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Povera la mia Calabria

Foto © Acri In Rete
Angelo Bianco
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Povera la mia terra adulata, prima, usurpata, poi, violentata, da sempre, dalla magia delle parole utili alla conquista arrogante del potere, inutili alla speranza.
Povera la mia gente, vassalla di un seme che non ha limite di raccolta, la ricchezza del castello e l’eternità della corona, di dinastia in dinastia.
Povera la mia Calabria, povera la mia Acri che soggiace all’illusione, si inchina al passaggio del principe eletto e dei sui sodali coerenti solo al saldo, sfamata delle briciole che si disperderanno nell’eco del tempo finito al voto e, intanto, si disseta solo nel sudore della rinuncia al diritto e nel dovere di arrangiarsi.
Povera la mia ragione vinta dall’ignoranza, dalla miseria, dal sacrificio, dal bisogno di chi presta orecchio e pancia al pifferaio di sempre che continua a girare per i nostri borghi, vantando musica, soldi, case, danze, colori e storpi che torneranno a camminare.
Povera la nostra memoria ingannata, confusa, circuita e negata negli ospedali che non ci sono più, nelle code d’attesa infinite del dolore, nelle strade interrotte, negli uffici deserti, nell’acqua che non scorre, nel controllo del dissenso, nelle scuole pericolanti, nelle botteghe chiuse, nella cultura vituperata, nella morale esiliata, nello studio inutile al merito, nella gestione del consenso obbligato.
Povera la democrazia che non ha la rabbia, che non ha la coscienza, che non ha la voglia di amare la mia Calabria, la mia Acri per averne, finalmente, libertà da domini di antichi feudi e, così, dirsi mai più schiavi della speranza a cui rimane, invece, ancora costretta ed incatenata.
Povera Calabria che ieri eri terrona e ingiuriata e oggi applaudi il tuo detrattore padano.
Povera la mia Calabria.

PUBBLICATO 17/09/2025 | © Riproduzione Riservata





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