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Ospedale, l'iter del reparto Covid19 e le prossime tappe

Foto © Acri In Rete
Fausto Sposato
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In riferimento alla nota a firma dei consiglieri di opposizione (escluso il consigliere Palumbo) nella quale vengo tirato in ballo mi preme di fare chiarezza per i cittadini e cosa gradita agli autori della suddetta nota:
- In altre occasioni avevo già precisato che il sottoscritto non ha mai paragonato Acri al Policlinico romano, anzi, tale affermazione appartiene ad uno dei tanti tuttologi che, quotidianamente, forse non avendo nulla da fare, sfogano le loro repressioni sui social. Spesso lanciando proclami tipo ”…per abbattere il potere bisogna abbattere prima i servi dello stesso”. Nobile affermazione se fatta da uomini con un passato glorioso e trasparente, con alle spalle un bagaglio culturale e professionale di spessore!
- Ma entriamo nel merito dell’articolo partendo dalla ricollocazione del P.O.di Acri in una nuova rete ospedaliera. Forse non tutti sanno che la classificazione degli ospedali è stata stabilita con il D.M. 70 e dal DCA/64. Quando questi furono pubblicati, l’attuale Amministrazione non era al governo della nostra cittadina.
- Dal DCA/64, che pubblicava le linee guida, sono stati poi redatti gli atti aziendali. Acri, come è noto, è stato collocato come Ospedale di zona disagiata, con riferimento lo SPOKE di Castrovillari. L’attuale Amministrazione è intervenuta e, con l’allora Direttore dell’ASP, si è giunti a rendere autonoma la direzione medica di presidio, nominando l’attuale referente sanitario. Pertanto, una eventuale ricollocazione del P.O. di Acri come altro ospedale, doveva partire dal Ministero che avrebbe dovuto modificare il DM 70 ed a cascata anche i vari DCA.
- La collocazione del reparto è stata decisa dai tecnici dell’ASP dopo attenta valutazione dei percorsi, in quanto Acri presenta le stesse criticità degli altri ospedali che, è bene ricordarlo, non sono nati per affrontare il COVID. Ora, al sottoscritto non risulta che i manager delle aziende si confrontino con gli operatori sanitari per prendere decisioni, altrimenti verrebbe meno il loro ruolo di decisori e di responsabili dei processi.
- A questo proposito, nella richiamata nota, si parla della direzione dello SPOKE che avrebbe dovuto autorizzare i posti. È bene informare i cittadini che il rappresentante legale dell’ASP cosentina è il Commissario straordinario quindi non un dipendente qualsiasi. L’autorizzazione è stata dunque pubblicata dal dipartimento della salute della regione Calabria con una nota di chiarimento indirizzata solo al Commissario . Però, mentre il Direttore dello SPOKE diffidava i dipendenti e disconosceva il Referente Sanitario, la Commissaria ne confermava il ruolo. Non solo, lo stesso Direttore dello SPOKE, in data 26.11.2020, ha chiesto alla Direzione di Acri, nella persona del sottoscritto, di individuare N°5 Infermieri e N°3 operatori di supporto da trasferire con urgenza a Rossano, oltre naturalmente a quelli già inviati obbligatoriamente. Cosa poi non avvenuta per l’intervento dell’amministrazione.
- Ritornando all’allocazione del reparto COVID, vorrei capire in quali spazi dismessi si sarebbe potuto allocarlo visto che l’unico spazio libero è il terzo piano del vecchio padiglione. A questo proposito è bene ricordare che la regola principale per una struttura del genere è di non creare promiscuità, nel vecchio padiglione esiste la Medicina, il Laboratorio con centro prelievi, la Direzione di presidio, la Guardia Medica, gli spogliatoi per la ditta di pulizie, l’ORL e l’ambulatorio del medico competente. Se a questo aggiungiamo che non esistono percorsi riservati e che lo stato delle stanze, al momento, è pessimo, vi lascio trarre da soli le conclusioni.
- In riferimento ai benefici per l’utenza è bene spiegare che la riduzione delle prestazioni è dovuta alla pubblicazione dell’ordinanza N°85. La stessa consentiva solo ed esclusivamente le prestazioni di urgenza. Siccome chirurgia ambulatoriale ed oculistica non rivestono carattere d’urgenza, le attività si sono dovute forzatamente fermare con il rischio, questa volta concreto, di spostare il personale. La chirurgia riprenderà le attività previste del Day Surgery appena le ordinanze lo consentiranno, collocando i pazienti che hanno necessità di fermarsi la notte, presso il reparto di medicina, così come previsto dall’atto aziendale.
- Non corrisponde al vero che gli ospedali COVID non possono erogare altre prestazioni prova ne sono gli ospedali della provincia e l’ospedale di Cosenza che continuano nelle loro attività seppur dimensionati per i decreti prima citati. Colgo l’occasione per precisare che l’Azienda Ospedaliera di Cosenza ha riconvertito ben 157 posti letto in posti COVID oltre le terapie intensive, chiudendo o accorpando gli altri reparti. Non si vede quindi lo scandalo nel riconvertire, momentaneamente, un reparto in una situazione di emergenza come quella attuale.
- Per la dotazione strumentale mi preme mettere in evidenza che saranno acquistati e posizionati respiratori, caschi per C-Pap, defibrillatori, monitor multiparametrici, DPI per la protezione degli operatori ed altro materiale necessario al funzionamento del reparto. È stato chiesto il rientro del personale trasferito e di altro personale. Tutte cose che, come è facile immaginare, non avremmo mai potuto ottenere in condizioni diverse.

La presenza di un reparto COVID non è una vittoria perché nessuno avrebbe mai voluto e nemmeno potuto prevedere una tale situazione, ma è successo e dobbiamo prenderne atto nella speranza che tutto possa risolversi al più presto. Questo, a mio parere, è il momento di stringersi tutti insieme, ognuno per le proprie competenze e nel rispetto dei ruoli per fronteggiare l’emergenza.
Chi non avrebbe voluto un ospedale diverso?
Chi non ha sognato i fasti di un tempo?
Chi non prega affinchè tutto si risolva al più presto ?
Forse questo è il momento del silenzio e di lasciare lavorare gli organi competenti, in attesa di momenti più propizi.
Da parte del sottoscritto non è mai mancato e mai mancherà l’impegno per l’ospedale e per il territorio.
Ritengo ci siano i margini per programmare una sanità diversa, forse migliore, perché tutto non sarà più come prima, dopo il COVID.
A chi ancora oggi legge nelle scelte compiute nell’interesse generale altri significati, non saprei cosa altro dire, se non raccontare i fatti di mia conoscenza.
Il resto importa poco alla gente, stufa di leggere attacchi ed invettive rivolte alla mia persona ed alla mia famiglia, senza che vi sia motivo alcuno, se non astio di persone che mai ho frequentato e che, sono certo, mai frequenterò.

PUBBLICATO 29/11/2020 | © Riproduzione Riservata



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