Le origini, la storia, la simbologia e le tradizioni del Natale
Gaia Bafaro
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Natale è il momento più atteso dell'anno, ma quali sono le sue origini? Proviamo insieme a ricostruirne la storia. Nel passato, l'uomo, osservando il cielo, ha compreso che il sole era necessario alla sua sopravvivenza e a quella del pianeta, per questo motivo ha cominciato a venerarlo come una divinità capace di diffondere luce, calore e prosperità.
Sono molti e diversi gli Dei nelle civiltà pre-cristiane identificate o legate al sole: Attis figlio di Fregia, Krishna in India, Dioniso in Grecia, Mitra in Persia e Horus in Egitto, tutti con una storia simile. Ad esempio, Horus (3000 a.C), nacque il 25 dicembre da una vergine chiamata Isis-Mari. La sua venuta fu annunciata da una stella dell'Est che tre re seguirono per adorare il nuovo salvatore. Cresciuto, il Dio ebbe al suo seguito dodici discepoli che lo seguirono e compirono insieme a lui miracoli, fu tradito da uno di essi Typhon, venne crocefisso e resuscitò dopo tre giorni. Tutte le divinità solari subivano la stessa sorte La ragione di questo destino comune è da ricondursi a motivi astrologici. La stella che preannuncia la nascita di Cristo e degli Dei conosciuti prima dell'avvento del cristianesimo è Sirio che la notte del 24 dicembre punta verso Est, dove sorge il sole. Questa stella, si allinea con altri tre astri della cintura d'Orione, così luminosi da essere conosciuti come i "Re", noti nella tradizione Cristiana come i Re Magi. L'immacolata madre celeste che partorisce il sole invece, è stata individuata con la costellazione "Virgo" o della vergine, contrassegnata dalla lettera "M", per questo motivo, i nomi delle madri iniziano quasi tutti con "M". La morte delle divinità solari avviene in croce, come mai? Sin dai tempi più remoti, si pensava che il sole iniziasse a declinare muovendosi verso Sud a partire dal solstizio d'estate (21 giugno) e che si arrestasse, come in un apparente morte,per tre giorni il 22 dicembre nella costellazione detta " Croce del Sud". A partire dal 25 dicembre, iniziava a spostarsi verso Nord, rinasceva,recando con sé giorni più lunghi, caldi e preannunciando la primavera. I dodici discepoli,invece, non sono altro che le dodici costellazioni che accompagnano il sole durante il suo percorso. Il Natale e i culti religiosi, razionalmente parlando, sono da ricondursi dunque all' attenta osservazione, sin dalle origini, della volta celeste da parte dell'uomo. Scopriamo quando si è generata l'idea della festività natalizia così com'è giunta sino a noi. Nell'antica Roma, il periodo dal 17 al 23 dicembre era dedicato ai festeggiamenti in onore del dio Saturno, protettore dell'oltretomba e del raccolto, tale ricorrenza era chiamata "Saturnalia". Durante i Saturnalia, il popolo romano, credeva che le divinità del sottosuolo vagassero per la terra e, per mezzo di riti di tipo orgiastico e licenzioso, cercava di placarle e convincerle a rientrare nel sottosuolo, favorendo il ritorno della primavera e della fertilità. Si effettuavano in tale occasione anche sacrifici umani, soprattutto di bambini e ci si scambiava doni , le famose "Strenne" giunte sino a noi. Il mondo veniva capovolto, come in una sorta di carnevale, i servi potevano considerarsi liberi e tra di loro veniva eletto un princepes, caricatura della classe nobiliare ma anche identificazione di Saturno. Grazie all'imperatore Eliogabalo, Il 25 dicembre, si affermò a Roma il culto del Deus Sol Invictus (colui che non è sconfitto), derivato dall'orientale venerazione per il "Genitor luminis", Mitra. Fu Aureliano nel 274 a ufficializzare tale adorazione che sostituì definitivamente la celebrazione dei Saturnalia; la prima fonte in cui compare la data del 25 dicembre è il Chronographus del letterato romano Furio Dioniso Filolao. Nel mondo celtico invece, il periodo del solstizio era conosciuto come Yule, dalla parola norvegese "jul" che significa ruota, o da Jolnir il padre del phanteon nordico chiamato anche Odino. Il Dio, durante il solstizio, partecipava ad una grande battuta di caccia, insieme ad altri dei ed eroi caduti,i bambini, lasciavano degli stivali pieni di cibo per il suo cavallo Sleipni e in cambio, Odino,li ricompensava con dei doni. Molto probabile è che la figura del tanto amato Babbo Natale, prima di essere divenuto il generoso S. Nicola, Santa Claus o il noto personaggio vestito di rosso della Coca Cola, sia stato il Dio nordico vestito di verde e oggi, le calze che si appendono vicino al camino nella notte del suo arrivo,siano le sostitute degli stivali. Qual è invece la simbologia degli addobbi natalizi e altre tradizioni? Anche le decorazioni che adornano le nostre case durante il periodo natalizio sono da ricondursi ad origini antiche e pagane, vediamone insieme qualcuna scoprendone i significati. L'albero di natale è un simbolo fallico di fertilità, si tratta di un abete o un pino poiché le sue foglie sono sempre verdi (immortali) ,viene abbellito con dolci, frutta e luci, per propriziare il ritorno della primavera e della fecondità della terra che sembra assopita durante i mesi invernali, la stella in cima all'abete rappresenta i quattro elementi. Secondo il credo cristiano, l'albero si abbellisce perché i pastori, recatesi a omaggiare Gesù bambino, deposero i loro doni sui suoi rami, tuttavia, questa spiegazione è troppo semplice e dobbiamo volgere il nostro sguardo ancora una volta alla realtà pagana. Il fato delle divinità maschili prima del cristianesimo è spesso legato agli alberi. Osiride fu ucciso da Seth e venne intrappolato in una cassa di legno, su di essa nacque un albero di melograno simbolo di rinascita; Adone invece , innamorato di Cibele ,si evirò sotto un albero di pino e i suoi sacerdoti, i dendrofori, portavano in processione in suo onore rami coperti di bende e infine Odino restò per nove giorni appeso a testa in giù sotto Yggdrasil, l'albero della vita, per acquisire la conoscenza. L'albero di Natale, quindi, è un richiamo alle divinità solari. E coincide con la loro personificazione in terra. Per quanto riguarda alcune tradizioni, sempre dal Nord e dai festeggiamenti di Yule, apprendiamo che si era soliti bruciare, il 21 dicembre, un grande ceppo cosparso di farina e foglie per aiutare il sole a rinascere e a tornare al suo solito splendore. Le ceneri del tronco erano conservate o sparse per i campi per assicurarsi buona fortuna durante i momenti più difficili dell'anno. Ancora oggi, la vigilia di Natale si brucia un grande ceppo per conservarne le ceneri, si tratta di un'usanza così radicata da essere stata trasformata in un dolce; chi non ha mai sentito parlare del famoso tronchetto natalizio? Un'ulteriore tradizione consiste del baciarsi sotto al vischio.Questa pianta era ritenuta sacra dai Druidi, nasceva "dal cielo" e le sue bacche erano raggruppate a gruppi di tre (numero sacro), veniva raccolta con una falce d'argento, metallo connesso alla luna ed alla femminilità poiché il vischio era una manifestazione maschile del dio arboreo. L'usanza di baciarsi sotto di essa, deriva dal fatto che schiacciate le sue bacche, ne viene fuori un liquido simile al "seme" dell'uomo, quindi si tratta di un rito propiziatorio alla fecondità e alla nascita. In fine, legata al periodo delle feste, è la figura della befana che vola sulla sua scopa la notte del 5 gennaio. La scopa è un chiaro simbolo fallico e potrebbe essere ricondotto al bastone magico utilizzato dai sacerdoti di Dioniso, il Tirso, quindi la vecchietta che solca il cielo, potrebbe far pensare ad una antica- sacerdotessa dei culti del dio solare. L'umanità, nel corso del suo progresso, è rimasta sempre attaccata al passato, cambia a quest'ultimo i dettagli, i nomi dei personaggi ma continua la sua eterna danza tra corsi e ricorsi storici. La terra si rinnova, eppure resta sempre nelle sua fondamenta uguale. I culti pagani sono sicuramente il primo approccio dell'uomo, probabilmente il più spontaneo ed ingenuo, alla sfera del divino, alla conoscenza dell'essenza delle cose e di se stesso, per questo motivo è difficile rimuoverli dal cuore e dalla tradizione della gente. Oggi si cerca in ogni modo di sradicare il paganesimo, di demonizzarlo, molte delle pagine della sua storia, dei suoi pensatori sono state distrutte, ma dovremmo fare i conti con quelli che sono stati i primi passi dell'uomo con i suoi salti e le sue cadute. Ogni religione o cosa inventata da mente o mano umana è imperfetta ancora adesso. Non possiamo dimenticare la nostra storia,mostrarci ipocriti o sordi nei confronti di quello che è stato, che siamo stati e che forse, nel profondo ancora siamo. In questa folle danza dei secoli, bisognerebbe tenere presente che, come disse il grande Lavoisier, "tutto si trasforma, ma niente si distrugge". |
PUBBLICATO 09/12/2020 | © Riproduzione Riservata

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