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Costruire un’alternativa credibile; “adesso si cambia”

Foto © Acri In Rete
Nicola Feraudo
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Le elezioni regionali hanno rappresentato un momento di verità anche per la nostra città. A parte la prevedibile vittoria di Occhiuto e l’importante affermazione di chi, negli anni, ha saputo dimostrare di essere esempio di buona politica, il risultato ottenuto dal sindaco Capalbo è lapalissiano: una netta bocciatura da parte degli acresi che non lascia spazio ad alibi.
Le 2.300 preferenze, infatti, sono ben lontane dalle 3.500/4.000 che il primo cittadino e la sua squadra avevano pronosticato. Un dato, questo, che si commenta da sé e che non può essere di certo minimizzato, specie se si considera che la corsa per la conquista di uno scranno a Palazzo Campanella è naufragata proprio per essergli venuto a mancare il consenso a livello locale. Nonostante gli 8 anni di governo, il Partito Democratico alle spalle ed una potente macchina comunale in mano, con 5 assessori e 8 consiglieri, il bottino elettorale è stato piuttosto magro, di sicuro al di sotto di ogni più deludente aspettativa. È rimasto, così, letteralmente "asfaltato" dal suo stesso bitume elettorale, non certamente utilizzato per oggettive esigenze amministrative.
Il responso uscito dalle urne è chiaro e lapidario: gli elettori hanno espresso il loro disappunto su una gestione segnata da clientelismo, dalla mancanza di programmazione e dalla scarsa attenzione verso i bisogni reali del territorio, con un crescente e palpabile distacco tra il Palazzo e i cittadini.
Il risultato non è, dunque, il solo riflesso di una campagna elettorale poco convincente e affrontata con i soliti metodi molto discutibili, ma piuttosto il naturale epilogo del profondo malcontento che pervade la nostra comunità. Il dato oggettivo e certo è che proprio la città di Acri – quella che meglio lo conosce e che lui amministra da otto anni – ha deciso di non rinnovargli più la fiducia.
Il “sistema Capalbo" - questo è il dato - ha esaurito la sua spinta e i cittadini, stanchi della gestione della cosa pubblica basata su un clientelismo esasperato, finalizzato esclusivamente alla costante e continua ricerca di consensi, hanno chiesto, con il voto regionale, una svolta, un radicale cambio di rotta.
Gli acresi vogliono, dunque, costruire un nuovo assetto amministrativo, diventandone protagonisti, basato su trasparenza, competenza, meritocrazia e partecipazione.
Si apre, dunque, una nuova fase per Acri, che merita un futuro diverso, fondato su una visione di sviluppo reale e condiviso e non più su logiche personali e di potere.
La sfiducia espressa dai cittadini nei confronti del sindaco e, soprattutto, i numeri risicati in consiglio comunale, che mettono a repentaglio la scadenza naturale della consiliatura, suggeriscono la costruzione, sin da subito, di un’alternativa seria, credibile e partecipata, che sappia ripartire dalla buona amministrazione, dalla trasparenza, dal merito e, soprattutto, dal dialogo con i cittadini.
Personalmente ritengo che, dopo il baratro economico, culturale, sociale ed infrastrutturale in cui Acri è sprofondata negli ultimi anni, sia giunto il momento di partorire un progetto politico innovativo che, partendo dai territori, riesca a mettere insieme tutti coloro che hanno come obiettivo comune quello di rilanciare la nostra città, così da restituire speranza alle generazioni future.
Il voto del 5 e 6 ottobre ha segnato, per un verso, dunque, il declino dell'attuale stagione amministrativa, ormai ai titoli di coda, e, per altro verso, la consapevolezza di far sorgere una nuova primavera capace di ridare alla città l'importanza e la dignità politica che merita.

PUBBLICATO 09/10/2025 | © Riproduzione Riservata





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