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Azzarda per te stesso, non contro te stesso

Foto © Acri In Rete
Ludovica Bonofiglio
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Stanno lì a studiare il cosiddetto equilibrio delle probabilità, e meditano seriamente i colpi da tentare, tutta un’architettura di gioco, consultando appunti sulle vicende dei numeri: vogliono insomma estrarre la logica dal caso, come dire il sangue dalle pietre; e son sicurissimi che, oggi o domani, vi riusciranno.” Agli inizi del ‘900 Luigi Pirandello descriveva così i giocatori d’azzardo che uno dei suoi personaggi più famosi, Mattia Pascal, incontrò durante il primo dei suoi viaggi.
È passato più di un secolo, ma il fenomeno della ludopatia è tuttora presente e forse rimane una delle dipendenze più sottovalutate.
L'associazione A.S.P.A., che da anni lavora nel campo del sociale sul nostro territorio, ha posto proprio questa dipendenza al centro del progetto “NEANCHE PER GIOCO” coinvolgendo i ragazzi delle quarte e delle quinte delle scuole superiori di Acri. Il motto del progetto, scelto dai ragazzi, è “Azzarda per te stesso, non contro te stesso”.
I giovani sono soggetti a rischio e per questo la conoscenza del fenomeno e delle conseguenze sulla vita delle persone è fondamentale.
Tra l’altro, il metodo della Peer Education (educazione tra pari), permette un confronto prima con gli esperti e poi con i propri coetanei, riportando quello che si è appreso e confrontandosi liberamente.
Il progetto si è svolto nel pieno dell’epidemia tramite incontri virtuali sulla piattaforma Skype, ma questo non ha impedito un’ampia discussione sul tema: dall’identikit del giocatore d’azzardo, che potrebbe essere un giovane, ma anche un adulto, un uomo o una donna, alla parte prettamente scientifica che riguarda la dipendenza fino all’immaginazione dei possibili cambiamenti che la pandemia e l’isolamento forzato hanno portato nella routine di un giocatore.
Ne è venuto fuori un vivace scambio di idee, che ha portato alla realizzazione di un cortometraggio che mostra i vari volti del giocatore e la sofferenza che deriva da questo tipo di dipendenza tramite la recitazione, la musica, il ballo.
La colonna sonora del progetto è diventata Believer, canzone di un gruppo statunitense, gli Imagine Dragons, che recita così: “non dirmi quello che credi io debba essere, sono io al timone, sono io il padrone del mio mare”.
È esattamente questa la sensazione che si prova quando si gioca e si vince; crediamo di essere noi a condurre il gioco, senza accorgerci che siamo in balìa della dea fortuna che, non a caso, viene rappresentata con gli occhi bendati.
Si prova una sensazione di ebbrezza che porta a continuare ad investire il proprio denaro, fino a quando non si inizia a perdere e, nonostante si perda, si continua a giocare, perché quell’unica possibilità su un milione ci affascina, ci fa credere di poter cambiare vita, ci fa immaginare un nuovo scenario.
Eppure non ci accorgiamo che mentre rincorriamo quell’unico scenario la realtà che ci sta intorno cade a pezzi, il denaro finisce e le relazioni affettive vengono meno.

PUBBLICATO 16/10/2020 | © Riproduzione Riservata





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