Previsione ed allerta. Ecco la differenza. Necessaria la riclassificazione delle aree


Roberto Saporito

Non è stata la prima volta, non sarà l’ultima. Che le previsioni meteo per il nostro territorio venissero smentite dai fatti. Sui 200 chilometri quadrati, difatti, nella giornata di giovedì non si è verificata alcuna criticità. Nessuna pioggia battente, nessun temporale. Cosa è successo? E perché? Cerchiamo di chiarire alcuni aspetti. L’allerta meteo è emessa dal Centro Multifunzionale dell’Arpacal che poi viene acquisita dalla Prociv che ha il compito di divulgarla alla popolazione attraverso i comuni. Molti sindaci colpiti da paura ed apprensione hanno preso provvedimenti. Ebbene, non è una previsione meteorologica valida per una località specifica e in un determinato orario ma è legata alla probabilità che si verifichino situazioni dannose (allagamenti o frane) a seguito di fenomeni metereologici in alcune macro o micro aree. Trattandosi di previsione esiste un indice di affidabilità legato alle condizioni al contorno. Ciò significa che è molto più facile fare previsioni d’inverno che in estate ed in primavera quando si possono sviluppare fenomeni temporaleschi molto velocemente e in aree molto localizzate. In questo ultimo caso le previsioni possono avere un indice di affidabilità più basso. E proprio alla probabilità che si sviluppassero fenomeni temporaleschi è legata l’Allerta Arancione diramata nella giornata di giovedì. Considerando che il livello di Allerta non è diramato per località, come per le previsioni meteo, ma per zone di allertamento, si intuisce che situazioni in cui la quantità di pioggia è minima o non preoccupante in una località, anche se la stessa ricade in una Zona di Allerta arancione o rossa, è comune. Quello che è accaduto sul territorio di Acri. L’allertamento meteo è un sistema di previsioni a fini di protezione civile per segnalare situazioni potenzialmente dannose. Quindi non si tratta di semplici previsioni metereologiche. L’allertamento serve a prevenire i rischi connessi ad eventi meteo. Si tratta di una serie di procedure approvate dallo Stato e condivise dalle Regioni. Tutto il sistema ruota intorno ai Centri Funzionali che gestiscono le attività di previsione, monitoraggio e sorveglianza in tempo reale degli eventi e dei loro effetti sul territorio. I Centri Funzionali hanno anche la responsabilità della valutazione finale del rischio. In Calabria il Centro Funzionale è individuato presso l’Agenzia Regionale per al Protezione dell’Ambiente (ARPACAL). In base alle condizioni meteo previste si valutano le possibili conseguenze sul territorio che è diviso in aree omogenee. In Calabria esistono 8 zone omogenee denominate Cala 1,2,3,4,5,6,7,8. I livelli di criticità previsti hanno una gradazione del rischio individuata da un codice colore (verde, giallo, arancione e rosso). Il colore verde indica l’assenza sul territorio di fenomeni significativi previsti e prevedibili (ma ricorda che non è possibile escludere fenomeni localizzati!). Il giallo individua ordinaria criticità e il rischio potenziale previsto può essere affrontato con strumenti ordinari e locali. L’arancione rappresenta un livello di rischio moderato, mentre il rosso rappresenta rischi potenziali elevati con danni diffusi e significativi. Ogni giorno, intorno alle 13, in base alle indicazioni provenienti dal Centro Funzionale Multirischi dell'Arpacal, la Protezione Civile regionale dirama il Messaggio d'Allertamento Unificato (MAU) che individua il livello di criticità previsto in ogni zona. In base all’allerta, la Regione e il Comune valutano quale fase operativa attivare quindi se attivare il pre-allarme o l’allarme. A questo punto compiono le azioni previste nei propri Piani di protezione civile coordinandosi tra loro. Il Comune informa la popolazione e comunica ai cittadini i comportamenti corretti da seguire. Ad esempio, sulla base del livello di rischio previsto è il Comune a decidere se chiudere o meno le scuole. Mercoledì sera il sindaco Capalbo, dopo aver ricevuto il messaggio di allerta arancione ( che non prevede la chusura delle scuola ) ha ritenuto opportuno emettere l’ordinanza. Ha fatto bene, ha fatto male? Forse approfondendo la situazione e consultando dati, scenari e cartografia, ne avrebbe potuto fare a meno. Alla fine il territorio non è stato interessato da fenomeni intensi, proprio per i motivi scritti sopra. Una cosa sono le previsioni un’altra il sistema di Allerta. Chiudiamo con una importante considerazione; come risaputo il territorio acrese rientra nell’area Cala5, quella in cui rientra la zona ionica, seppure una parte di esso ha molti siti in comune con Cala2. Accade spesso, dunque, che previsioni ed allerte emanate per le zone ioniche, Cala5, non coinvolgano Acri. Come accaduto giovedì. La suddivisione delle aree, originariamente formata da 6, quindi, presenta molti limiti. La questione è al vaglio degli esperti.
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PUBBLICATO 28/03/2025 | © Riproduzione Riservata

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