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Intermittenze bruzie

Foto © Acri In Rete
Giuseppe Donato
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C’è una sottile linea che segna il confine fra l’indifferenza e l’empatia. La si individua con estrema facilità in prossimità dei nosocomi che ospitano al loro interno i reparti destinati all’assistenza sanitaria in età pediatrica, troppo spesso tappa indigesta e non preventivata per genitori che finiscono per impattare contro lo scoglio dei viaggi della speranza, dopo aver fatto i conti con l’inadeguatezza dei servizi sanitari erogati nella propria regione di residenza.
I centri d’eccellenza allocati in città come Roma, Genova, Firenze, di colpo diventano i terminali dell’aspro peregrinare alla ricerca di pareri confortanti e percorsi sanitari da intraprendere per affrontare patologie del tutto inattese, capaci di mandare in frantumi anche la più solida fra le placide esistenze.
Per porre rimedio all’emigrazione sanitaria dei piccoli pazienti verso le efficienti strutture situate fuori regione, nel marzo del 2001 l’Azienda Ospedaliera di Cosenza istituì con apposita deliberazione il centro di “emato-oncologia pediatrica” presso l’Unità Operativa di Pediatria, completando il percorso attivato dall’allora primaria, Dott.ssa Manila Candusso, suggellato dalla certificazione AIEOP (Associazione Italiana Ematologia Oncologia Pediatrica) n. 1403.
La diagnosi, il trattamento, il follow up delle patologie ematologiche e oncologiche in età pediatrica, avevano trovato casa fra le mura del nosocomio bruzio, alleviando le sofferenze di pazienti e genitori impegnati a trovare soluzioni alle problematiche sanitarie più infide, malgrado i limiti strutturali e organizzativi del reparto ospitante che pur faticando a tenere insieme i servizi di pediatria (degenza e day hospital), pronto soccorso pediatrico e oncoematologia, non lesinava in termini di accoglienza e prestazioni offerte.
Nel 2014 le attività del centro, sino ad allora conformate ai criteri organizzativi delle strutture semplici, si imbattono nell’imprevedibilità delle porte scorrevoli che delimitano i regni della causalità e della casualità. Il servizio di oncoematologia pediatrica confida in una riqualificazione non procrastinabile appesa agli esiti di una raccolta fondi legata ad un progetto a carattere nazionale, per garantire continuità delle prestazioni e supporto per le famiglie, che non andrà a buon fine.
A partire dal 2016, nell’organigramma aziendale, solo il Day Hospital Pediatrico e la Diabetologia Pediatrica vengono indicate come strutture semplici afferenti alla struttura complessa di Pediatria e in una relazione congiunta Azienda Ospedaliera-Regione Calabria inerente alle criticità funzionali, strutturali e impiantistiche del nosocomio bruzio, nel paragrafo relativo alle criticità organizzative dell’Area materno infantile cui Pediatria appartiene, si legge: “È al momento attiva un’area per ricovero di pazienti pediatrici di oncoematologia che necessita di un totale ammodernamento, soprattutto impiantistico, per rendere più funzionali ed adeguate le degenze, al fine di ridurre la migrazione sanitaria.”
Lo stop definitivo alle attività di oncoematologia pediatrica giunge con l’avvento della pandemia, l’accorpamento delle UUOOCC di Pediatria e Chirurgia Pediatrica e la migrazione del referente bruzio verso l’incarico di commissario straordinario presso un’ASP calabrese, al termine del quale lo stesso referente ha fatto rientro nella posizione dirigenziale precedentemente occupata come si può facilmente evincere dall’elenco aggiornato al 2023 dei centri AIEOP consultabile al seguente link https://www.aieop.org/web/chi-siamo/centri-aieop/ con riferimento alle strutture ospedaliere riconosciute sul territorio calabrese.
Gli appelli e i tentativi di rimodulare l’organigramma aziendale del nosocomio bruzio, per restituire dignità a quello che oggi si presenta quasi come un mero servizio ambulatoriale incapace di sottrarre le famiglie ai sempre più frequenti trasferimenti verso le strutture ospedaliere del centro e del nord del nostro paese, si sono scontrati con la riorganizzazione della rete ospedaliera calabrese ad oggi ancora preda degli infiniti commissariamenti che accompagnano la sanità regionale sin dal lontano 2010 ed è ormai diventata di dominio pubblico la notizia che al termine delle operazioni di restyling delle aziende ospedaliere “Pugliese-Ciaccio” e “Mater Domini”, confluite nella nuova creatura catanzarese “Dulbecco”, l’Azienda Ospedaliera di Cosenza assisterà alla dismissione dei posti di Terapia Intensiva Pediatrica destinati appunto alla nuova struttura del capoluogo regionale.
Considerato che in Calabria sono presenti 3 centri riconosciuti AIEOP (ovvero Catanzaro, Reggio Calabria e Cosenza) dei quali soltanto Catanzaro risulta declinato nella forma organizzativa della struttura complessa (SOC) diversamente da Reggio Calabria (Unità Operativa Semplice Dipartimentale) e concludendo con Cosenza che ha sempre delimitato il confine delle prestazioni erogate dal centro nel perimetro dell’UOC di Pediatria, quando ci si appella al buon cuore dei calabresi (in particolare dei cosentini e dell’intera provincia!) per raccogliere fondi a favore del documentalmente mai esistito “Reparto di Oncoematologia Pediatrica” del Presidio Ospedaliero dell’Annunziata di Cosenza cui prodest?

PUBBLICATO 06/11/2023 | © Riproduzione Riservata



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