Sottosviluppo e violenza


Vincenzo Rizzuto

Forse è anche colpa della pandemia tutto quello che accade ogni giorno nei nostri centri abitati, dove, a scadenza fissa, si assiste all’esplosione di vere e proprie follie che interessano soprattutto i giovani non solo di periferia ma anche della società benestante.
Mi riferisco alle aggressioni, agli stupri, agli attacchi alle istituzioni come Sindacati, ospedali, Forze dell’Ordine, anziani inermi, medici nell’esercizio della professione, scuole pubbliche, ed ogni altra realtà con finalità sociali. Tutta questa degenerazione mi ha fatto venire in mente, e non so perché, il vecchio assalto dei leghisti al campanile di Venezia con camion trasformati in carri armati per dare l’impressione di un vero e proprio attacco allo Stato. Ma la mia mente, a questo punto, è corsa anche alla squallida immagine di Salvini, quando, come un teppistello di primo pelo, andava a bussare al citofono di un condominio, preso a caso, per chiedere se lì abitasse uno spacciatore di droga! Non solo, ma penso inevitabilmente a tal proposito anche ad un altro singolare personaggio, ad un assessore comunale della Lega, nonché docente universitario di Diritto, della provincia di Pavia che, andandosene a spasso con una pistola di notte e di giorno, con l’intenzione di promuovere ‘ordine e disciplina’ per le strade e i locali del suo amato paese, un bel giorno di luglio, dell’anno del Signore 2021, ‘per caso’, come si affanna a dichiarare ai giudici, si faceva sfuggire un colpo e centrava in pieno petto un povero cristo marocchino ammazzandolo come un cane! Riflettiamoci sopra, che differenza c’è allora fra atti di questo tipo e l’aggressione fatta ad una giovane donna, a cui strappano i vestiti e mettono le mani addosso, come è avvenuto in questi giorni, pure in mezzo alla folla, nella piazza del Duomo di Milano? L’una a l’altra violenza, l’una e l’altra rozzezza, credo, siano riconducibili alla medesima matrice d’involuzione verso la barbarie di una società non non più civile. Quando si legge, per fare ancora un esempio, che l’anziana senatrice a vita Elena Cattaneo è stata aggredita e derubata in pieno giorno nella stazione ferroviaria di Milano, allora viene spontanea la domanda sul perché di tanta degenerazione, sulle cause di tanto degrado, che certamente non può essere rubricato come fenomeno fisiologico di tutte le società di ogni tempo. Qualcuno tenta di spiegare il tutto come conseguenza profonda della pandemia, che avrebbe diffuso in lungo e in largo un sentimento di scoramento e di sfiducia, minando ogni certezza, diffondendo atteggiamenti distruttivi di ogni valore morale, di ogni regola di comportamento, in nome di una non ben definita libertà individuale. Io credo invece che il fenomeno sia molto più complesso, e che le cause alla base di esso siano molteplici, non esclusa certamente quella della pandemia, che ormai da troppo tempo angustia e mette a dura prova la nostra stessa ragione di vita. Ma quali sono le ragioni di alcuni assurdi movimenti dei no vax, della condotta scellerata di interi branchi di giovani, che assaltano la diligenza in pieno giorno; le ragioni assurde di medici, infermieri, scienziati premio nobel, filosofi di grido e rampolli di altolocate famiglie americane, che si danno appuntamento per abbaiare contro quel poco di scienza, che è la sola arma disponibile per difenderci dai terribili mali che madre natura periodicamente ci manda? E’ difficile, molto difficile spiegare tutto questo, ma una cosa è certa: non si può tollerare oltre la violenza che da ogni parte dilaga nella società, creando panico e incertezze che minano alla base lo stesso vivere civile. E allora ci chiediamo come mai lo Stato di diritto, in una tale situazione di emergenza, non utilizza l’enorme potenziale dell’esercito per difendere i luoghi più sensibili? Non si tratta, beninteso, di una richiesta di militarizzazione del territorio, ma di un modo diverso di difesa dei luoghi più esposti agli attacchi di scalmanati, che evidentemente tendono a trasformare i luoghi della democrazia in una Vandea. Accanto a tutto questo bisogna avviare con urgenza però una ripresa dell’azione formativa della scuola, che ormai fa acqua da tutte le parti, sostenere le famiglie e ripensare una nuova politica in grado di riguadagnare il primato sul potere finanziario, che in questi ultimi decenni ha sostenuto mostruose rendite parassitarie a favore di poche lobby sempre più ricche, che hanno finito per emarginare nella povertà interi popoli. Da qui l’urgenza che la politica riprenda il suo ruolo e il suo primato, promuovendo un’economia diffusa attraverso il rilancio di grandi opere pubbliche, come il risanamento del territorio, dilaniato dalla speculazione edilizia, dall’inquinamento con scarichi tossici e dall’abbandono sistematico all’incuria; ma anche, per esempio, rilanciando la difesa e valorizzazione dei beni culturali, di cui il nostro Paese è così ricco da poterne fare una fonte inesauribile di occupazione e di economia. Proprio per questo, la politica deve riappropriarsi del suo ruolo egemonico, e promuovere, fra l’altro, come arbitro al di sopra delle parti, gli interessi generali di fronte agli egoismi di pochi, che tendono ad accentrare nelle proprie mani privilegi sempre più grandi, così come avviene oggi con il mondo globalizzato della produzione delle merci, regolato esclusivamente dalla logica del massimo profitto. Una economia, questa, aberrante, disumana che non ha nessuna attenzione per le condizioni in cui il lavoratore reificato presta la sua opera; e così nei cantieri, nelle fabbriche, nei campi, in assenza di rispetto dei più elementari principi di sicurezza, ogni giorno si assiste a incidenti mor- tali, di fronte ai quali si grida solo allo scandalo senza che governo, sindacato e politica, assenti, muovano un dito per cambiare realmente le cose! Una logica, questa, che ha finito per creare sacche sempre più estese di alienazione e povertà, condannando interi continenti a nuove forme di schiavitù e di estrema precarietà. Se di tutto questo si vuole avere un’immagine plastico-figurativa ravvicinata, si pensi alle condizioni miserabili in cui si condannano a vivere centinaia di migliaia, milioni di emigrati nelle ‘baraccopoli’ di cartone, in mezzo ai liquami, sotto il solo cocente e nei rigidi freddi invernali, in Italia e nel resto della ‘civile’ Europa! Queste drammatiche tematiche non possono essere lasciate al solo volontaristico anatema di Papa Francesco, che fra l’altro viene sconfessato anche da una parte delle sue gerarchie e dei fedeli, che lo accusano di essere ‘comunista’. Queste tematiche invece devono diventare pane quotidiano di lotte e di rivendicazioni da parte di tutto il mondo del lavoro, tenendo presente che la nuova rivoluzione tecnologica sta favorendo la perdita di buona parte dei diritti conquistati durante la precedente rivoluzione industriale. E stiamo certi che, fino a quando la politica e i suoi governi non risolveranno strutturalmente queste contraddizioni, e come lo struzzo nasconderemo il capo nella sabbia, facendo finta di niente, saremo sempre al punto di partenza con il pericolo di un ritorno all’indietro: ci si deve convincere insomma sul fatto che ogni conquista non è per sempre, e che nessuno può vivere a lungo di rendita parassitaria senza dare il suo contributo di impegno e di lotta quando è necessario. |
PUBBLICATO 30/01/2022 | © Riproduzione Riservata

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