OPINIONE Letto 1271  |    Stampa articolo

Il cipresso soppresso

Foto © Acri In Rete
Giuseppe Donato
condividi su Facebook


Incendiato e alla fine abbattuto, sempre di notte! Per il cipresso del Purgatorio, intrappolato in un limbo temporale a cavallo fra il vecchio e il nuovo anno, si sono spalancate le porte del Paradiso, lasciando l’amaro in bocca ai tanti che ricordano ancora il maestoso albero svettare sull’originaria collinetta di terra nei pressi della piccola casetta in pietra, poco prima di finire inglobato in un cordolo di cemento che lo separava dal letto di asfalto stesogli tutt’intorno a conclusione dei lavori di tombatura del fiume Calamo.
L’ennesima tessera che va ad aggiungersi all’ipotetico e romantico puzzle raffigurante Acri com’era, prezioso viatico per chi abbandona il centro presilano per non rimanere ostaggio dei ricordi e della rassegnazione, conscio di farvi ritorno soltanto in sparute occasioni e per il tempo strettamente necessario a scongiurare eventuali assalti di malinconia.
In uno Stato che impiega 30 anni a catturare un superlatitante comodamente acquattato tra le mura di casa, hanno vinto ancora una volta gli incivili (o coloro ai quali fanno comodo?) aprendo la strada a futuri colpevoli danneggiamenti, quasi certamente scevri da punizione alcuna a fronte delle rituali quanto inutili denunce contro ignoti, da ristorare con risorse pubbliche sottratte a quella fetta di comunità che caparbiamente occupa un comprensorio fortemente caratterizzato da difficoltà orografiche e infrastrutturali, scontando persino l’antipatico fenomeno del digital divide con il quale l’Agenzia delle Entrate ha salomonicamente risolto il problema della chiusura dei propri uffici optando per un “help desk” da allocare in uno spazio messo a disposizione dal Comune.
Ossa rotte dunque per la comunità che dopo la lenta espoliazione di servizi essenziali deve far fronte alla crudele sottrazione di un tassello identitario, prima o ultima istantanea scattata mentalmente dai concittadini che arrivavano o partivano con gli autobus che collegano luoghi di studio e di lavoro disseminati al di là del Pollino.
La stessa comunità alla quale bisognerà restituire la speranza che alla celere piantumazione del nuovo cipresso possa accompagnarsi una fattiva rifioritura di determinati servizi basilari rimasti per troppo tempo incagliati nelle anguste maglie della propaganda, vigilando sull’avveniristica ipotesi che Corso Pertini/Mazzini finisca per tracciare la strada a Piazza Purgatorio/Bilotti...



PUBBLICATO 21/01/2023 | © Riproduzione Riservata





Ultime Notizie

OPINIONE  |  LETTO 911  
(E)lettore consapevole cercasi
Mi capita spesso (anche troppo) di chiedermi il perché non riusciamo a eleggere una classe dirigente all’altezza del compito. Questo succede a tutti i livelli, dalle amministrazioni comunali al Parlam ...
Leggi tutto

I PENSIERI DI PI GRECO  |  LETTO 552  
Il valore della nostalgia
L'Essere umano appartiene al luogo che lo ha generato. Noi siamo le cose che ci hanno costruito. Noi siamo gli oggetti che abbiamo posseduto nel nostro passato. Il luogo che ha visto le nostre prime e ...
Leggi tutto

OPINIONE  |  LETTO 1298  
I migliori anni
Erano più belle le nostre giornate fatte di poco, ma ricche di sostanza, la mia infanzia, la mia giovinezza vissuta nei vicoli del mio centro storico. I giochi, "alla campana" " strega comandi colori" ...
Leggi tutto

OPINIONE  |  LETTO 2354  
Nuova Provincia. “Soliti spot elettorali. Auspico un dibattito più ampio e partecipato e non tra pochi intimi”
Sebbene la questione è in una fase embrionale, il dibattito sulla istituzione della nuova Provincia Sibaritide Pollino, è animato. Oggi ospitiamo la riflessione di Luigi Caiaro, ...
Leggi tutto

OPINIONE  |  LETTO 1107  
Gli effetti collaterali della guarigione
È una lettera bellissima, è di una donna che non conosco, calabrese anche lei, è un racconto che io non saprei scrivere e ne sono rapito, affascinato, commosso e orgoglioso perché lei lo ha affidato a ...
Leggi tutto