Sanità e salute: troppe differenze!
            
				  Ferdinando Laghi
					
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                         Qualche ulteriore riflessione sulle traversie che sta vivendo, o meglio subendo, l’Ospedale di Acri.  
                      Da ex Primario della Medicina - dal 2013 al 2017 – ho vissuto la complessità delle vicende che hanno riguardato e tuttora riguardano – inalterate ed anzi peggiorate – il “Beato Angelo”. Su di esso, e di conseguenza sui Cittadini acresi, la pandemia ha svolto un ruolo di “acceleratore” negativo che rischia, ove non si intervenga in maniera adeguata, di continuare a peggiorare l’offerta sanitaria – e dunque il diritto alla salute –, anche a pandemia in evidente miglioramento e, speriamo presto, sotto controllo. Stante la strutturale inadeguatezza della medicina territoriale, all’Ospedale – di Acri, ma certo non soltanto di Acri – fanno capo anche attività non strettamente ospedaliere ma che risultano ugualmente necessarie ai pazienti: piccola chirurgia, ambulatori medici, chirurgici, terapie dialitiche ed altro ancora. Il verificarsi della pandemia ha introdotto, in un sistema sanitario con troppe “toppe” e troppe precarietà, un elemento di ulteriore disequilibrio costringendo –per obiettive difficoltà, ma anche per inadeguatezza delle misure adottate, a livello locale e di governo dell’ASP – ad una rimodulazione dell’offerta sanitaria. Riduzione di servizi cui ha corrisposto una riduzione anche della richiesta di prestazioni da parte dei cittadini, impauriti dei possibili rischi nel recarsi in ambienti, sanitari si, ma anche potenzialmente infetti. Al riguardo, i dati diffusi da AGENAS sono drammatici: tra il primo semestre del 2019 e il primo semestre del 2020, IN CALABRIA, si sono verificati: il 34% di ricoveri in meno; meno 46,4 % di visite specialistiche; meno 40 % circa di visite di controllo (25 % circa in meno i controlli oncologici). Dati drammatici, dicevo, che, giorno dopo giorno, “presenteranno il conto” di questi “dilazionamenti” anche ai pazienti non Covid. Che fare? Mi sembra ovvio, ripartire dalla situazione pre-Covid, integrando, sanando e potenziando le situazioni deficitarie. Non certo depotenziando quello che già era insufficiente! Tre sono le iniziative di fondamentale importanza da mettere in campo per la tutela della salute, ad Acri come in tutta la Calabria: assumere, assumere, assumere. Integrare organici ridotti meno che al lumicino e prevenire l’ulteriore, disastroso impatto determinato dai continui pensionamenti di una popolazione di Operatori sanitari in là con gli anni e sempre (inevitabilmente e giustamente) meno motivata. È scandaloso che oltre 600 Operatori sanitari disponibili siano BLOCCATI DA PROBLEMI BUROCRATICO-AMMINISTRATIVI! Nella realtà di Acri tutto ciò vuol dire ripartire dalle attività e strutture presenti in epoca ante-Covid e potenziarle, atteso che, come posso testimoniare personalmente, la situazione era già ampiamente deficitaria durante il periodo della mia direzione della Medicina Interna. Tocca al governo tecnico-politico della sanità regionale – Commissario e Dipartimento regionale alla Salute- dare le risposte DOVUTE ai cittadini, in TEMPI CERTI e SENZA SCONTI, ma caso mai, con gli interessi! Le strutture vengano riefficientate, il CRONOPROGRAMMA dettagliato delle riaperture venga reso noto -con date certe- e non collocato in un “limbo” temporale indistinto. Si metta finalmente mano alle assunzioni del personale sanitario necessario DEDICATO e la Medicina Interna “riparta” con il numero minimo di posti letto – VENTI! – indicate e prescritte dalla vigente normativa per continuare ad essere una Unità Operativa Complessa, senza pericolosi “sconti” che rischierebbero di rivelarsi definitivi. Sanità e Salute tornino finalmente ad essere termini strettamente “apparentati” anche in Calabria.  | 
                    
PUBBLICATO 21/06/2021 | © Riproduzione Riservata
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