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La festa del Beato Angelo

Foto © Acri In Rete
Angelo Bianco
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In Ospedale non sono il solo medico calabrese, il mio antico primario mi diceva “voi siete come le metastasi, siete dappertutto”, lui ama la mia terra, forse, anche perché il suo genio si era formato alla scuola carrarina di un autentico maestro della Chirurgia, Achille Sicari, calabrese, manco a dirlo.
Francesco è un anestesista, lui è di Paola e quando siamo insieme su uno intervento è un ritorno alle origini, il dialetto trionfa tra lo sguardo meravigliato e contrito degli altri protagonisti di sala operatoria che cercano i sottotitoli, invano, ed è successo anche l’altra notte.
OhiFrà, domani scinnu ad Acri, c’è la festa du Beato Angelo, ti puortu ancuna cosa?” e lui “ohiA, beata a tia, ma io io ci vaiu a simana prossima, iara a miseria, un viu l’ura” lui parteggia per San Francesco di Paola e Armanda, la strumentista, povera autoctona spezzina, “scusate, siamo in Italia, potete tradurre per favore?” e noi, all’unisono, “forza Lupi!”
Lei non è la sola a non capire, c’è anche mia moglie “ma cosa ci vai a fare, alla tua età, lasci qui tutti noi da soli per una festa di paese, cosa ci sarà di così tanto speciale?”
Non ricordo manco più quand’è stata la mia ultima volta tra bancarelle, palloncini e santini del Beato ma a naso era una vita fa e solo Francesco e altre metastasi come lui possono capire quale, adesso, sia la mia emozione, sto per ritornare bambino, cosa ci può essere di più speciale?
È sempre stata la mia festa più attesa anche perché ricorre il mio onomastico, io mi chiamo Angelo in onore del Beato, non ho altra data che questa per sentirmi dire “auguri!” anzi, bisognerebbe istituirla per moto popolare sul calendario nazionale per non fare più confusione:
30 ottobre, festa del Beato Angelo d’Acri e di ogni Angelo acritano.
La voglio vivere tutta, chissà quando sarà la prossima volta, dalla domanda di Pia, ho la sensazione che il bonus non mi verrà riconcesso tanto presto, la prossima, anziché le bancarelle, magari, avrà una app, un tik tok, un codice a barre.
Voglio assaggiare lo zucchero filato, restare incantato difronte a quello che pela le patate alla velocità della luce o pulisce tutto con un passaggio dello straccio magico, frastornarmi di gente e di musica, seguire con le dita il nuoto dei pesciolini da scegliere in base a non ho mai capito cosa, mangiare senza fame u paninu culla sazizza vruscente, ascoltare la messa nella Basilica cercando con lo sguardo facce conosciute, il giro all’auto scontro, camminare lungo la passeggiata ai Cappuccini salutando chi non ricordi più “dottò, chi piacere, cumu stà”!
Non c’è più spazio nel borsone, ho messo tutto quello che mi serve e adesso chiudo la zip anche se per un attimo ho fatto fatica, c’è qualcosa che fa resistenza, ho dovuto spingere con forza, è la paura matta di restare deluso, di non provare le stesse emozioni dei miei calzoncini corti, di non essere più un bambino, è la paura di non ritrovare più il mio tempo.
Hanno chiamato il volo, salgo sull’aereo, tra due ore sarò ad Acri, il mio paese sarà sempre speciale.
A tutte le metastasi calabresi, anche a te “ohi Fra”, Buon beato Angelo.

PUBBLICATO 27/10/2025 | © Riproduzione Riservata





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