La mia vittoria al Tar per il gruppo unipersonale: sconfitta giudiziaria e politica per l'Amministrazione Comunale
Franca Sposato
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Questa non è solo una vittoria personale, è una vittoria per la democrazia. Scrivo queste parole con in mano la sentenza del TAR Calabria, un documento che riafferma un principio tanto semplice quanto fondamentale: il mandato di un consigliere comunale appartiene agli elettori, non ai partiti o ai sindaci. Il mio percorso in questa amministrazione comunale è iniziato con entusiasmo, all'interno di una coalizione che credevo unita da un programma di rinnovamento per la nostra città. Tuttavia, con il passare del tempo, ho assistito a un progressivo scollamento tra gli impegni assunti con i cittadini e le azioni intraprese dal Sindaco e dal suo organo esecutivo. Le mie richieste di chiarezza, le mie proposte alternative e i miei tentativi di riportare il dibattito sui binari del programma originale sono caduti nel vuoto, scontrandosi con un muro di gomma e, talvolta, con malcelata insofferenza. La decisione di lasciare il gruppo di maggioranza non è stata presa a cuor leggero. È stata una scelta sofferta, ma necessaria per rimanere leale all’impegno assunto con i miei elettori. Non potevo continuare a far parte di una squadra che, a mio avviso, aveva smarrito la rotta e che anteponeva gli interessi dei pochi all'interesse della comunità. Una volta comunicata la mia decisione, mi sono trovata di fronte a un ostacolo inaspettato e, a mio parere, antidemocratico. Il Sindaco e la maggioranza del Consiglio, interpretando in modo restrittivo il regolamento comunale, mi hanno negato la possibilità di costituire un gruppo misto uni personale, relegandomi in una sorta di limbo politico, senza la possibilità di partecipare pienamente ai lavori delle commissioni e senza i mezzi per esercitare appieno il mio mandato. In sostanza, rigettando frontalmente la mia richiesta di modifica dell’art. 8 del Regolamento comunale hanno voluto darmi una lezione per non essere rimasta allineata, cercando di silenziare la mia voce critica, che ribadisco ho sempre manifestato nel solo ed esclusivo interesse dei cittadini che abbiamo l’onore di rappresentare con grande senso di responsabilità. E come se non bastasse hanno tentato con la furbata del gruppo misto funzionale alla maggioranza, denominato “Noi democratici e Progressisti” di farmi cadere in un tranello istituzionale. Di fronte a queste palesi ingiustizie, ho deciso di non arrendermi. Ho deciso di presentare ricorso al TAR, perché convinta che il diritto di un consigliere di rappresentare i propri cittadini non può essere soffocato in nome di cavilli interpretativi che hanno tutto il sapore di voler mettere ai margini chi “osa” dire di no.
Ho fatto bene a non arrendermi perché oggi il TAR mi ha dato ragione!!!!
Ha rigettato tutte le eccezioni presentate dalla difesa dell’Amministrazione comunale, accogliendo appieno la mia tesi, e stabilendo la illegittimità del Regolamento del Consiglio del Comune di Acri nella misura in cui “non consente la costituzione di un gruppo misto, anche unipersonale, nel quale poter confluire, privando in tal modo la ricorrente delle insopprimibili prerogative che derivano o possono derivare dalla appartenenza ad un gruppo”. Il Tar ha stabilito, senza mezzi termini, che le prerogative democratiche di un eletto non possono essere subordinate a interpretazioni restrittive e strumentali di un regolamento locale. La sentenza è una lezione di diritto e di democrazia: il Gruppo Misto, anche unipersonale non è una concessione, ma una garanzia essenziale per tutelare la rappresentanza di tutti i cittadini. Impedirne la formazione, anche per un solo membro, equivale ad una inaccettabile compressione del mandato elettorale. Una vittoria dal sapore amaro che ha un duplice valore. Dal punto di vista politico, rappresenta una battuta d'arresto per l'amministrazione comunale, che vede la propria interpretazione delle regole bocciata da un organo di giustizia. Dal punto di vista giuridico, la sentenza costituisce un precedente rilevante per tutti i Comuni italiani. Essa ribadisce che le prerogative dei singoli consiglieri non possono essere sacrificate sull'altare di interpretazioni regolamentari finalizzate a silenziare le voci critiche, in barba al principio del divieto del mandato imperativo sancito dall’art. 67 Cost. Questa sentenza mi restituisce la piena agibilità politica perché da oggi, ufficialmente capogruppo di un gruppo misto unipersonale, torno a godere di tutti i diritti connessi a tale status, inclusi tempi di intervento adeguati in aula, rappresentanza nelle conferenze dei capigruppo e nelle commissioni consiliari. Si chiude così una pagina di scontro istituzionale con una sentenza che non è solo un atto tecnico, ma una netta censura politica all'operato di un'amministrazione che ha tentato di soffocare il dissenso attraverso un'interpretazione arrogante e pretestuosa del regolamento comunale. Questa vittoria la dedico a tutti i cittadini che non si arrendono di fronte all'arroganza del potere, a coloro che credono ancora nella politica come servizio e non come occupazione di poltrone. Da oggi, la mia voce in Consiglio sarà ancora più forte e determinata, perché legittimata non solo dal voto popolare, ma anche da un'aula di tribunale che ha saputo riconoscere dove risiede il cuore pulsante della democrazia. Continuerò a essere un punto di riferimento per i cittadini, un controllore attento dell'operato dell'amministrazione e un propositore di idee per il bene comune.
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PUBBLICATO 14/10/2025 | © Riproduzione Riservata

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