C’era una volta Piazza Annunziata


Giuseppe Capalbo

Sicuramente molti la ricordano, la vecchia Piazza Annunziata, quella con la pompa di benzina è il grande via vai di macchine ma soprattutto, quello che ricordiamo di più, era la sua funzione di punto di ritrovo nevralgico per la nostra comunità. Non che oggi non lo sia, ma sicuramente negli anni passati questa piazza era luogo di grande socialità, ma anche luogo di confronto e di dibattito e scontro politico, non solo durante le campagne elettorali ma sempre, tutta la settimana tutte le sere, e ancor di più il sabato e la domenica quando molti erano liberi e si ritrovavano a discutere tutti insieme.
Da bambino frequentavo spesso Piazza Annunziata, ci andavo con mio padre che incontrava i suoi amici, da un lato della piazza c’erano i comunisti quelli veri, comunisti con la C maiuscola senza nessun annacquamento, quelli che avevano come ideale politico concreto la salvaguardia degli interessi della classe operaia e dove gli ideali non erano chiacchiere da contrattare; da un altro lato, poco distante, c’erano i democristiani, che avevano come alto riferimento gli ideali di Moro e Don Luigi Sturzo, in altri angoli della piazza era facile individuare gruppi di persone che commentavano quotidiani che andavano dall’Unità al secolo XIX, ma non mancava la lettura del giornale ACRESE Confronto. Quando i gruppi di diverse idee politiche erano lontani, beh, allora era tutto a posto, ma molto spesso, avendo amicizie in comune, si incontravano o meglio si scontravano con una dialettica molto accesa e senza mandarsele a dire, dibattevano di tutti quelli che erano i problemi a livello nazionale ma anche a livello locale, il dibattito era serrato, acceso, e aspro come quel bicchiere di vino che però alla fine si ritrovavano a bere insieme perché comunque vi era da sempre rispetto dell’amicizia e delle persone che si avevano di fronte, a prescindere dagli ideali politici! Un’altra cosa che ricordo in maniera molto nitida di Piazza Annunziata era la presenza di bacheche che venivano costruite per denunciare fatti o informare la cittadinanza, si scrivevano a mano o con volantini dattilografati che poi venivano riprodotti con il famoso ciclostile, erano correlate da foto e venivano lasciate per settimane ai lati della piazza in bella mostra così che tutti passando potevano leggerle; ne ricordo alcune preparate da singole persone che con schiettezza esprimevano la propria idea, dicevano la loro senza paura e comunque sempre con rispetto degli altri. Per preparare una bacheca ci volevano giorni, si aveva il tempo di pensare e riflettere su quello che si voleva dire o esprimere! Le auto passavano lente nella piazza, c’era l’amico da salutare, la persona da cercare, nessuno ti suonava dietro, perché dopo sarebbe toccato a lui. Forse alla nostra città manca quello spazio che dava più senso al nostro vivere civile , al dibattito costruttivo, allo scontro e confronto quotidiano, lo abbiamo sostituito malamente con i social, che purtroppo non ci restituiscono la stessa dimensione: sui social tutto è veloce, il post è immediato, a volte si scrive in maniera frettolosa senza riflettere, senza pensare che potremmo far male a qualcuno. Facilmente ci si auto proclama difensori di giustizia con POST di denuncia che spesso scoprono solo l’acqua calda e che non puoi nemmeno permetterti di commentare, in maniera negativa, perché chi la pensa diversamente da te è contro di te. Anche l’opposizione si fa su Facebook rilanciando continuamente comunicati stampa, si deve essere sul pezzo, dimostrare agli elettori che si sta combattendo contro qualcuno ma forse non per qualcosa. Alla luce delle considerazioni fatte mi chiedo: Non sarebbe meglio, ogni tanto, spegnere il cellulare e ritrovarsi attorno ad un tavolo per discutere magari, con un buon bicchiere di vino meno aspro, come ci hanno insegnato a fare i nostri padri quando la politica era una passione da condividere? |
PUBBLICATO 29/10/2022 | © Riproduzione Riservata

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