente in vernacolo:

Věarsi nn’č scrittu tanti,
e cori allegri e dde cori affranti
věarsi e amuri e giuvanelli,
věarsi e cosi brutti e ccosi belli,
chissi chi ste scrivěanni a ssu munmenti,
su dedichčati a nnu certu tipu e genti
chi a ssu pajisi mia su stčati tanti,
e ssu d’illi, su lli musicanti.

Illi fčani chjňvari e scampčari,
u mottu preferitu č llu dicchčari,
c’č ll’avuchčatu, u měadicu, a commessa,
cŕngiani dopp’i voti ma a musica č lla stessa;
chčari sonaturi e ssu pajisi mia,
ccu qučada fŕccia caminčati ppe lla via?
nu riconoscimentu s’u mčritani tutti quanti
i figli e papŕ e ll’elemosinanti!!

PUBBLICATO 11/07/2020 | © Riproduzione Riservata





Ultime Notizie

OPINIONE  |  LETTO 1168  
Sogno '95
Acri č come un sogno, che ci si arrivi dalla strada della frana o dalla galleria, benvenuti nella cittŕ di Sant’Angelo, il centro si stende sonnolento fra il verde e l’azzurro del cielo che copre le s ...
Leggi tutto

FOCUS  |  LETTO 1848  
Focus. Fiori e piante. Passione, formazione e innovazione
Non solo ha deciso di restare ad Acri ma Francesca Orfello ha rinnovato la sua attivitŕ che le sta dando molte soddisfazioni. Ama definirsi fiorista, un lavoro che porta avanti con passione, cura, for ...
Leggi tutto

CURIOSITA'  |  LETTO 232  
Charles Didier in tour nei primi anni dell’ottocento a San Demetrio e in altri paesi
“Io partii da Corigliano un bel mattino d’autunno; lasciando a malincuore le sue torri feudali, il suo triplice acquedotto, le sue boscaglie d’arancio, m’avviai verso le colonie albanesi di San Demetr ...
Leggi tutto

EDITORIALE  |  LETTO 1075  
I nostri venti anni con le borse di studio
Nel 2004, era il mese di marzo, precisamente il 24, al giovane Gianluca Garotto, dottore in scienze politiche, viene in mente un’idea risultata essere poi vincente. Quella di creare un sito internet c ...
Leggi tutto

COMUNICATO STAMPA  |  LETTO 528  
Il progetto ''Point-Italia'' ideato dal calabrese Fusaro illustrato a personalitŕ del mondo dell'emergenza
In una Nazione come quella italiana dove le emergenze balzano agli onori delle cronache quotidianamente, assume un valore importante poter avere a disposizione progetti e idee che possano intervenire ...
Leggi tutto