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La Vergine del Rosario e “le statue da vestire”

Foto © Acri In Rete
Gaia Bafaro
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Il mese di Ottobre è dedicato alla Madonna del Rosario. Nella cappella di S. Domenico di Acri è presente una meravigliosa statua del ‘700 che raffigura la Vergine del Rosario e può essere considerata testimonianza del culto delle “Statue da Vestire”. A partire dal 1500, in Chiesa iniziarono a comparire delle statue della Madonna (bambina, Madre con Gesù o nella versione dell’Addolorata) che potevano essere vestite con un sontuoso e personale corredo realizzato con gioielli, abiti ricamati di stoffe preziose e vere e proprie parrucche acconciate in base allo stile dell’epoca. Il culto della Madonna del Rosario, si diffuse principalmente nel ‘700 per volere di papa Pio V in memoria della vittoria che la Lega Santa ottenne contro l’Impero Ottomano il 7 Ottobre durante la battaglia di Lepanto (1571). Si credeva che i cristiani il giorno prima della battaglia avessero recitato il Santo Rosario alla Madonna e che per questo motivo gli venne concessa la grazia della vittoria. Secondo una versione riportata dalla Chiesa, il primo a cui apparse la Madonna del Rosario fu San Domenico e probabilmente a ciò si deve la presenza della statua della Vergine nella nostra splendida chiesetta a lui dedicata. Attraverso questa tipologia di statue da vestire, il fedele poteva toccare con mano il divino e solo coloro ritenuti particolarmente degni venivano scelti per la vestizione della Santa. Si trattava di un vero e proprio rito con regole ben precise da rispettare. Al di sotto delle vesti, le statue erano principalmente composte da un telaio, altre erano scolpite nel legno con particolare attenzione alle parti che fuoriuscivano : viso, mani e piedi. Ogni statua della Vergine era accompagnata da un corredo con vestiti per ogni occasione: l’abito giornaliero,quello per le ricorrenze e infine quello da indossare in processione, lo stesso avveniva per i bambinelli. Particolare attenzione era dedicata ai gioielli offerti da qualche fedele anche se solitamente di maggiore importanza era ritenuto chi regalava le vesti alla Madonna anche se nella maggior parte dei casi le erano donate dall’intera comunità. Erano alcune donne dotate di particolare maestria nell’arte del cucito ad assolvere il compito di confezionare gli abiti alla statua. In alcune parti le suore istruivano le vergini per ricamare le vesti, inoltre, non ci si poteva permettere di sbagliare poiché i ricami realizzati con filo d’oro o d’argento, risultavano molto duri da lavorare e poco malleabili. Ma l’affascinante culto delle Madonne da Vestire seguiva (e segue tutt’oggi) direttive molto rigide: solo alcune famiglie potevano prendere parte alla vestizione oppure si trattava di un privilegio concesso alle vergini o alle donne sposate. C’erano giorni in cui la Madre di Dio non doveva essere svestita, agli uomini era vietato vedere la Santa nuda, le fanciulle non poteva prendere parte al rito se si trovassero con il ciclo mestruale ed era concesso lavare gli indumenti solo a coloro che avessero bisogno di una grazia ( ad esempio chi desiderava avere un bambino ma non gli risultava semplice poteva portare la sottoveste della Madonna a casa e lavarla). Ogni operazione (dal cucito, alla vestizione, al lavaggio e persino quando si riponevano le vesti non utilizzate nel baule) era perennemente accompagnata da preghiera. Un altro esempio della Madonna da vestire presente nella nostra cittadina è quella della Madonna Addolorata, il corredo è spesso composto in questo caso da un pugnale ed un cuore d’argento, in questo caso il momento del cambio d’abito era affidato a chi soffrisse di una particolare malattia o chi avesse perso un figlio. Infine, nonostante questa tipologia di adorazione sia da sempre più sentita al Sud Italia, in alcune Cappelle del Nord è molto presente la figura di Maria Bambina, sia essa rappresentata come neonata con tenere cuffiette di pizzo e tuniche ricamate o come adolescente. Questo modo di adorazione, fu in un certo periodo osteggiato dalla Chiese stessa poiché ritenuto troppo “paganeggiante” e molte di queste statue vennero riposte nel buio delle sacrestie o addirittura bruciate. Si arrivò persino a condannarle poiché troppo carnali e capaci di poter indurre gli uomini a pensieri peccaminosi, dato che venivano realizzate con la statura tipica delle donne dell’epoca e rispettandone i gusti estetici. Quindi per volere di papa Pio X (dal 1903 AL 1910)si registrò una vera e propria caccia alle statue da vestire che andò ad intaccare quel tipo di venerazione contadina che necessitava di contatto e soprattutto di considerare il divino quasi come un amico o un famigliare. Certo è che si trattasse veramente di un approccio religioso molto antico , basti pensare alle statue dei Lari nelle famiglie romane, a quelle di divinità nei templi che potevano godere di ex-voto e corredi e per le quali si praticava una venerazione basata principalmente sul contatto visivo e tattile. In particolare si riteneva così tanto che le statue sulla terra fossero una parte della divinità che per ottenere una grazia talvolta i pagani le maltrattavano, legavano, mettevano da parte e addirittura insultavano fino a che non esaudissero le preghiere della comunità. Tornando alla nostra Madonnina del Rosario ma anche alla Madonna Addolorata, entrambe presenti nella Chiesetta di San Domenico di Acri, si può dire che rappresentino una grande ricchezza artistica, storica e culturale , un patrimonio da conservare e tutelare poiché non solo la loro presenza ci avvicina a Dio ma ci aiuta anche ad entrare in profonda connessione con noi stessi, la storia della nostra comunità e di quelli che sono stati gli approcci religiosi dei fedeli durante i secoli.

PUBBLICATO 14/10/2021 | © Riproduzione Riservata





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