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25 lacrime e fiamme

Foto © Acri In Rete
Angelo Mustica
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È il 25 aprile del 2024, Giorgia Meloni, di Fratelli d’Italia, è il primo premier donna nella storia della Repubblica Italiana, il genocidio degli israeliani sui palestinesi imperversa in una rumorosa impotenza e ad est continua il conflitto russo-ucraino.
Il caso di censura sul monologo Scurati da parte della Rai ha palesato come ancora non comprendiamo cosa ha reso possibile il 25 aprile.
A 16 anni leggevo poco e mi interessavo ancor meno del mondo che avevo attorno, il 25 aprile era solo un buon giorno di festa per organizzare una ciambotta, mangiare bere ed ubriacarsi con i compagni di classe.
Nei giorni precedenti speri che il meteo sia buono, che ci sia un bel sole e poco vento, che il cielo sia terso e sgombro di nuvole, non pronto a scaricarti sulla testa una secchiata d’acqua.
A 16 anni frequentavo il liceo V. Julia e non sapevo chi fosse Vincenzo Julia; da chi frequenta un liceo ti aspetti che abbia una coscienza storica, che sia incuriosito dal mondo che lo circonda, che si interessi del dibattito pubblico e che inizi ad avere delle ideologie politiche, un pensiero critico. Io non avevo sviluppato nulla di tutto ciò e una sera, prima di andare con mio padre ad una festa di 18 anni, ascoltavo ad alto volume “i ribelli della montagna” e “bella ciao”, la Bandabardò e i Modena City Ramblers, le canzoni che si cantavano nelle danze successive alle abbuffate a base di nidi di rondine e vino rosso, non ascoltavo il testo, ero rapito dalla musicalità delle parole e dalle note.
Non tenere il volume così alto, hanno fatto anche cose brutte, questo era stato il commento di mio padre che come risposta ricevette un azzeramento del volume e la frase, sono pronto, andiamo? È il 2011 e il sindaco di Acri è un ex senatore della Repubblica dell’UDC, un campione ed esempio della comunità il cui patronimico è una garanzia.
Proprio perché leggevo poco ho letto molto tardi “I sentieri dei nidi di ragno” di Italo Calvino, mamma aveva un’ingiallita edizione dell’Einaudi con una copertina stupenda, purtroppo ho perso il libro nell’ennesimo trasloco. È la storia di Pin, un ragazzo che cerca un grande amico a cui confidare il segreto dei nidi di ragno, è ambientato negli anni confusi della resistenza e nel finale Pin è insieme a Cugino, un sopravvissuto dei partigiani del distaccamento del Dritto.
Il bambino ed il “bambino-vecchio”, un omone imponente, camminano nella buia notte e Pin dice che le lucciole, viste da vicino, fanno proprio schifo, tutte rossicce come lui. Cugino gli risponde che viste così, però, alla giusta distanza, in una notte buia mentre cammini per mano con qualcuno, sono proprio belle.
Il monologo di Scurati inizia con l’omicidio Matteotti e continua come tutti sappiamo. Nel 1973 Florestano Vancini ha fatto un film che ricostruisce quei giorni foschi e turbolenti, il titolo è “Il delitto Matteotti”.
L’anno successivo, nel 1974, esce “C’eravamo tanti amati” di Ettore Scola, è la storia di Gianni, Antonio e Nicola, tre partigiani diventati amici durante gli anni della resistenza.
La guerra finisce ed i tre prendono strade differenti. Prima del finale i tre amici sono insieme e Gianni, diventato quello che è diventato, re-incontra Luciana, che ora è sposata con Nicola.
Lui, sorpreso e nostalgico, davanti ad un falò improvvisato, con il sottofondo di Antonio e Nicola che cantano “e io ero Sandokan”, confessa di averla sempre amata per tutti quegli anni e lei, più sorpresa di lui ma anche serena ed in pace con sé stessa risponde con naturalezza “Beh, io no!” e amorevolmente sorride.
Nel 1975, invece, viene pubblicato “Il sistema periodico” di Primo Levi. In racconti che hanno come titolo i nomi della tavola periodica lo scrittore parla della sua esperienza da chimico negli anni precedenti alla deportazione ad Auschwitz.
In “zinco” nota una proprietà di questo elemento, così arrendevole davanti agli acidi si comporta in modo diverso quando è molto puro: resiste ostinatamente all’attacco. Qui Levi è ad un bivio: o fare l’elogio della purezza che salva dai pericoli o quello dell’impurezza, che rende possibile i mutamenti e la vita.
Dato che è Primo Levi e non altri sceglie la seconda strada, perché sa che non esiste la virtù immacolata e se esiste è detestabile.
È il 25 aprile del 2024 ed il meteo non è dei migliori, fa un freddo indecente e non ho organizzato nessuna ciambotta. Sono solo parole, lo so, ma se la libertà non è restare sopra un albero ed è la partecipazione, cos’altro rimane da fare per non diventare delle speranze spezzate?

PUBBLICATO 25/04/2024 | © Riproduzione Riservata





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