OPINIONE Letto 1432  |    Stampa articolo

Lontani

Foto © Acri In Rete
Franco Bifano
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Come ogni anno, il periodo di Natale porta con sé non solo luci, colori e profumo di dolci, ma anche il risveglio per la nostra città. Le strade, che per mesi rimangono semideserte, tornano a ripopolarsi dei volti giovani e sorridenti dei nostri ragazzi che studiano fuori sede e tornano a casa per le feste. Portano sempre la loro energia e un senso di vitalità che sembra appartenere a un'altra epoca. Anche chi ha dovuto lasciare la nostra terra per trovare lavoro altrove torna per riabbracciare i propri affetti e ritrovare le proprie radici.
Le vie tornano a riempirsi di voci, cosi come i locali di presenze. Per un paio di settimane si è respirata quasi un’illusione di normalità.
Solo illusione, perché è proprio questo il punto. Con l'Epifania la magia svanisce. I giovani tornano a riempire le loro valigie di sogni, speranze, qualche dono delle feste e partono per tornare ai loro studi o ai loro luoghi di lavoro, comunque lontani.
A noi che restiamo? A noi rimane quel senso di malinconia e di vuoto che ci accompagnerà nel tempo come un’ombra.
Certo, ci si abitua anche a questo, ma è una ferita che si riapre ogni volta. Per anni le famiglie investono ogni risorsa economica ed emotiva per far studiare i propri figli, per dar loro un futuro migliore. Però quel futuro migliore, ironia della sorte, è sempre altrove. Qui non c’è spazio per loro, non ci sono opportunità. Ogni laurea ottenuta, ogni competenza acquisita si trasforma in un biglietto di sola andata per un altro luogo, per un’altra città.
Gli affetti e le radici restano, ma non bastano a fermare questa emorragia che ci condanna lentamente a diventare una terra di anziani, una comunità senza giovani e, quindi, senza futuro.
La città, ma anche la Regione si svuota non solo fisicamente, ma anche di idee, di risorse e di possibilità di cambiamento.
Mancando una visione politica lungimirante e strategica, ci adeguiamo a un sistema che si accontenta di sopravvivere invece di costruire.
Potrà mai sperare in un riscatto questa terra baciata da Dio e costantemente offesa dagli uomini?
Per ora, ci accontentiamo di questi pochi giorni di festa, di questa illusione che sa di casa, di amore e di calore. Ma sotto le luci natalizie e i sorrisi ritrovati, rimane un'amarezza che è difficile metabolizzare.
L'anno prossimo tutto si ripeterà uguale (con la speranza che almeno sia tale), e noi saremo ancora qui, con il nostro sguardo rivolto verso quel treno che porta via le nostre migliori risorse.
Non possiamo fare altro che salutarle, sperando che il loro viaggio, almeno, li conduca verso la felicità che qui non abbiamo saputo offrirgli.

PUBBLICATO 07/01/2025 | © Riproduzione Riservata





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