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Quando la pezza è peggio del buco

Foto © Acri In Rete
Marcello Perri
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Una delle caratteristiche che sicuramente ha contraddistinto la figura del sindaco Capalbo e della sua squadra amministrativa è l’autocelebrazione. In questi anni ci hanno abituato a continue autoproclamazioni, esposizioni di curriculum vitae e pubblicazioni di elenchi. In primis il sindaco. Il deus ex machina. Colui che detiene la verità.
E’ certo che non verrà dimenticato per la sua puntualità nel controbattere qualsiasi tipo di critica venga sollevata, specie se fatta da qualcuno che non vive quotidianamente Acri. Il messaggio che lancia è sempre uguale: “io sono io e voi non siete un …!”
Quindi, per chi come me, non ha la residenza ad Acri c’è poca possibilità di manifestare il proprio pensiero, a meno che non sia un elogio.
Leggendo l’ultimo elenco pubblicato dal sindaco con tanto di lezione come se fosse il migliore dei maestri, mi viene spontaneo chiedere, da ingenuo e da persona profondamente legata alla mia Acri: ma è davvero convinto che tutti credano alle cose che elenca? E’ davvero convinto che la riuscita della “notte bianca” sia merito loro?
E’ davvero convinto che mettere in cartellone e dare il patrocinio alle tante iniziative dei comitati locali che ogni anno organizzano con sacrificio ed impegno, sia qualcosa che vi differenzia e vi renda migliori rispetto a chi c’era prima?
E’ veramente convinto che aver pagato profumatamente un privato per organizzare dei concerti a casa nostra sia sinonimo di programmazione?
E da questa spesa programmata, costata mi pare 70.000 euro, il comune quanto ha ricavato? Oltre naturalmente ai biglietti “abbigna” per gli amici degli amici che fanno sempre comodo. Ma tutto ciò è davvero frutto di una progammazione?
Per me programmazione significa altro, per loro forse no. E l’hanno dimostrato già all’epoca del loro insediamento, decidendo di cambiare il nome della rassegna estiva. Per quelli dalla memoria corta, negli anni 2000 l’anfiteatro venne rimesso a nuovo e nacque “Acrinscena”.
Oggi sarebbero 25 anni, la rassegna avrebbe una sua storicità che farebbe sicuramente la differenza ai fini dell’ottenimento di finanziamenti ecc, ma i nostri amministratori, così furbi e lungimiranti hanno pensato di cambiare e copiare da altri invece di migliorare ciò che era stato creato.
Quale, quindi, il vostro merito rispetto ai predecessori? Perché non si è mai pensato ad una fondazione che potesse coinvolgere, per esempio, i tanti acresi che lavorano in questo settore dando vita a qualcosa di nuovo?
Mi rendo conto che forse questo mio ragionamento va un po' oltre, per loro è più facile disfare. Perché loro sono il meglio. E si vede.
Nel suo scritto il sindaco parla delle tante cose fatte, come il campo da padel a San Giacomo.
Viene spontaneo chiedere: ma se chi va a giocare ha necessità di un bagno, ha a disposizione i servizi igienici? Perché se crei la struttura devi creare anche i servizi.
Così come il Museo del Risorgimento: preziosa realtà per Acri, ma provate ad andare di sabato o di domenica. Così come la scuola di Padia: ristrutturata ma vuota. Così come il verde pubblico: inesistente. Così come le “botteghe di via Padula”, che di bottega non avranno nulla.
Così come Ominiello: continua a vincere lui, ed il sindaco muto! E’ facile indossare la fascia, tagliare un nastro, inaugurare e farsi dei selfie, ma poi?
Il seguito qual’è?
La realtà cosa ci racconta?
Di una comunità che ha l’acqua razionata?
Di una comunità quasi al buio proprio come la “villetta dei Cappuccini” la sera del concerto di Manu Chao?
Potrei continuare con le domande ma non troverei risposte, perché queste cose le vedono in pochi. Forse la nostra è una percezione distorta della realtà.
Potrei continuare con l’elenco, ma io non sono il sindaco e non ho verità in mano.
Io sono solo un semplice cittadino che ha lasciato Acri, come il dott. Bianco, come Carla e come tanti altri che hanno ancora interesse ed amore per la propria cittadina. Di questo interesse, di queste critiche, il sindaco dovrebbe farne tesoro e prenderne atto, magari porsi qualche domanda in più e non adottare atteggiamenti di mussoliniana memoria.
Chi mostra attaccamento alle proprie radici dovrebbe essere accolto e non allontanato. Innalzare un muro, andare allo “scontro” con i cittadini non è un bel biglietto da visita per uno che si professa di “sinistra”.
Perché si ricordi signor sindaco: Acrì è degli acresi e lei deve prendersi il dolce e l’amaro.

PUBBLICATO 21/08/2025 | © Riproduzione Riservata





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