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Tradizione e tradizioni

Foto © Acri In Rete
fra Piero Sirianni
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La Tradizione (con la lettera maiuscola) appartiene ai fondamenti della fede cristiana, insieme alle sante Scritture ed al Magistero.
Anzi, paradossalmente, la Tradizione precede i libri della Rivelazione divina, poiché è solo grazie ad Essa che il messaggio di Dio e il suo disegno universale di salvezza hanno attraversato i secoli fino a giungere all’oggi della storia.
La tradizione (e le tradizioni), invece, fanno riferimento ad aspetti quotidiani della nostra vita, altrettanto importanti. Questa realtà è ancor più viva nel nostro Meridione: pensiamo solo agli svariati preparativi in vista dei sacramenti da vivere, oppure a tutto il lavoro che anima le nostre case in prossimità delle feste natalizie.
Tutto questo rivela quanto siamo fortemente legati alle nostre tradizioni; siamo sicuri di trovare in queste una fonte per il buon vivere. Nello stesso tempo, ci rendiamo conto del fatto che esse, spesso, costituiscono anche un freno alle possibili e belle iniziative che il cuore e l’ingegno ci suggeriscono. Ricchezza e limite insieme: è il paradosso dell’umano; e questo non dovrebbe scandalizzarci, o scoraggiarci!
La tradizione legata alla fede cristiana ci dice di un vissuto – che abbiamo ereditato e stiamo facendo nostro giorno dopo giorno, tempo dopo tempo –; di una strada già tracciata e sulla quale ci siamo inseriti anche noi; di svariati percorsi spirituali e antropologici che ci chiamano a metterci in gioco, per crescere in umanità e nelle virtù.
Guardando con un occhio un po’ più critico alle tradizioni che incarniamo, ci accorgiamo di quanto, spesso, esse necessitino di una purificazione, di una rinascita; a volte, anche di un nuovo orientamento. Tale consapevolezza può trovare terreno favorevole in noi non per sminuire la nostra storia o per cercare di “modernizzare” tutto (stando sempre “al passo coi tempi”), ma al fine di raggiungere una più grande maturità, e nel vissuto cristiano e nei rapporti umani.
Pensiamo, ad esempio, a tutta la ricchezza che potremmo far nostra approfondendo la vita liturgica (il tesoro prezioso con il quale la Chiesa ci fa entrare in contatto con la vita trinitaria e la Gerusalemme celeste), come anche la Parola di Dio (Rivelazione della vita divina, della storia terrena redenta dal suo amore e del futuro progettato insieme dallo Spirito e dall’uomo), oppure la Dottrina Sociale della Chiesa (come Essa legge le vicende umane e quale cammino propone per la custodia ed uno sviluppo sostenibile dell’esistente).
Quanta sovrabbondanza di pienezza (divina ed umana insieme) ci viene consegnata gratuitamente!
Noi siamo chiamati ad accoglierla; e, per farlo, potremmo fondare il nostro cammino sulle tradizioni, ma per condurlo a navigare più spedito sul mare del contesto contemporaneo. E questo affinché si sintonizzi maggiormente con i vissuti contemporanei, le attese e le fragilità dell’oggi, il grido “ribelle” o “muto” dei giovani. In molti attendono almeno un ascolto profondo – poiché a tanti interrogativi non siamo in grado di offrire alcuna risposta.
Auspichiamo, dunque, con fiducia, di poter imparare dal passato per guardare oltre l’orizzonte; con i piedi saldi per terra e sognatori nello stesso tempo.

PUBBLICATO 30/11/2021 | © Riproduzione Riservata





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