16° Giornata Nazionale dell'AFASIA: cos'è e come affrontarla


Federica Meda

Immagina che improvvisamente tutte le persone intorno a te, le persone più care, gli amici , gli estranei, si mettano a parlare una lingua a te sconosciuta; non sei più in grado di capire cosa ti dicono e non riesci a far capire loro quello che dici tu. Vedi il quotidiano che leggi regolarmente da anni e ti accorgi che anche quello ,pur sembrando il solito giornale, è scritto in una lingua a te ignota. Sei spaventato e non sai cosa fare e inoltre ti rendi conto di essere in ospedale. Perché? Cosa è successo ? Ti si avvicina gente ignota ( medico, infermieri) ti fanno delle cose, ti parlano ma tu non sei in grado di chiedere, di capire cosa ti dicono. Finalmente arriva tuo figlio, ti bacia, ti guarda… e parla anche lui questa nuova lingua a te ignota. Piano piano ti rendi conto che non è il mondo che è cambiato, sei tu a essere cambiato. Non lo sai ma sei diventato afasico. Da quel momento inizia una lunga strada in salita per riprendere a parlare.
Qualunque attività mentale, come parlare, ricordare un fatto appena avvenuto, riconoscere una persona o risolvere un’operazione matematica, dipende dalla normale attività di parti più o meno delimitate e definite del cervello che entrano in funzione quando parliamo, ascoltiamo , ricordiamo un fatto o facciamo una somma. L’afasia è un disturbo del linguaggio dovuto alla lesione delle aree del linguaggio. La persona afasica è affetta dalle conseguenze di un danno cerebrale, generalmente localizzato nella metà sinistra del cervello; solo raramente una lesione nella parte destra del cervello produce afasia. Il linguaggio umano è il più raffinato e più duttile sistema di comunicazione, ci permette di parlare di cose presenti , passate o future, di cose vere o inventate. L’afasia provoca disturbi più o meno gravi, a seconda della grandezza della lesione, nel parlare, capire, nel leggere quello che scriviamo. L’afasia è il risultato di una lesione al cervello che provoca la morte delle cellule nervose nelle zone cerebrali danneggiate. La lesione può essere causata da un trauma cranico o da altre malattie come tumori o ascessi cerebrali. Si calcola che in Italia circa 120.000 persone siano colpite ogni anno da ictus. Di queste, circa 40.000 presentano disturbi del linguaggio in fase acuta e almeno 15.000 presentano ancora importanti disturbi del linguaggio dopo un anno. Attualmente in Italia il numero di persone afasiche in seguito a malattie cardiovascolari si aggira intorno ai 150.000, molti dei quali finiscono a casa dopo essere dimessi dai relativi ospedali e luoghi di cura. Durante i primi mesi dopo l’evento morboso, il disturbo afasico tende a migliorare spontaneamente nella maggior parte delle persone. L’afasia tuttavia non regredisce mai in modo rapido e improvviso; il recupero è un processo lento e graduale, di cui è difficile prevedere l’entità. Anni fa si pensava che diversi fattori, quali l’età, l’eventuale mancinismo o la scolarità, avessero un ruolo importante nel determinare le possibilità di recupero. Oggi si sa che le possibilità di recupero dipendono essenzialmente dall’estensione della lesione e dalla gravità iniziale di afasia. Il trattamento riabilitativo può iniziare anche precocemente ma nelle prime settimane dopo l’evento morboso , il quadro afasico è relativamente variabile ed è difficile definire come intervenire. La riabilitazione non è qualcosa che può essere dato al soggetto afasico che lo riceve così come si può dare un farmaco ad un soggetto che ha la polmonite; La riabilitazione è un processo che richiede l’attiva partecipazione di tutte le parti in causa. Il logopedista dovrebbe essere sempre in grado di spiegare qual è il legame tra il deficit da trattare e il trattamento proposto. L’efficacia del trattamento dipende da numerosi fattori, di cui i più evidenti sono la competenza del professionista, la partecipazione attiva del soggetto afasico e dei suoi familiari, e l’intensità e durata del trattamento. Il disturbo afasico non colpisce solo la persona direttamente interessata, colpisce anche tutti coloro che hanno dei rapporti con lei. L’impatto dell’afasia sui familiari è devastante, anche perché una persona afasica non è più in grado di dimostrare di non avere difficoltà anche in altri campi: la memoria, per esempio, può essere perfettamente integra, ma la persona non è in grado di condividerla con gli altri . Come intervenire quindi ? Non si sa quali caratteristiche del deficit afasico, della persona o dell’ambiente possano influire in modo significativo sul recupero del linguaggio ma coinvolgere la persona afasica in situazioni di conversazione è sicuramente un fatto positivo, ma per far si che sia fruttuosa bisogna mettere in atto alcune strategie: - Per farci capire dalla persona afasica bisogna guardarla in viso, per favorire un controllo delle espressioni facciali e sottolineando quello che diciamo con dei gesti che in qualche modo traducano in un linguaggio diverso quello che diciamo. - avvertire quando si vuole cambiare argomento - non usare frasi lunghe e complesse - non ignorare quanto ci viene detto anche se sbagliato o incompleto - fare domande semplici - incoraggiare l’uso di gesti o altri mezzi di comunicazione - la cosa più importante: comunicare con la persona Afasica come se si parlasse ad un soggetto normocomunicatore. ‘La diversità è negli occhi di chi guarda’ Questi sono solo alcuni spunti per poter interagire con la persona Afasica. Nel territorio nazionale sono presenti diverse sedi dell’Associazione A.I.T.A che si occupano della gestione della persona anche in contesti non riabilitativi, anche se nella presa in carico della persona con Afasia è bene che intervengano tanto i logopedisti quanto i familiari e caregivers coinvolti. |
PUBBLICATO 18/10/2023 | © Riproduzione Riservata

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