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Il mio rapporto col pianeta Terra

Foto © Acri In Rete
Padre Leonardo Petrone
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Merita il nome “Amore”, solo l’amore sa operare miracoli: la Terra fa vivere i miliardi che siamo e mi piace vederla bella, pulita e produttiva. Il cuore mi piange quando dolose vampe bruciano e impoveriscono l’humus che fa germogliare e crescere l’orto per riempire il piatto e poi lo stomaco, è il bosco che rinnova il vitale ossigeno. Consultando un impolverato libro francese ho trovato un’ordinanza governativa per le colonie d’Africa del 1915“non tagliare un albero senz’averne prima piantato 7”, solo gli alberi sono valido argine all’avanzare del deserto. Da piccolo mangiavo la pesca sull’albero e le ciliegie tra i rami, le castagne prelevandole dai ricci: avevano sapore. La prima volta che, per galateo, ho mangiato la pesca col coltello non l’ho finita, aveva sapore diverso. Ecco come mi muovo nei limitati metri quadrati della concessione: faccio attenzione a non calpestare l’erba, raddrizzo lo stelo piegato, saluto il sorridente il girasole, accarezzo la rosa bella e profumata, rifletto accanto al garofano amoroso, parlo col rododendro, ammiro a lungo il campo di grano, mi addentro nel bosco per ascoltare i messaggi amorosi degli uccelli, il tramonto mi sorprende sull’altura per ammirare il sole che scende oltre l’orizzonte. Ringrazio madre Terra per il grandioso spettacolo e per il necessario che trovo in cucina, faccio ritorno senza calpestare i fiori. Due anni nella grande foresta del Kongo tra i Pigmei, hanno sviluppato in me conoscenza, rispetto, amore per la natura. I Pigmei non piantano alberi, sanno bene che la foresta sa crescere e migliorare. Ho conosciuto un albero che fa un frutto quanto e come un barile, a maturazione avvenuta scoppia con rumore di grande sparo e sparge i semi oltre il km di distanza. Potete ammirare il fenomeno in una piantina di origano: ogni anno allunga le radici e da vita a nuove piantine i cui fiori aromatizzano bene insalata e biscottini per il viaggio. Avevo offerto il pranzo a 5 pigmei che mi avevano costruito la capanna per una donna anziana, sola e malata: riso e carne in piatti di plastica e forchetta, un tronco per consumare seduti, i pigmei misero tutto nella mano sinistra appoggiata al petto, aiutandosi con la destra salirono tra i rami del mango, e là seduti consumarono il pranzo lasciandomi solo sul tronco con piatto e forchetta. I Pigmei per la foresta hanno religioso rispetto, è la residenza del Grande Spirito, si chiama “Kombà”, colui che tutto provvede per la vita del pigmeo. Un giorno molto piovoso fecero lamento a Kombà: “perché ci hai fatti piccoli?”” Kombà rispose “gioite e siate contenti nel vostro cuore, siete i veri signori della foresta, vi ho dato astuzia per tutto vedere senza esseri visti, i frutti della foresta e gli animali che camminano, nuotano e volano, vi nasconderete nella foresta, resterete piccoli ma felici e liberi!”. La cosa più bella è la saggia pratica della caccia. Quando caccia e pesca sono in sensibile calo, si allontanano almeno 100 km dalla zona, la fauna si rimoltiplica, il fiume ritorna pescoso, i pigmei vi faranno ritorno fra 5 anni. “Per qualche Euro in più” bruciamo i ridenti nostri boschi . Risultato: la pioggia diminuisce, il caldo prosciuga, l’ossigeno scarseggia. Inoltre: le rondini non tornano, i pipistrelli restano dove sono, a causa dei pesticidi le api stanno già morendo. I piccoli e micidiali parassiti prosperano, alla guerra con il piccolo non siamo preparati, resteremo a lungo perdenti, le mascherine, rinforzate, continueranno ad occultare l’attrattiva del volto. Accusiamo Dio che resta lontano e indifferente, in realtà soffre con noi e per noi: ci ha consegnato il pianeta Terra pulito e produttivo, lo abbiamo ridotto a discarica inquinata e il miracolo non si ripete, è nostro e solo nostro il compito di prendere scopa e spazzola e pulire bene, riportare il pianeta come alle origini. Diversamente… “ci fu un tempo in cui la Terra era abitata da miliardi di esseri umani”, una mano tremolante riuscirà ad aggiungere “ora non più”. Desideriamo il meglio e non lo costruiamo, tutti ingegneri distruttori. Per fortuna Dio abita ancora nella nostra città, ascoltiamo due sue considerazioni: “il futuro vi sta molto a cuore, rivedete l’oggi per assicurarvi il domani” - “ciò che rende bello il deserto è che da qualche parte c’è nascosto un pozzo, se vuoi proseguire sicuro, cercalo, prima che faccia buio” (proverbio Tuareg). Trascrivo la Genesi del deserto secondo i Musulmani: “Allah creò il mondo come un giardino rigoglioso, fitto di alberi, pullulante di sorgenti, costellato di prati e fiori. Là aveva deposto gli uomini e le donne ammonendoli: “A ogni cattiveria che commetterete io lascerò cadere un granello di sabbia in questa immensa oasi”. Ma gli uomini e le donne indifferenti e frivoli si dissero: cos’è mai in granello di sabbia in questa immensa distesa verde? E si misero a vivere disordinatamente, perpetrando allegramente piccole e grandi ingiustizie. Non si accorsero nemmeno delle loro colpe. Allah continuava a calare sulla terra gli aridi granelli di sabbia. Nacquero, così, i deserti che di anno in anno si allargano stringendo in una morsa mortale il giardino terra, tra l’indifferenza dei suoi abitanti. E il Signore continua a ripetere “perché le mie creature predilette si ostinano a rovinare la mia creazione trasformandola in immenso deserto?” Bisogna prendere coscienza che: eccessiva comodità ed eccessivo consumo non migliorano la vita, la infiacchiscono e impoveriscono, per mantenerla bisogna abitare in prossimità della farmacia. P. Leonardo Petrone

PUBBLICATO 03/11/2021 | © Riproduzione Riservata





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