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Crisi d'identità

Foto © Acri In Rete
Giuseppe Donato
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Albergo diffuso, Borgo degli Artigiani, Picitti’s dream, Rastrelliere per le bici elettriche, Cooperativa di taxisti, Museo all’aperto, Terminal auto/bus per pellegrini, Ominiello’s passion, I found my fellow citizens in Bardolino, Destinazione (Terzo) Paradiso per il Cipresso del Purgatorio: un estratto non esaustivo degli argomenti che popolano le pagine web destinate a divulgare le news che provengono dalla cittadina presilana, apparentemente assorbita dalla spasmodica ricerca delle cause di un nervosismo galoppante che sembrerebbe aver attecchito presso residenti esausti trasformandoli in supporters accaniti piuttosto che attenti osservatori delle dinamiche socio-economiche che stanno marcatamente confinando la stessa cittadina nello scomodo ruolo di bella addormentata, incartapecorendo i fasti di un passato non necessariamente molto distante nel quale ricopriva brillantemente il ruolo di capofila per i restanti comuni limitrofi, facendo riecheggiare il suo nome lungo la valle del Crati, nella fascia jonica e nell’altopiano silano, elevando quindi a vera e propria risorsa l’estensione territoriale.
Quella stessa estensione territoriale che viene abilmente utilizzata come coperta stiracchiata per partecipare a bandi che altrimenti ne lambirebbero i confini e parimenti come alibi perfetto per giustificare l’impossibilità a garantire la manutenzione ordinaria della viabilità: soluzione e problema risiedono nella stessa area riportata sulle cartine stradali, ultimo baluardo per segnalare la resilienza di questo territorio che rischia di scomparire sotto i duri colpi della desertificazione sociale.
Un fenomeno, quest’ultimo, che ha contribuito e non poco alla proliferazione indiscriminata delle scuole di pensiero più disparate, capaci di sfornare neologismi che a loro volta hanno sortito lo stesso effetto di una compressa effervescente inserita in una bottiglia contenente una bevanda gassata.
Termini come restanza, ritornanza, paesologia, hanno iniziato a diffondersi irradiandosi lungo tutta la dorsale appenninica, centro nevralgico dello spopolamento a favore dei grandi centri o finanche degli stati esteri più propensi a ospitare manodopera qualificata o veri e propri cervelli in fuga.
Risultato: la montagna, il borgo e tutte quelle realtà dove superare l’inverno significa affrontare sacrifici enormi dal punto di vista sociale ed economico, hanno dovuto indossare malvolentieri i panni di attrazione turistica per vacanzieri mordi e fuggi, spesso tradendo le proprie vocazioni per risultare più accattivanti agli occhi dei turisti per un giorno, con il rischio concreto di perdere la propria identità e faticare per ritrovarla.
Identità, già! Forse è proprio questa che manca (o si è persa!) in quelle realtà che per allontanare lo spettro del dimenticatoio finiscono per scimmiottare centri limitrofi stivando inutili copie di installazioni già viste per le strade del capoluogo.
Pare che l’identità non la si ritrovi rinominando Corso Pertini in Corso Mazzini: “è quest’acqua qua!”.

PUBBLICATO 28/10/2022 | © Riproduzione Riservata





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