Le danze popolari del Sud Italia: la tarantella, la pizzica e la tammurriata
Gaia Bafaro
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Nelle tradizioni popolari dell’Italia meridionale esiste un ballo che affonda origini nel paganesimo e nella magia: la tarantella. È necessario, tuttavia, effettuare una distinzione tra lo stile tipicamente Pugliese detto “pizzica” e le altre forme di tarantella. In Puglia e in Basilicata, si può parlare di danze che nascono dal popolo e dall’esigenza di affermarsi nella storia, esserci, sentirsi in qualche modo presenti e influenti nel corso di una vita dove le redini del potere sono brandite dalla classe nobiliare. Da questa “Crisi della presenza”, così come la definisce l’antropologo Ernesto De Martino, nasce un fenomeno religioso noto come tarantismo, dove a ballare per liberarsi da un male sconosciuto sono soprattutto coloro che nella società hanno sempre avuto un ruolo marginale : le donne. L’unione di religione, musica e danza è da ricercarsi nei riti orgiastici in onore di Bacco, dove le sacerdotesse o baccanti inneggiavano al Dio e alla vita con il potere del ritmo e l’energia del ballo,dunque, il tarantismo può essere considerata una forma di tali cerimonie rielaborata dal cristianesimo. Nel caso della pizzica, la musica e i passi sono da considerarsi una forma di esorcismo per liberare le donne da un male causato dal morso pericoloso del ragno chiamato tarantola. I primi sintomi ad indicare di essere stati morsi erano la noia e l’apatia ( avvisaglie tra l’altro della moderna depressione) e quindi con l’aiuto di tre strumenti (tamburello, violino e organetto) si iniziava una danza per liberarsi dalla possessione. C’è da dire che ogni ragno gradiva un proprio ritmo o colore di abito e i passi che si effettuano erano espressione della volontà di calpestare l’insetto malefico, di schiacciarlo per scacciarlo. Dal Medioevo al Settecento, fino a giungere ai primi del 900, le tarantolate si recavano, a fine giugno,alla festa patronale di San Paolo, l’unico capace di esorcizzarle. Ballare davanti a tutti i fedeli per queste donne equivaleva a scontare la propria pena. Non sempre la grazia veniva concessa alle ammalate e molto spesso, la superstizione e i primi segni del malessere lasciavano spazio ad una vera forma di isterismo per tutte quelle che erano condannate ad una vita da sottomesse e schiave e che trovano nella scusa della possessione un modo per richiamare l’attenzione. Con i tempi moderni il lato oscuro e mistico di tale danza ha lasciato spazio ad un ruolo di aggregazione sociale e corteggiamento mentre il ritmo del tamburello che serviva per mandare la posseduta in trance in modo tale da liberarla è divenuto più dolce. Per quanto riguarda la tarantella calabrese, siciliana e napoletana, le origini sono meno cupe e più gioiose. La danza calabrese ha sicuramente origini greche e veniva ballata durante le manifestazioni religiose e le feste private, diretta da un “mastru i ballu” ed eseguita da una coppia formata da uomo e uomo o donna e uomo, con passi diversi in base al sesso dei ballerini. La donna tiene le mani lungo i fianchi e non li solleva per esaltare la sua femminilità (vi sono richiami alle anfore greche e alla donna come contenitore, Sacro Graal, ventre fertile) , mentre gli uomini agitano le braccia come in una lotta o sfida. Si balla sempre in una “rota” con movimenti circolari e, a seconda delle zone della Calabria, vi sono variazioni nei passi e nel contatto fisico. Lo spazio della danza è espressione di luogo di lotta per l’affermazione di un maschio nel territorio o sinonimo di corteggiamento. La tarantella napoletana si afferma nel Settecento durante le feste religiose con funzione di aggregazione sociale,uno strumento diverso introdotto in questa area del Sud sono le nacchere e presenta movenze lascive ed erotiche. La tarantella a Napoli viene anche detta “tammurriata” il ruolo principale di questa danza, di origini greche e sannite è quello di comunicare con gli Dei e rendere, attraverso i passi, fertile la terra. Il cerchio è aperto, tutti possono inserirsi nel ballo che rappresenta un momento fuori dal tempo per evadere dal lavoro quotidiano, il tamburo è protagonista ed è un richiamo al ventre delle divinità lunari e alle ciclicità della vita e della luna. Molti di questi strumenti sono abbelliti con nastri, fiori e scene di guerra, con il tempo il tamburello sostituisce le Dee pagane per divenire sacro alle sette Madonne. Infine scopriremo le origini della tarantella Siciliana, le movenze sono sempre da ricondursi ai riti della fertilità e dell’agricoltura, tanto che esistono più tarantelle : quella per la vendemmia/U Roggiu; per il carnevale/Fasola della Tubiana (con passi che invogliano il risveglio della primavera);quella per il corteggiamento/U nozzu; Lanzet eseguita da soli uomini pastori; Jolla/ ballata in paese alla fine dei lavori agricoli; Scotis/ unica danza eseguita da aristocratici e proveniente dalla Scozia; Contradanza/ eseguita durante i matrimoni. Attraverso questo breve viaggio alla riscoperta delle danze popolari, sicuramente ci saremmo accorti del ruolo essenziale del balloe della musica nella storia degli uomini. Il ritmo è qualcosa di magico e misterioso, nato con l’uomo stesso e forse, retaggio ancestrale di quella divina immortalità che apparteneva un tempo anche agli umani.
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PUBBLICATO 07/11/2020 | © Riproduzione Riservata

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