USI E COSTUMI Letto 1731  |    Stampa articolo

Settimana di commemorazione dei defunti nei paesi arbėreshė di rito greco - bizantino

Foto © Acri In Rete
Gennaro De Cicco
condividi su Facebook


Nei paesi italo-albanesi di rito greco - bizantino i morti vengono commemorati quasi all’inizio della primavera, nel mese che gli antichi greci chiamano “Antesterione”. Il riferimento storico č la festa dei fiori che si celebrava ad Atene in onore a Dionisio (Antesterie). Una ricorrenza “tra il sacro e il profano”, tra riti religioni e tradizioni di vita comune. Il periodo di svolgimento č il sabato precedente la domenica di Carnevale e quindici giorni prima della Quaresima. Ricorrenza, come si suol dire “mobile”, che quest’anno va dal 29 gennaio al 3 febbraio. La commemorazione dei defunti presenta le caratteristiche di una festa popolare, durante i quali i morti si confondono con i vivi. Si crede che il Divino, per otto giorni, dia il permesso alle anime perché escano dall’oltretomba e facciano ritorno in superficie per andare a ritrovare i luoghi dove sono vissuti. Tutte le case sono illuminate con i lumi alimentati da olio vergine: “Val tė butė”, perché servono ad indicare la luce ai defunti che escono dalle tombe per mescolarsi con i vivi. A San Demetrio Corone ci si avvia in processione nel cimitero, intonando: “Tek jam i thell”, Dal Profondo (adattamento in arbėrisht del Salmo 129 del “De Profundis…”, da parte del poeta di San Giorgio Albanese Giulio Variboba (1725 – 1788). I giovani lasciano una piccola pietra sul bordo della colonna (stele) che ricorda i caduti in guerra, sistemata all’inizio del viale che conduce al cimitero. Questo gesto dovrebbe perseverarli da una morte prematura e violenta come quella che colse i combattenti in guerra. La pietra assume il significato di un pegno, da parte di se stessi, da lasciare in cambio della salvezza. Dopo la celebrazione della messa nella chiesetta del cimitero davanti all’altare e alla croce e la recita a volte alta di preghiere in greco antico e in albanese, il papąs benedice l’ossario e bussa tre volte nella porta di ferro per salutare i defunti che stanno dietro quella povera porta e per stabilire un contatto con loro. Successivamente, i parenti degli estinti si appartano nella tomba dei propri cari e consumano cibi e bevande. Chiunque passi accanto alla tomba viene invitato a partecipare al “simposio”. Nello stesso giorno il papąs visita le famiglie e procede alla benedizione delle panagjie (mense con vino, pane, grano bollito e una candela sovrapposta al centro), simbolo della resurrezione del corpo e della immortalitą. Dopo la cerimonia, il papąs distribuisce ai presenti il pane a fette e su ciascuna di queste dispone il grano bollito. I collivi rimasti vengono distribuiti alle famiglie del vicinato. Una volta era tradizione della gente bisognosa chiedere l’elemosina nel periodo della commemorazione (pėr shpirtin e pėrgatorėvet – per l’anima dei defunti). Le famiglie nobili, invece, distribuivano ai pił poveri olio, salame, pane e grano bollito per onorare la memoria dei cari estinti. In serata parenti ed amici si ritrovano e consumano la cena rievocando, fino a notte inoltrata, i loro cari, scomparsi definitivamente. Si rinnova, in questo modo, una tradizione antica, ricollegata ad usanze, che per secoli hanno messo in evidenza i valori di solidarietą e di amicizia degli arbėreshė. Il sabato successivo (e shtunia e madhe o e shtunia e Shales – il sabato di Rosalia, festa pagana) č un giorno di lacrime perché i morti sono obbligati a ritornare nell’oltretomba, distaccandosi dai propri cari. TEK JAM I THELL. Tek jam i thell e rri ndė Purgatuar, U thėrrita fort: Oj Zot, tė qosha truar. Mirr vesh si qanj me lotė e me valėtim Lipisėm, Zot i math, turmendet time. Mos thuaj se bėra lik e kam mbėkat Si cili ėsht' i bėrė ēe s’ka mbėkat, Kulto se ti je prind e lipisjar U jam it bir e jam limosinar. Mbė fjalen tėnde u kėtu rri e pres Se fjalen ēė me the t’e kam bes', Si dihet dita pėr mua sempre sėrposet Vetem speranxa jote maj mė griset. Mė se Ti ,Zot, pietus s’ė mosnjeri Andaja s’ke shok ndė lipisi. Andaja, nani, mos na bandana Se shpirtrat ēė jan' ndėr penet na library Jipi rėpos, oj Zot, jipi rėēet Tė vdekurvet, jipi dritė tek jetra jetė.

PUBBLICATO 31/01/2024 | © Riproduzione Riservata





Ultime Notizie

SPORT  |  LETTO 1494  
L'incredibile viaggio di Angelo e Matteo, l'amore per i rossoneri annulla le distanze
Molti seguono il Calcio a cinque per curiositą come nuovo appuntamento sportivo del sabato, altri invece lo portano nel cuore come un legame profondo. Per quanto il futsal nella nostra comunitą sia an ...
Leggi tutto

COMUNICATO STAMPA  |  LETTO 2058  
L'occasione mancata: i cimiteri di Acri restano in stato di abbandono dopo il bando perso
Nei giorni scorsi ognuno di noi ha sentito il bisogno di recarsi al cimitero per porgere un saluto ai propri cari defunti. Un gesto che travalica l'obbligo della tradizione rappresentando un momento i ...
Leggi tutto

OPINIONE  |  LETTO 1146  
Esposto sul fenomeno del randagismo ad Acri: basta scaricabarile e falsi comunicati, serve azione concreta
Il sottoscritto ha presentato oggi un esposto agli organi competenti, al Sindaco e all’Assessore delegato alla materia igiene e randagismo del Comune di Acri, in merito al sopraelencato fenomeno. Si ...
Leggi tutto

COMUNICATO STAMPA  |  LETTO 303  
Note in Biblioteca Pometti. Domenica 9 a Corigliano-Rossano gli Amici della Musica di Acri inaugurano una nuova rassegna di concerti
Domenica 9 novembre 2025, alle ore 19:00 (ingresso ore 18:30), la Biblioteca Francesco Pometti di Corigliano-Rossano ospiterà il concerto inaugurale del nuovo progetto musicale “Note in Bibliote ...
Leggi tutto

OPINIONE  |  LETTO 958  
L'onere dell'onore
Come si costruisce il merito civico di un paese? Dalla promozione, ad imperitura memoria, della morte di un servitore dello Stato, sconosciuto ai paesani, o dall’affermazione convinta e convincente de ...
Leggi tutto